Ora ebola fa paura: in Congo è emergenza

Mauro Giacca ci racconta dell'epidemia che si sta diffondendo nel paese africano
Students put a poster detailing Ebola sensitization on the walls at La Vérité school in Butembo, North Kivu, Democratic Republic of Congo on 23 March 2019. The Ministry of Health (MoH), World Health Organisation and partners remain committed to strengthening community engagement efforts to urge individuals suspected to have contracted Ebola to seek care early and improve their chances of survival, as well as to reduce the risks of transmission. However, the presence of armed groups, their activities and their increasing direct threats against Ebola response teams, including removal of leaflets and intimidation of local health workers, continue to dampen the effort in several towns of North-Kivu province.
Students put a poster detailing Ebola sensitization on the walls at La Vérité school in Butembo, North Kivu, Democratic Republic of Congo on 23 March 2019. The Ministry of Health (MoH), World Health Organisation and partners remain committed to strengthening community engagement efforts to urge individuals suspected to have contracted Ebola to seek care early and improve their chances of survival, as well as to reduce the risks of transmission. However, the presence of armed groups, their activities and their increasing direct threats against Ebola response teams, including removal of leaflets and intimidation of local health workers, continue to dampen the effort in several towns of North-Kivu province.

Il pastore evangelico concluse la sua predica, uscì dalla chiesa e salì sull’autobus che da Butembo l’avrebbe portato a Goma, sul lato nord del lago Kivu, due giorni pieni di viaggio nella Repubblica democratica del Congo. Non stava bene, la febbre era già alta, gli occhi iniettati di sangue. I passeggeri dell’autobus avevano cercato invano di aiutarlo; quando arrivò a Goma, fu portato all’ospedale di Medici Senza Frontiere e la diagnosi fu impietosa: virus di Ebola. Niente di sorprendente, considerando che Butembo è un epicentro dell’attuale epidemia e che il pastore aveva assistito diversi malati. Ma portare il virus a Goma è diventato un problema serio: la città ha 2 milioni di abitanti, di cui 15mila pendolari che ogni giorno passano il confine con il Rwanda. E ha un aeroporto da cui partono voli internazionali.

È stato questo episodio, accaduto lo scorso 14 luglio, a convincere il Comitato d’emergenza dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), riunitosi a Ginevra il 17 luglio, a dichiarare l’attuale epidemia di Ebola in Congo un’«emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale», una definizione utilizzata soltanto per le epidemie più gravi. È la quinta volta che un’emergenza internazionale di questo livello viene dichiarata dal 2007, quanto questa misura era stata istituita dall’Oms per consentire il coordinamento del supporto internazionale. Gli altri episodi erano stati l’epidemia di influenza suina del 2009, il risorgere della poliomielite, l’epidemia di Zika del 2015-6 e quella sempre di Ebola nel 2014-16, stavolta nell’Africa Occidentale, che aveva causato più di 11mila morti.

Secondo le autorità congolesi, sono ora oltre 2500 i casi di Ebola confermati o probabili, di cui quasi 1700 quelli fatali; l’epidemia ha focolai multipli in un’area di oltre 500 km ed è iniziata oltre 11 mesi fa. La diffusione del virus è ancora in fase di espansione, con una media di 80 nuovi casi segnalati ufficialmente ogni settimana. La presa di posizione dell’Oms non ha implicazioni pratiche immediate, ma ufficializza la gravità della situazione in modo da consentire ai governi di organizzare i propri sforzi e canalizzare nuove risorse finanziarie (per esempio, il Congresso americano aveva fornito 5,4 miliardi di dollari durante la precedente epidemia di Ebola). Intanto, continua la campagna di vaccinazione della popolazione. Un vaccino prodotto dalla Merck e approvato dalle autorità congolesi è già stato somministrato a oltre 160mila persone, incluse 3000 a Goma. La Merck afferma di avere già pronte altre 245mila dosi e la capacità di produrne ulteriori 900mila nei prossimi mesi. Ma gli esperti temono che non siano sufficienti. —



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