Omicidio Novacco: «Console il capo, Cavalli la sua spalla»
di Matteo Unterweger
Giuseppe Console e Alessandro Cavalli erano «capaci di intendere e di volere» al momento del delitto. E sono «capaci di partecipare coscientemente al processo» in cui sono imputati per l’omicidio di Giovanni Novacco. I consulenti nominati dal giudice Guido Patriarchi hanno ribadito gli esiti della loro perizia psichiatrica ieri mattina, al tribunale di Trieste nel corso dell’udienza in cui hanno presentato gli esiti delle loro conclusioni, prima dell’esame e controesame da parte del pm Massimo De Bortoli e dei legali delle parti coinvolte nel processo.
I periti Eugenio Aguglia e Angelo Cassin hanno quindi ripetuto come i due seviziatori e assassini di Giovanni Novacco sapessero perfettamente quello che stavano facendo nella notte tra il 25 e il 26 agosto del 2011 nell’appartamento all’interno dello stabile Ater abbandonato in via Gemona 5, nel rione di Gretta. Contenuti che a voce i consulenti hanno potuto rimarcare ieri nelle quasi tre ore di udienza davanti al Gup Patriarchi, nell’ambito del processo che si svolge con rito abbreviato (nonostante questo Console e Cavalli rischiano comunque la condanna all’ergastolo). I periti hanno risposto ai quesiti posti loro dal pm Massimo De Bortoli, dai legali di Console, l’avvocato Paolo Bevilacqua, e di Cavalli, l’avvocato Maria Genovese, oltre che dagli avvocati che in aula rappresentano i familiari di Giovanni Novacco, costituisi parte civile nel processo, cioè Valentina Montecchia e Massimo Scrascia per il padre, la madre e il fratello di Giovanni Novacco, e Laura Luzzato per la nonna paterna della vittima dell’omicidio.
Durante il confronto di ieri è inoltre emerso anche in aula come la perizia abbia messo in rilievo il legame fra i due assassini: «Certamente - scrivono Aguglia e Cassin - un ruolo lo ha giocato il rapporto in essere tra i due periziandi: la funzione di Cavalli, meno attivamente impegnato nello svolgimento dei fatti, è stata quella di fare da “spalla” a Console, riconoscendone attivamente la perversa leadership, più che subendola passivamente per paura di ritorsioni, come da lui stesso affermato. Insomma, in qualche misura la loro amicizia era funzionale per entrambi».
Il lavoro dei consulenti del giudice, inoltre, ha specificato che «al momento dei fatti Giuseppe Console e Alessandro Cavalli non erano, per infermità, in tale stato di mente da escludere o scemare grandemente la capacità di intendere e di volere». Sani di mente e consapevoli di quello che stavano facendo. In proposito, un altro passaggio chiave della perizia psichiatrica afferma: «Il comportamento dei protagonisti (cioè di Console e Cavalli, ndr) appare orientato a una precisa finalità e coerenza interna». E non è riferito alla «casualità afinalistica degli stati confusionali, né alla esplosione momentanea di chi perde il controllo».
La prossima udienza del processo sul delitto di Gretta è stata fissata per il 3 dicembre prossimo alle 11, quando le parti torneranno in aula per affrontare i risultati delle perizie medico-legali relative all’esame del cadavere e alle esatte cause che hanno provocato la morte di Giovanni Novacco. Le consulenze del medico legale Fulvio Costantinides, consulente del pm Massimo De Bortoli e quella del dottor Stefano Kusstatscher, nominato da Cesare Stradaioli, primo avvocato difensore di Console, divergono sulla causa della morte, se come conseguenza delle torture o per un colpo preciso inferto da uno dei due.
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