Ora la Protezione civile di Monfalcone lavora nella nuova sede superattrezzata
MONFALCONE Il nuovo centro operativo e di comando della Protezione civile di Monfalcone è pieno solo di silenzio ora. All’interno del grande edificio mezzi e attrezzature sono però al loro posto, pronti a ritornare in attività assieme alla squadra non appena verrà loro richiesto. E con una capacità di intervento decisamente superiore grazie a una struttura che per dotazioni e logistica ha davvero poco a che spartire con quella impiegata finora: un container ereditato dall’emergenza del terremoto in Friuli nel 1976, riadattato e collocato in una delle Zone a traffico limitato nel pieno centro città. Tutti i 7 mezzi in dotazione alla squadra, cioè due autobotti, tre fuoristrada, un furgonato polifunzionale e il nuovissimo furgone adibito alle comunicazioni, sono ora radunati nella rimessa al piano terra dell’edificio di via Chico Mendes, nella zona industriale Schiavetti Brancolo, a poca distanza dalla strada per Grado e quindi dalla viabilità principale che porta ai caselli autostradali.
«Anche il Carso può essere raggiunto in tempi ridotti», spiega il coordinatore della squadra Andrea Olivetti, che assieme ai volontari, 68 in tutto, aveva iniziato il trasloco in via Mendes all’inizio di marzo, un’operazione poi bloccata dal vortice del Covid-19 e conclusa comunque tra aprile e l’inizio di maggio. A fianco della rimessa si trovano altri locali tecnici, dove sono custoditi accessori, attrezzature, le radio individuali, ma al piano terra, oltre alla segreteria, una sorta di accettazione posta proprio all’ingresso principale dell’edificio, si trovano gli spogliatoi maschile e femminile, i servizi igienici, utilizzabili anche dai visitatori, il magazzino dove vengono riposte le divise e il locale ristoro.
Gli arredi sono non di prima mano, ma funzionali. «Abbiamo per fortuna potuto riutilizzare quelli dismessi da alcuni uffici regionali – dice Olivetti –, perché il ritrovamento di due ordigni nell’area in cui stava per sorgere la sede non ha solo rallentato in modo consistente i lavori, ma ha anche modificato il quadro economico dell’opera».
Il percorso, avviato in modo formale nel 2014 dal Comune, si è complicato dopo l’inizio dei lavori, avviati ad aprile del 2018, a causa del ritrovamento di residuati bellici della seconda Guerra mondiale. I lavori si sono quindi fermati in attesa dell’operazione di bonifica avviata da una società specializzata e autorizzata dal Genio militare dell’Esercito per riprendere a pieno ritmo solo mesi dopo. Il risultato dell’intervento, realizzato dall’Ati con capogruppo la ditta Zanini Antonio di Martignacco (e composta anche da Concreti prefabbricati e Galetto impianti), con un investimento complessivo di 1,2 milioni, è in ogni caso in linea con le aspettative di chi la struttura dovrà utilizzarla. «Dobbiamo ringraziare Comune e Regione, perché siamo stati coinvolti subito ai tavoli di progettazione», sottolinea Olivetti. Al piano superiore l’edificio accoglie così una sala riunioni e formazione da 60 posti, un ufficio che se necessario diventerà Centro operativo comunale, anche perché affiancato dalla sala comunicazioni e perché inserito in una struttura in grado di reggere scosse fino quasi al sesto grado della scala Richter.
«L’unica miglioria da apportare ancora riguarda il potenziamento del sistema di videosorveglianza», ha rilevato ieri il sindaco Anna Cisint, nel visitare la nuova base operativa e sottolineando il ruolo avuto dalla Protezione civile nel fronteggiare l’emergenza Covid-19. Dal 13 marzo al 16 maggio la squadra monfalconese ha effettuato 667 consegne a domicilio, di cui 225 di farmaci e 439 alimentari, più 3 a bordo di navi ormeggiate nel porto di Monfalcone, percorrendo un totale di 3.343 chilometri. I volontari hanno prestato la loro attività per 53 giornate di servizio continuative per un totale di 93 turni.—
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