Operaio morto alla Wärtsilä, si indaga per omicidio colposo
Omicidio colposo. Con questa ipotesi di reato - per ora nei confronti di ignoti - il pm Massimo De Bortoli ha aperto un fascicolo sulle responsabilità conseguenti alla morte di Stefano Fiorentino, l’operaio di 48 anni schiacciato l’altra mattina da una pesantissima barra di metallo all’interno di un capannone nello stabilimento della Wärtsilä a Bagnoli della Rosandra. Si tratta del primo atto formale dell’indagine penale. A cui seguirà, nelle prossime ore, la delega a un magistrato del gruppo della Procura che si occupa della sicurezza sui luoghi di lavoro. In particolare Maddalena Chergia e Matteo Tripani.
Accertamenti. Intanto i tecnici del servizio antinfortunistica dell’Azienda sanitaria e i carabinieri di San Dorligo stanno ultimando i primi accertamenti su quanto accaduto l’altra mattina. Emerge dalla prima ricostruzione che Stefano Fiorentino, dipendente di una ditta esterna, la Italfer di San Dorligo incaricata di rimuovere i materiali dal capannone in fase di dismissione, stava operando sull’imponente struttura metallica che - da quanto appreso - era stata precedentemente imbragata dallo stesso tecnico specializzato.
La dinamica. Fiorentino - da quanto appreso - era da solo e stava rimuovendo dal corpo motore l’imponente tubo metallico: lo stava lentamente spostando con una gru dopo, appunto, averlo portato a terra. Un’operazione - evidentemente - particolarmente complessa che Fiorentino stava eseguendo pare da solo.
È emerso infatti che l’altro dipendente della Italfer presente in quel momento nel capannone si trovava a una certa distanza. Poco lontano, poi, c’erano altri due operai di una ditta esterna, pure impegnati in quei momenti in altri lavori di rimozione dei rottami ferrosi. Infine, nel capannone che ha una lunghezza di oltre 100 metri, c’erano anche alcuni dipendenti della Wärtsilä che stavano lavorando in un ufficio posizionato all’estremità della struttura stessa e dunque molto lontano dal punto in cui Stefano Fiorentino stava operando in quegli istanti.
Tutto è accaduto all’improvviso. ll tubo-puleggia ha cominciato a ondeggiare come fosse un’altalena impazzita e poi è precipitato addosso all’operaio. Fiorentino - secondo la ricostruzione avvalorata anche dagli elementi sommari raccolti dai sanitari del 118 - è stato colpito all’addome e poi praticamente travolto dal tubo che ha schiacciato ventre e gambe. Fin qui la fotografia dell’accaduto. Ma è evidente che nei prossimi giorni, ultimati appunto questi accertamenti preliminari, il pubblico ministero incaricato delle indagini non potrà che cercare conferme e riscontri della prima ricostruzione, disponendo l’autopsia nella formula dell’atto non ripetibile.
Le perizie. Per questo, la procedura prevede che incaricherà un consulente tecnico al quale poi saranno affiancati gli esperti nominati dai parenti della vittima e, nel caso in cui dovessero evidenziarsi specifiche ipotesi di responsabilità, anche dagli indagati. I quesiti probabili a cui dare risposta saranno non solo quello relativo alle cause della morte ma anche, per quanto la ricostruzione possa consentirlo, quelli sulle eventuali ipotetiche responsabilità. Ma grande attenzione degli investigatori sarà dedicata anche all’esame documentale delle procedure di sicurezza che - evidentemente - sono state adottate ma che, nonostante ciò, non hanno impedito il verificarsi dell’incidente.
I soccorsi. Si sa che a dare l’allarme sono stati prima il collega di Stefano Fiorentino e poi gli altri operai che in quel momento erano nel capannone. Dopo pochi minuti è giunto il medico di fabbrica che si è reso conto della gravità della situazione. Dalle testimonianze è emerso che Stefano Fiorentino era vigile e cosciente. Ha perso i sensi - stroncato da un arresto cardiaco - dopo pochi minuti. Poi i sanitari del 118, giunti nel frattempo sul posto, lo hanno sottoposto a terapia d’emergenza e il cuore lentamente ha ripreso a battere. Ma quando poi l’operaio è giunto all’ospedale di Cattinara le sue condizioni sono peggiorate. Non si è più ripreso e il suo cuore non ha reagito alle sollecitazioni dei medici.
Italfer, l'aziena per cui lavorava Fiorentino. Si tratta di una società a responsabilità limitata con sede in via Ressel 2. Il capitale sociale ammonta a 10mila euro. È stata costituita nel 2014. Ragione sociale: commercio all’ingrosso e al dettaglio di rottami e materiali ferrosi. Amministratore, come emerge dalla visura camerale, è Elisa Rossetti de Scander, 27 anni, proprietaria al 100 per cento della società. Dipendenti risultano essere quattro. Stefano Fiorentino era uno di questi.
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