Operazione memoria: un idrovolante CantZ in esposizione al MuCa

Il velivolo rappresenta una delle produzione di eccellenza del Crda e simboleggia l’altra storia gloriosa del cantiere
Bonaventura Monfalcone-27.10.2018 Presentazione Aereo Frecce Tricolori-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-27.10.2018 Presentazione Aereo Frecce Tricolori-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

TRIESTE Un idrovolante Cant 501Z arricchirà il Museo della cantieristica di Panzano. L’ha annunciato ieri il sindaco Anna Maria Cisint in piazza Repubblica durante la cerimonia in onore dell’Aeronautica nell’ambito del centenario del ritorno di Monfalcone all’Italia.

Si tratta di un Cant 501 Z (la Z sta per Zapata il progettista) della larghezza alare di 4 metri del peso di 260 chilogrammi. L’idea è nata ricordandosi del modello che era stato allestito all’ingresso della galleria durante la mostra sugli idrovolanti, curata nel 2016 da Lucio Gregoretti e che successivamente era stato sistemato in un hangar del cantiere navale, dov’è tutt’ora. Inizialmente l’obiettivo era quello di utilizzare l’inaugurazione della mostra Arte nei Transatlantici, aperta il 2 ottobre, anche per questa sistemazione.

Ma il lavoro si è rivelato più laborioso del previsto. Intanto perché sono necessari restauri nella parte retrostante da fare in modo da rispettare l’originale. Poi per la necessità di risolvere il problema dell’ingresso dalle porte, non essendo scomponibile la fusoliera dalle ali senza compromettere il modello. Ma si pensa anche a una pitturazione con i colori originali: fasce rosse, con la bandiera italiana nella coda e i simboli della regia aeronautica degli anni Trenta. Progettato da Filippo Zapata il prototipo volò per la prima volta il 7 marzo 1934 ai comandi di Mario Stoppani, l’accoppiata vincente dei tanti modelli realizzati in quegli anni al Crda.

Tuttavia non sarà una passeggiata inserire l’idrovolante al MuCa, al piano terra dell’ex albergo operai di Panzano. Pur non avendo le dimensioni di un boeing, il CantZ non passa per il portone retrostante il museo. Bisognerà trovare il modo di farlo entrare. Ma si confida nella provvidenza e nel mito: l’idrovolante dei record si può fermare davanti a un ostacolo del genere? No, certo.

L’idrovolante segue l’iniziativa promossa dal sindaco di allestire al MuCa la galleria dell’amianto, per raccontare ai visitatori che cos’ha causato alla comunità questo materiale usato per decenni nel cantiere navale.

Ora al MuCa l’amianto e gli infortuni sul lavoro in cantiere non rappresentano di certo la parte centrale dell’esposizione. Eppure sono elementi fondamentali per la ricostruzione della memoria di quanto ha significato il cantiere per questa città e il territorio circostante.

È opinione diffusa – e per questo il Comune intende correre ai ripari – che il MuCa sia oggi un museo navale e quindi non assolve al compito di raccontare una comunità e del suo svilupparsi, nel bene e nel male, attorno al cantiere.

Cantiere in cui si tagliavano e assemblavano lamiere, in cui i cantierini erano chiamati a sopportare sacrifici di ogni tipo, eppure coltivavano l’orgoglio di partecipare alla costruzione di tanti gioielli del mare.

L’idrovolante simboleggia poi il decollo, l’alzarsi involo. Immagini richiamate in abbondanza ieri nei discorsi ufficiali del sindaco Cisint e dell’assessore regionale Calleri. Oggi Monfalcone per decollare avrebbe bisogno di una pista lunga un centinaio di chilometri; metafora per metafora la città è pesante ma capiente come un Antonov, a lungo l’aereo più grande al mondo.

Già che ci siamo con il CantZ, il MuCa e la memoria, perché non ripristinare un pezzetto, almeno, della pista di decollo degli aerei costruiti sempre in cantiere negli anni Trenta e Quaranta dalle magnifiche Officine aeronautiche? Quel poco che resta della pista, con un po’ di buona volontà, lo si può disotterrare in alcuni tratti accanto al nuovo raccordo stradale che comincia in fondo (o all’inizio) di via dell’Agraria. —


 

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