Operaio di 24 anni morto sul lavoro a Cormons, il giudice assolve tutti e quattro gli imputati
CORMONS Sono stati assolti i quattro imputati finiti a processo in relazione all’infortunio sul lavoro nel quale aveva perso la vita il 24enne Alberto Nasca, di Gagliano Castelferrato, in provincia di Enna, durante le operazioni di smantellamento di un cantiere, in via Cellini, a Cormons. L’ipotesi di accusa era di omicidio colposo in cooperazione. Si tratta del presidente e del vicepresidente del Cda della Ruspal Srl, di cui il giovane operaio era dipendente, Gaetano Russo, 52 anni, e Marco Paltrinieri, 55, entrambi residenti a Mirandola (provincia di Modena), nonché di Luciano Ferrari, 72, residente a Porcia, in qualità di coordinatore della sicurezza, e di Giovanni Augusto Picech, 69, responsabile unico del procedimento (Rup) per conto di Insiel Spa. In giudizio è stata chiamata a rispondere anche la Ruspal Srl, in ordine alla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.
È stato il giudice monocratico Marcello Coppari a pronunciare la sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste. Il pubblico ministero Valentina Bossi, da parte sua, aveva richiesto per tutti gli imputati 1 anno e 8 mesi, senza sospensione della condizionale. Si è quindi in attesa a questo punto di leggere le motivazioni alla sentenza.
L’evento mortale era avvenuto il 12 settembre 2012, nell’ambito dell’intervento di rimozione di un cantiere per la posa di cavi di fibra ottica. Erano in corso le manovre di carico di un mini-escavatore all’interno di un autocarro, ma nel momento in cui la ruspa era stata condotta a ridosso del pianale del furgone, una delle rampe di alluminio s’era sfilata dall’appoggio. Il mini-escavatore era caduto ribaltandosi, il braccio meccanico s’era alzato e la benna aveva colpito al naso il 24enne che si trovava vicino alle rampe perdendo i sensi per poi cadere all’indietro battendo il capo sull’asfalto. Un trauma, quest’ultimo, che si era rivelato fatale.
La squadra lavori era composta, oltreché dall’escavatore Alberto Nasca, da altri tre operai, nonché dal caposquadra Salvatore Nasca, fratello della vittima. Nell’ambito della ricostruzione dell’infortunio mortale da parte della pubblica accusa, il 24enne ed un collega avevano proceduto a sistemare le rampe di carico senza però fissarle all’autocarro. Ciò che non era stato individuato era il conducente del mini-escavatore, aspetto non emerso poi durante il processo. Nel corso delle indagini preliminari, il caposquadra aveva fornito al pubblico ministero una versione non ritenuta convincente, tanto che era stato indagato. Chiamato a testimoniare a dibattimento, l’uomo si era poi avvalso della facoltà di non rispondere.
A carico degli imputati, dunque, era stata formulata l’accusa di omicidio colposo in cooperazione. Con ciò facendo riferimento alla normativa in ordine alla sicurezza sul lavoro, il decreto legislativo numero 81 del 2008. Sul tappeto l’informazione e la formazione sui rischi legati alle attività di carico e scarico del mini-escavatore e l’addestramento al relativo utilizzo della ruspa e delle rampe. Di mezzo anche la carente valutazione dei rischi, nell’accertare la presenza di personale adeguatamente preparato alla specifica attività, nonché la verifica dell’adempimento di questi obblighi di legge. Tutte responsabilità ascritte dalla pubblica accusa a vario titolo, secondo i distinti ruoli. Le parti civili, i familiari della vittima, si sono ritirati prima della conclusione del procedimento. Difensori sono stati gli avvocati Giuseppe Girani e Grazia Maisano, del Foro di Bologna, per Marco Paltrinieri e Gaetano Russo, Marco Vianello, del Foro di Venezia, a sostenere le ragioni di Luciano Ferrari, lo studio legale Paolo Bevilacqua e Vincenzo Martucci a rappresentare Giovanni Augusto Picech, mentre per la Ruspal Srl l’avvocato Tullio Virgili del Foro di Modena.
L’avvocato Bevilacqua ha voluto osservare: «Durante il dibattimento abbiamo evidenziato il ruolo del nostro assistito, che ricopriva l’incarico di responsabile unico di procedimento per Insiel Spa, la stazione appaltante dei lavori. Fin dall’inizio – ha aggiunto il legale – tutti i difensori hanno evidenziato l’incertezza della dinamica dell’infortunio mortale, in particolare in ordine al conducente del mini-escavatore che non è stato individuato. Rimane pertanto non chiarita l’identità di chi guidava il mezzo. La Procura ha solo sviluppato le responsabilità indirette, in relazione ai ruoli e status ricoperti all’interno delle aziende». —
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