«Omicidio Lisini, indagate nei night-club»
«Le scrivo in relazione all’omicidio di Massimiliano Lisini e della ragazza ceca....».
La misteriosa lettera è stata trovata nella casa di una persona coinvolta, come terzo non indagato, in una vicenda di truffe. Apre nuovi scenari sulle indagini della Squadra mobile per la morte del pianista Massimiliano Lisini, 41 anni e della ballerina Andrea Dimitrova, 23 anni.
La lettera scritta a mano su un foglio a righe “A4” porta la firma di Emilio Gobbo, un ex contrabbandiere il cui nome è finito vent’anni fa in svariate inchieste giudiziarie sull’immigrazione clandestina. A trovarla casualmente durante una perquisisione nello scorso mese di agosto - ma la notizia è trapelata solo ora - sono stati i poliziotti del commissariato di San Sabba che in quei giorni stavano indagando su una truffa ai danni di un negozio di telefonini in Barriera. Una vicenda, insomma, che non ha nulla a che fare con le indagini relative alla morte del pianista e della ballerina ceca. Destinatari della lettera - che non sarebbe mai stata spedita o consegnata - risultano essere stati due legali triestini, gli avvocati Giovanni Di Lullo e Luciano Sampietro. Il primo era stato a suo tempo incaricato dalla madre di Lisini, il secondo dai genitori della ballerina ceca.
Il mittente, cioè Emilio Gobbo, ha scritto nero su bianco nomi e cognomi di altre persone avanzando anche dei sospetti. Al momento tutti da confermare. Ha indicato una serie di circostanze che in qualche modo riconducono l’omicidio a vicende collegate ai frequentatori dei night club triestini dove aveva lavorato la ballerina ceca e che erano assiduamente frequentati anche dal pianista Massimiliano Lisini. Ha spiegato il movente. «La ragazza ceca aveva preso contatto con il night (ndr Mexico) per il suo lavoro di “ballerina”». Poi ipotizza contatti tra Trieste e qualcuno collegato al mondo della prostituzione nella Repubblica ceca: «Perché Andrea aveva avuto problemi con qualcuno». E sono proprio queste indicazioni oggetto di indagini e accertamenti tutt’ora in corso da parte dei poliziotti della Mobile.
Ma i dubbi rimangono perché il nome di Gobbo non è mai comparso direttamente nell’inchiesta sulla morte del pianista e della ballerina. E allora che senso ha scrivere una lettera a due avvocati se non si ha nulla a che fare con la vicenda oggetto della lettera? Gli investigatori - si è saputo - hanno posto questa domanda ad Emilio Gobbo. Ma le risposte fornite sarebbero state assolutamente vaghe. Ha parlato di contributi estemporanei alle indagini. E allora che senso ha avuto indirizarla a due avvocati e non alla polizia? Mistero. D’altra parte la lettera scritta a mano non è mai stata spedita. Al momento in mano alla Squadra mobile c’è solo un foglio di carta finito tra le pagine di un libro e scoperto casualmente durante una perquisizione. L’’unica cosa certa è che la lettera è stata scritta nel periodo delle prime indagini relative all’omicidio. Ma poi non è stata appunto nè spedita, nè consegnata agli avvocati. I quali, da quanto si è saputo, non hanno mai avuto nulla a che fare con l’ex contrabbandiere Emilio Gobbo neanche per altre vicende giudiziarie.
Il caso Lisini è passato di mano nello scorso dicembre quando il gip Raffaele Morvay ha disposto che le indagini passassero dai carabinieri alla squadra Mobile. E da allora gli investigatori della sezione “cold case” stanno riesaminando tutti gli elementi-chiave del “giallo” e soprattutto quelli apparentemente meno significativi o particolari e tra questi anche la lettera.
I fatti risalgono al 2007. Il 17 luglio Lisini venne trovato nei pressi di Monte Grisa asfissiato all'interno di una macchina presa in prestito dalla sorella dell’ amico e socio, Massimiliano Campisi. La vettura aveva tre portiere chiuse dall'interno e una terza aperta e con il “pomolino” alzato. Un tubo flessibile collegato alla marmitta aveva riempito l’ abitacolo di monossido di carbonio. Il pianista al momento del ritrovamento indossava costume e i sandali da bagno e aveva in macchina il telo da mare. Andando a casa sua, in piazzale Capolino, i carabinieri allora trovarono la ballerina ceca riversa sul letto, senza vita e in avanzato stato di decomposizione. Il gas era aperto, le finestre sigillate.
La ragazza era arrivata a Trieste dalla Repubblica Ceca l’11 luglio 2007. Attraverso Campisi, che gestiva una palestra a Opicina ma faceva anche da tramite tra le ballerine dell’Est Europa e i night sloveni (oggi l'uomo vive nella Repubblica Ceca), la Dittmerova aveva trovato ospitalità proprio a casa di Lisini. E ora spunta la lettera: cercate nei night l’assassino...
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