Orazi: «Tagliato fuori dal Teatro Verdi dopo il risanamento»

L’ex sovrintendente: «Nessuno mi ha detto niente. Ero certo della riconferma»
Lasorte Trieste 11/01/13 - Teatro Verdi, Il Corsaro, Prima
Lasorte Trieste 11/01/13 - Teatro Verdi, Il Corsaro, Prima

«Dichiaro aperta la stagione della resistenza lirico sinfonica». Claudio Orazi, 56 anni, in anticipo sul 25 aprile, detta a Facebook il suo proclama. L’ex sovrintendente del Verdi di Trieste, rimasto chiuso fuori dal teatro dal 31 dicembre, non riesce a mettersi l’anima in pace. Pace, nome di battesimo Stefano, ha preso il suo posto alla guida del lirico triestino. «Non c'è pace per il teatro Bellini» titola un sito siciliano riferendosi alla vicenda della sovrintendente Rosanna Purchia che indicata al San Carlo di Napoli ha lasciato scoperto il Bellini di Catania. «Così mi istigano all'ironia» sorride Orazi che è entrato nella cinquina finale del San Carlo (con tanto di elogio del sindaco Luigi de Magistris) e che ora è in corsa per il Bellini. Nel 1992, quando venne nominato allo Sferisferio di Macerata, era il più giovane sovrintendente d’Italia. A Trieste arriva come commissario straordinario nel novembre 2011 per salvare il teatro dal baratro del fallimento. («La situazione era più che drammatica. Ho lavorato in emergenza»). Nel novembre 2012 quando diventa sovrintendente a tutti gli effetti e lo sarebbe rimasto fino novembre 2016 se, ironia della sorte, non fosse intervenuto il decreto Valore Cultura che ha rimesso in riga le fondazioni liriche costringendo, quelle in deficit, a un drastico piano di risanamento. Ottenuto il via libera da Roma (11 milioni di cui 7 arrivati a febbraio) la riconferma di Orazi sembrava una formalità. Sembrava.

In giro per l’Italia quasi tutti i sovrintendenti uscenti sono stati riconfermati. Meno che a Trieste...

Questo è un dato di fatto. Mi sono trovato fuori da Trieste in modo totalmente inaspettato. Per questo non avevo presentato alcuna domanda in altri teatri. Sono un professionista corretto, al contrario di quelli che giocano su tutte le ruote. Dopo l’esclusione da Trieste avevo solo qualche giorno disponibile per fare la domanda a Napoli.

Ma come si spiega la decisione del Verdi?

È stata una scelta del Consiglio di indirizzo. Non è che ci sia molto da commentare. L’ho appreso dal giornale.

Neppure un presentimento del cambiamento di rotta?

Assolutamente. Nessuno mi ha detto niente. Se mi avessero avvisato che non avevano più bisogno di me, mi sarei mosso con gli altri teatri. Ho sempre avuto la massima fiducia nel presidente della fondazione che è il sindaco. Sono e resto un uomo delle istituzioni e mi comporto come tale.

Non si aspettava il voltafaccia del sindaco?

Sono molto dispiaciuto e deluso. Ritengo di aver fatto il mio dovere. Credevo di aver conquistato sul campo la riconferma.

Ma come arriva Stefano Pace a Trieste?

Questo lo deve chiedere a Cosolini. Non è Pace il problema: è un professionista a cui auguro buon lavoro.

Si dice che dietro la nomina ci sia la lunga mano del direttore generale del Mibact Salvatore Nastasi.

L’ho letto anch’io da qualche parte...

Non ha nulla di cui rimproverarsi?

Ho lavorato Con le risorse ridotte del 50%. Prima si spendevano 600mila euro per produrre sei opere, oggi 300 mila. Il budegt è passato da 25,5 milioni di in perdita a 18,6 milioni. Ho lavorato con sei milioni in meno.

Il risultato di cui va fiero?

Non è stato facile farsi scontare 14 milioni dalla Regione che aggiunti i 3 precedenti fanno 17. Senza questa operazione non ci sarebbe stato il piano di risanamento. Ho fatto tutto questo in silenzio. Non amo la grancassa.

A dire il vero un teatro non sempre pieno...

Non è vero che il pubblico non c’era. Una media di mille spettatori a recita non è male di questi tempi.

Il suo lavoro non è stato compreso fino in fondo...

Per questo teatro ho portato l’acqua con le orecchie. Sono stato sette giorni su sette presente a teatro a lavorare per garantire gli stipendi ai lavoratori. Sempre presente alle prove e alle recite. Così il teatro, che doveva chiudere, è rimato in piedi. I lavoratori hanno fatto i sacrifici, ma li ho fatti anch’io...

In che senso?

Ho percepito l’emolumento più basso d’Italia (105mila euro, ndr). E con questo stipendio ho fatto anche il direttore artistico. Tra l’altro lascio tutti i soldi qua, perché ho preso la residenza a Trieste con i miei figli che studiano. Ho investito sulla città E voterò a Trieste il prossimo anno...

Non le chiedo per chi voterà, ma so già per chi non voterà...

Non commento. Mi spiace.

Qualcuno contesta la qualità artistica della sua gestione del Verdi?

Ho fatto miracoli con i pochi soldi. Molti spettacoli sono stati riconosciuti dalla critica. Certi artisti e anche direttori sono venuti al Verdi a cantare a un terzo del loro cachet grazie alle mie conoscenze. Sono venuti per l’elemosina. Tutto documentabile.

Il marketing e la comunicazione del Verdi non sono proprio all’avanguardia..

Non ho portato una mia persona dentro il teatro. Neppure una segretaria. Ho lavorato con le risorse umane che c’erano. Conosco i limiti della comunicazione e della promozione. Ma nessuno si rende conto che il teatro non ha neppure i soldi per stampare i manifesti. Figurarsi internet.

Pace, nella sua prima intervista, ha dichiarato di voler ripristinare il Festival dell’operetta...

Si fa presto a dire vorrei. Ma si può? Un titolo di operetta costa di più di un qualsiasi titolo d’opera medio o grande. Nove volte su dieci c’è il balletto. Non ci sono le risorse. Il piano di risanamento industriale del Teatro Verdi di Trieste lo conosco bene visto che l’ho scritto. C’è la mia firma al Mibact sul finanziamento di 30 anni.

A San Giusto la grande lirica mancava dal 1971. Ci torna il 5 luglio con un Don Giovanni importato da Maribor in abbinamento con Villa Manin...

Roba da matti. E il Verdi sta zitto e subisce. Il Comune non dovrebbe concedere San Giusto. Così ci fanno “i bisogni” in testa.

Non crede forse di aver sbagliato qualcosa nei rapporti con le istituzioni?

Tutta la mia storia parla sempre la stessa lingua. Non ho mai usato la sedia su cui sedevo per trovare posti in altri teatri. Se questo è un difetto è il mio difetto più grande.

Resta una grande amarezza....

La cultura è la Cenerentola in Italia. Siamo il Paese della gente che tagli i nastri, per i quali l’idea della lirica è data dal formaggino Il Volo...

L’11 luglio Il Volo sarà anche in piazza Unità a Trieste?

Non ci facciamo mancare nulla. Complimenti. E io che pensavo che non si potesse andare oltre il mio amico Bocelli.

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