Operatori in fuga dalla Sores, il direttore Antonaglia lascia

Il numero uno della sala operativa di Palmanova anticipa il pensionamento. Oggi riccardi e Zavattaro incontreranno i dipendenti, poi tavolo tecnico sul 118

TRIESTE Non c’è tempo da perdere. Non per un servizio chiave per il cittadino, quello dell’emergenza-urgenza alla Sores, da cui vogliono andarsene 31 dipendenti su 38 e con il direttore Vittorio Antonaglia che ha deciso per un rapido pensionamento, pur con un contratto in scadenza nel 2021. L’assessore alla Sanità Riccardo Riccardi, dopo l’annunciato esodo del personale della Sala operativa regionale per l’emergenza sanitaria, rimanda i commenti. Ma già oggi si muoverà direzione Palmanova con il commissario dell’Arcs Francesco Nicola Zavattaro e con la vicedirettrice centrale Gianna Zamaro.

Organici all’osso e turni massacranti: fuga dalla centrale regionale del 118


Due gli appuntamenti: prima l’incontro con gli operatori, quindi ci dovrebbe essere un tavolo tecnico sul 118. Riccardi, arrivato a cose fatte, con Antonaglia in carica dal 2016, in era Serracchiani-Telesca, aveva fatto capire il suo scontento sulla situazione già nel giugno scorso, parlando con i sindacati. «Il vero problema legato al malfunzionamento della Sala operativa – disse in quell’occasione – è dovuto all’utilizzo di una dotazione tecnologica non conforme alle necessità del sistema, problema dal quale derivano una serie di altre inefficienze». Tra le altre pure «la carenza del personale», precisò l’assessore riconoscendo peraltro ai lavoratori «un grande senso di responsabilità». Il nodo, irrisolto, è riemerso alla luce della denuncia del Nursind, che ha ricordato come, a fronte di una dotazione minima stimata in 52 persone per far funzionare il servizio, si è passati in pochi mesi da 42 a 38 unità, di cui 7 in malattia e una in aspettativa per maternità. Personale arruolato dopo un primo bando andato deserto tre anni fa e solo con un ampliamento della platea dei potenziali interessati (furono coinvolti anche gli infermieri dei Pronto soccorso e dei reparti aziendali) e con un incentivo mensile variabile tra i 60 e i 200 euro. Di fronte a carichi pesanti sono però ora arrivate 31 richieste di mobilità, più dell’80% della forza lavoro. Una decisione che può rientrare? Il segretario udinese del Nursind Afrim Casilli non si espone, non prima del confronto con la Regione, ma rincara la dose: «Si stanno pagando fior di direttori, ma non si è voluto investire sul reclutamento di infermieri esperti e competenti e in tecnologie al passo con i tempi». Il Nursind aveva chiesto pure le dimissioni di Antonaglia, ed è stato sostanzialmente accontentato, visto che il direttore ha anticipato la procedura di pensionamento. «Se gli obiettivi non vengono raggiunti è giusto che si faccia un passo indietro – commenta Casilli –, ma Antonaglia non deve essere il capo espiatorio di una situazione che si prolunga da tanto. È la direzione, a tutti i livelli, che si è dimostrata inadeguata e non ha saputo prendere decisioni cruciali per il buon funzionamento della Sores, contenitore vuoto che gli infermieri hanno cercato in tutti i modi di rendere efficiente e di qualità, ma senza avere le risorse necessarie, umane e tecnologiche».

In discussione oggi ci sarà anche il “piano Zavattaro”, vale a dire il supporto esterno del personale delle aziende sanitarie in modo da consentire riposi più regolari agli infermieri della Sala operativa. Il commissario dell’Arcs ha fatto sapere di avere ricevuto la disponibilità da parte di Udine e Pordenone, mentre Trieste avrebbe manifestato la sua contrarietà. «Nulla da dichiarare» è il commento del commissario Antonio Poggiana, a conferma di una situazione tesa, con una parte del sindacato, la Fials, che insiste per la riattivazione della centrale operativa 118 di Trieste (ma la giunta sembra non voler tornare indietro), e il Pd che attacca con il segretario regionale Cristiano Shaurli: «Riccardi aveva parlato di voler avviare “con immediatezza azioni correttive complessive”. Talmente immediate che le stiamo ancora aspettando. Ci chiediamo come mai, fra roboanti dichiarazioni di riforme rivoluzionarie, l’assessore non ha avuto il tempo di occuparsi di uno dei servizi più importanti della nostra sanità». —


 

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