«Ora lo sloveno in Consiglio comunale a Trieste»
“Lost in Translation”. Il consiglio comunale di Trieste si prepara a parlare sloveno. «È solo una questione di tempo» affermano il presidente del consiglo Itztok Furlani› (Prc) e il consigliere Igor Švab (Pd) conquistando una pagina (con richiamo in prima) sul quotidiano sloveno Primorski Dnevnik. L’ultimo tabù linguistico di Palazzo Cheba starebbe per cadere per volontà della maggioranza comunale e del suo partito di riferimento, il Pd. Neppure il professor Samo Pahor avrebbe sperato tanto. La commissione dei capigruppo sta mettendo mano al regolamento comunale e vorrebbe rendere obbligatoria la traduzione simultanea dello sloveno. E l’ottimismo del giovane presidente comunista del consiglio comunale non è campato in aria: «La coalizione di maggioranza non ha un pregiudizio nei confronti della lingua slovena e ho l’impressione che neppure l’opposizione di centrodestra si oppone a questo» ha dichiarato Furlani› al Primorski. «L’ostacolo principale è il tempo. La revisione del regolamento richiede un sacco di lavoro». E i soldi? «Non sono un problema. La copertura finanziaria è prevista dalla legge di tutela (la 38 del 2001)» spiega il presidente del consiglio. In ogni caso tutto dovrebbe essere pronto prima delle comunali del 2016. «Il nuovo regolamento deve valere per la nuova consiliatura. Su questo c’è l’impegno di tutti» aggiunge Furlani›. E Švab rassicura sull’affidabilità del Pd e della maggioranza: «Il mio partito ha in passato più volte suggerito l’inclusione del diritto all’uso della lingua slovena. Finora senza successo. Ma ora i tempi sono maturi. Il regolamento va modernizzato. E l’uso della lingua slovena è un passo importante. L’ex capogruppo Coloni era d’accordo. Il centrosinista non ha mai avuto nulla in contrario».
L’uso dello sloveno in aula è presente attualmente in tutti i Comuni minori escluso Muggia. Alla Provincia di Trieste, in via di cancellazione, si parla sloveno da oltre un anno. Ma soprattutto c’è il Comune di Gorizia, maggioranza di centrodestra, che il 29 settembre scorso ha introdotto la traduzione simultanea dello sloveno per le interrogazioni comunali. Manca solo Trieste. Lo “zupan” Roberto Cosolini non sembra troppo propenso a indossare le cuffiette in un eventuale secondo mandato. Ma il problema del sindaco di Trieste è più finanziario che ideologico. «Trieste non ha l’impianto di traduzione simultanea. E costa realizzarlo. So che magari i soldi si trovano nella legge di tutela, ma penso che si possano spendere meglio. Magari darli a una biblioteca slovena che alla traduzione simultanea in consiglio» suggerisce Cosolini. Il neocapogruppo del Pd Marco Toncelli cade dalle nuvole. Coloni non gli ha passato le consegne sullo sloveno da introdurre in aula: «Purtroppo non leggo il Primorski, anche se mi piacerebbe conoscere un po’ di più l’idioma. Non ne so nulla di questo. Sono capogruppo dal 14 luglio. Mi devo informare. Mi riservo un supplemento di indagine». A favore, ovviamente, il segretario provinciale del Pd Stefan ‹ok che è sloveno: «Essendo nel 2014 e non negli anni Settanta dovrebbe essere un tema da affrontare con serenità. Inoltre è positivo che la stampa di lingua italiana segua ciò che esce sul Primorski e viceversa. Una cosa che non sempre avveniva quando questa città era divisa». Ora che il muro è caduto, non saranno delle cuffiette a rimetterlo in piedi.
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