Operatori del Cara al lavoro con i migranti: «Paga da fame che non supera i 400 euro»

Luigi Murciano
«Costretti a lavorare con contratti part time e a tempo determinato. Con inquadramenti e livelli non corretti rispetto alle reali mansioni e responsabilità. E con buste paga che in certi casi non superano i 400 euro nonostante un monte ore ben diverso».
C’è frustrazione nelle parole dei sindacati che denunciano le condizioni lavorative degli operatori del Cara di Gradisca d’Isonzo. A tre mesi dal subentro della nuova gestione, i circa 40 operatori della struttura per richiedenti asilo hanno stretto i denti, affrontando in piena emergenza Covid-19 anche responsabilità inizialmente neppure immaginabili (vedi la gestione del cosiddetto doppio “villaggio per le quarantene” realizzato all’ex Polonio per l’isolamento dei migranti intercettati lungo la rotta balcanica) ma ora esprimono preoccupazione per il futuro. Tanto che lo stato di agitazione, formalmente “congelato” in questi mesi di epidemia, potrebbe presto tornare ad essere realtà. Troppi i punti da chiarire ed i diritti ancora da tutelare, secondo Elisa Miani (Fisascat Cisl) e Michele Lampe (Uil Fpl), ai quali pare di rivivere il deja vu del 2015, quando l’ente gestore Connecting People (poi rimpiazzato per un lustro dalla goriziana Minerva) maturava ritardi-monstre nel pagamento degli stipendi.
Gli operatori dell’accoglienza, molti dei quali fanno parte di famiglie monoreddito e avevano già vissuto l’incubo di non arrivare alla fine del mese, sono allo stremo.
«I dipendenti del Consorzio Matrix, aggiudicatario dell’appalto assieme alle coop Marinella e Stella, si vedono costretti a lavorare con contratti part time e alcuni anche a tempo determinato, peraltro prossimi alla scadenza – denunciano i sindacalisti –. Sono lavoratori che ancora una volta si ritrovano a pagare il prezzo di offerte economiche d’appalto troppo basse rispetto ai reali costi di gestione». Nel mirino dei sindacati i “contratti nazionali” diversi all’interno dello stesso appalto, che generano di fatto differenze salariali fra dipendenti che svolgono la stessa mansione. Il rischio per i dipendenti assunti a tempo determinato ma che al Cara lavorano sin dalla prima ora, di essere considerati esuberi; il mancato riconoscimento degli scatti di anzianità; la messa in ferie forzata due giorni alla settimana per contenere i costi di gestione. «La rimodulazione dell’orario part time concordato all’atto dell’assunzione, non può essere letta che un chiaro intento di minare le relazioni industriali – concludono Miani e Lampe– ma va recuperato quanto prima un clima collaborativo: ne va del destino di decine di famiglie isontine».
I due esponenti denunciano che «in queste ore le cooperative che gestiscono il Cara hanno forzato la mano ai dipendenti, incontrandoli individualmente anziché con l’ausilio delle forze sindacali, e proponendo loro la firma di un contratto che va a cancellare la possibilità di avere delle prestazioni in regime di straordinario, come quelle garantite finora durante la pandemia, peraltro con casi di positività accertati. Eppure in tutto questo periodo i dipendenti, in maniera professionale, hanno continuato a svolgere il servizio compreso quello del tutto nuovo della gestione del “villaggio quarantene”.
Ma ritrovandosi in certi casi in busta paga appena 50 delle 80 ore effettuate. Fisascat e Uil-Fpl hanno chiesto un incontro a Matrix per dirimere la questione, «non ricevendo, ad oggi, risposta». «Si è attivata invece la Prefettura – riconoscono Miani e Lampe –, ma nonostante l’invito formale a trovare un momento di confronto, i rappresentanti delle coop hanno convocato i dipendenti sottoponendo loro una modifica dell’orario contrattuale ed inserendo una flessibilità retroattiva che di fatto impedisce di arrivare ad eventuali prestazioni straordinarie. «È vergognoso – il durissimo j’accuse – il tentativo di lucrare sul lavoro svolto dai dipendenti in situazione di pandemia». Vero è che Matrix opera su cifre contrattuali molto diverse da quelle di Minerva (che le aveva trovate poco “sostenibili” tanto da chiamarsene fuori). Mentre la coop di Savogna operava su un compenso al giorno per ospite di 28 euro (già “decurtato” rispetto ai 35 iniziali), Matrix e Stella si sono aggiudicate la gestione del Cara con un ribasso sui 19,40 euro pro die e pro capite. Senza contare un numero di presenze attualmente al ribasso – 150 richiedenti asilo ospitati – che rende poco sostenibile l’intero sistema. —
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