Omicidio Polentarutti, condanna a 24 anni per Garimberti

Chiuso il primo grado, in Corte d'Assise a Trieste, del processo per il feroce assassinio dell'aprile 2011 a Monfalcone. La vittima era stata sminuzzata: trovate alcune ossa nel canale Valentinis. Garimberti, riconoscito colpevole anche di distruzione e occultamento di cadavere, è irreperibile
La (vana) ricerca dei resti del corpo di Ramon Polentarutti nel giardino della villetta dove abitava Roberto Garimberti (foto Bonaventura)
La (vana) ricerca dei resti del corpo di Ramon Polentarutti nel giardino della villetta dove abitava Roberto Garimberti (foto Bonaventura)

MONFALCONE Dopo nove anni dalla denuncia della scomparsa e a dodici mesi dall’apertura del processo in Corte d’Assise a Trieste il monfalconese Roberto Garimberti di 54 anni è stato condannato venerdì 21 febbraio 2020 a 24 anni di reclusione. Secondo la giuria presieduta da Piervalerio Reinotti è stato Garimberti a uccidere Ramon Polentarutti (oggi avrebbe 49 anni), forse al termine di una lite, scoppiata tra i due nell’aprile del 2011 a Monfalcone.

Garimberti, che non si è mai presentato in aula durante il processo e che è senza fissa dimora (tanto che pure il suo avvocato Federico Cechet non l’ha potuto contattare) è stato ritenuto responsabile di omicidio volontario, distruzione, soppressione e occultamento del cadavere. Di Polentarutti sono state trovate solo alcune ossa. L’avvocato Cechet dovrebbe ricorrere in Appello e in tal caso per Garimberti non scatterebbero le misure cautelari.

Si chiude così il processo per la morte di Ramon, che era scomparso nell’aprile del 2011, di cui parti di ossa erano state rinvenute nel canale Valentinis, a Monfalcone, nel novembre 2012. I pubblici ministeri Laura Collini e Andrea Maltomini avevano richiesto una pena di 30 anni, senza alcuna attenuante. La morte di Ramon i pm l’hanno collocata tra l’8 aprile 2011, dalle 22-23 di sera, l’ultima volta che il monfalconese era stato visto da qualche testimone in grado di confermare la sua esistenza in vita in quel momento, e l’11 aprile successivo, quando il cellulare della vittima s’era riattivato con una nuova Sim, utenza ricondotta a Garimberti, mentre quella appartenente a Ramon era rimasta attiva fino al 9 aprile. Cellulare in uso da Garimberti fino al 23 dicembre 2011. «Poi lo aveva fatto sparire», ha osservato il pm Maltomini. Un cellulare diventato “scomodo”.

I pubblici ministeri hanno sostenuto che il decesso è avvenuto nell’appartamento preso in affitto da Polentarutti nella casetta di via Carducci, a Monfalcone, di proprietà di Garimberti. Il 40enne aveva avuto violenti dissidi con lo stesso Garimberti ed era stato cacciato di casa. Nei suoi ultimi giorni di vita, Ramon aveva manifestato ad amici l’intenzione di tornare a riprendere i suoi effetti personali, lasciati in una stanza dopo lo “sfratto forzato”. Ramon doveva aver dunque affrontato Garimberti, presentandosi nella sua abitazione e scomparendo per sempre.—

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