Omicidio Migena a Gradisca: il bimbo andrà dai nonni o in adozione
GRADISCA D'ISONZO Ora si pensa al minore. La sentenza d’Appello, a fronte dell’accordo di concordato patteggiato tra la Procura generale e la difesa, ha ridotto a 19 anni (20 nel rito abbreviato di primo grado), la pena a carico dell’albanese Dritan Sulollari, che l’8 novembre 2017 uccise la moglie Migena Kellezi, nell’appartamento dell’Ater al civico 21 di via della Campagnola, a Gradisca d’Isonzo. E per il figlio della coppia è attesa la decisione circa il suo futuro. Quella da parte del Tribunale dei Minorenni di Trieste, dove rimane aperta la procedura, avviata subito dopo il tragico evento. Una scelta sostanzialmente tra due possibilità: l’affidamento ai congiunti in linea materna, oppure l’adozione del minore da parte di altra famiglia, attraverso l’avvio della relativa procedura.
A metà novembre è previsto il deposito delle memorie conclusive delle parti, il pubblico ministero della Procura dei Minori, il difensore di Sulollari, avvocato Paolo Bevilacqua, e i legali di parte civile, avvocati Elisa Moratti, anche tutore del minore, Alberto Tarlao, a sostegno della madre e della sorella di Migena Kellezi, Fabrizio Carducci, che rappresenta il padre della vittima.
Spetterà quindi al Tribunale dei minorenni stabilire quale siano le condizioni più congrue e opportune per prendersi cura e accompagnare la crescita del bambino. Un percorso evidentemente delicato e complesso quello che definirà le prospettive per il piccolo, tuttora ospitato in una struttura protetta, opportunamente seguito. «I genitori e la sorella di Migena sono pronti ad accogliere il loro nipotino – dice l’avvocato Moratti – e sono in attesa pertanto delle conclusioni alle quali giungerà il Tribunale dei minorenni triestino. Hanno potuto incontrare il bambino solo recentemente, nei tempi e modalità organizzate dai servizi competenti. È stata un’esperienza positiva».
L’alloggio popolare è dissequestrato: «Già il giudice di primo grado – spiega l’avvocato Moratti – aveva disposto questa misura. Allora avevo provveduto a contattare l’Ater al fine di confrontarmi. Alla fine avevamo concordato di attendere l’esito della Corte d’Appello e del Tribunale dei minorenni. Quando la procedura in corso sarà conclusa, potremo capire come gestire questi aspetti. Ci sono anche diverse questioni pratiche da affrontare».
La Corte d’Appello ha accolto l’accordo di concordato patteggiato tra la Procura generale, attraverso il dottor Federico Prato, e il legale difensore, avvocato Bevilacqua, con la quale si richiedeva la riduzione dell’aumento di pena in ordine all’aggravante legata al figlio della coppia, che era in casa la mattina del tragico fatto. «Ci siamo opposti con forza all’istanza di concordato – osserva l’avvocato Moratti –. La riduzione di pena è stata di un anno, era l’unica aggravante sulla quale era possibile intervenire, purché ne venisse confermata la sussistenza, data la presenza del minore». –
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