Omicidio Giraldi, Fiore torna libero

Arrestato in seguito alle dichiarazioni rese da un amico 11 anni dopo: ma per il Riesame gli elementi sono insufficienti
Lasorte Trieste - 23 11 03 - Omicidio Tassista - Taxi - Carabinieri
Lasorte Trieste - 23 11 03 - Omicidio Tassista - Taxi - Carabinieri

Libero. Dall’altra sera Antonio Fiore, 41 anni, l’uomo ritenuto l’assassino del tassista Bruno Giraldi, è fuori dal carcere. A disporne la liberazione è stato il Tribunale del riesame - presieduto dal giudice Massimo Tomassini e composto da Piero Leanza e Francesco Antoni - al quale si è appellato il difensore, l’avvocato Giovanna Augusta de’ Manzano. Fiore, da quanto si è saputo, è tornato nella sua casa di Crevatini in Slovenia, dove vive da molti anni pur risultando residente a Prosecco. Fiore resta comunque accusato di omicidio volontario. Un reato per il quale, va ricordato, già è stato condannato Fabio Buosi, che ha scontato la pena di 18 anni di carcere. Proclamandosi però sempre innocente.

«Sono soddisfatta del risultato raggiunto, in ogni caso prevedibile alla luce di tutte le risultanze delle indagini degli inquirenti dalle quali è palesemente emersa l’inattendibilità di Alfonso Forgione, teste-chiave dell'accusa», ha dichiarato l’avvocato de’ Manzano. A incastrare Fiore - che era finito in carcere raggiunto da un’ordinanza del gip Luigi Dainotti - erano state infatti le dichiarazioni di Alfonso Forgione, 31 anni, un suo ex “amico d’infanzia” con il quale aveva trascorso la notte tra il 22 e il 23 novembre 2003, quella in cui fu ucciso il tassista Bruno Giraldi. Ma per i giudici del Riesame quelle dichiarazioni “ricordate” 11 anni dopo non sono state sufficienti. Insomma, mancano le prove.

Gli investigatori della Squadra mobile e dei carabinieri erano arrivati a Fiore, conosciuto con il soprannome di Anton, lo scorso agosto dopo avere scoperto che la pistola, una Beretta 7,65 dalla matricola abrasa usata per uccidere Giraldi, era di sua proprietà. L’indagine dei pm Federico Frezza e Lucia Baldovin - che ora ha avuto un brusco stop - era partita già a febbraio, da una perquisizione effettuata dai carabinieri del nucleo investigativo nell’ambito di una storia di droga nella casa di Silvano Schiavon, 44 anni, vecchia conoscenza delle forze dell'ordine. Solo la scorsa estate però, grazie agli accertamenti dei carabinieri del Ris di Parma, è stato possibile collegare l’arma all’omicidio di Giraldi. Poi - grazie alla meticolosità di un carabiniere - è emerso che Fiore quella notte era in compagnia di un’altra persona, Forgione appunto. L’uomo è stato interrogato. Questo ha dichiarato agli inquirenti: «Dopo circa due mesi (ndr, dall'omicidio) in un nostro incontro casuale Anton mi ha detto testualmente “Hai visto il telegiornale?” e poi “Ho ammazzato io quel tassista”. Gli ho chiesto: cos'hai combinato? Fiore ha risposto con un “sì”. Io sono rimasto senza parole, non sapevo che cosa dire». Era insomma una sorta di confessione riferita. Ma, come detto, per i giudici del Riesame non è stata sufficiente per giustificare l’arresto del sospettato.

Intanto i pm Federico Frezza e Lucia Baldovin sono partiti al contrattacco richiedendo al gip - nella formula dell’incidente probatorio - un nuovo interrogatorio di Forgione. Lo scopo è quello comunque di blindare le dichiarazioni rese dall’uomo in un primo momento. Se confermerà al giudice quanto aveva dichiarato ai pm, le sue accuse diventeranno prove inoppugnabili e incontestabili, che potranno essere usate in dibattimento nei confronti di Fiore. Non solo. Sempre nella formula dell’incidente probatorio i pm hanno chiesto anche una perizia per stabilire se sugli indumenti sequestrati nella casa di Prosecco lo scorso 27 agosto vi siano tracce di liquidi biologici riconducibili alla vittima, Giraldi, o a Fabio Buosi. Insomma un nuovo test del Dna.

Ma proprio nei giorni scorsi, alla vigilia della discussione dei giudici del Riesame, le dichiarazioni di Forgione sono state smentite dalla moglie, Nicoletta Graziano. La donna, interrogata dai pm, ha detto: «Non ricordo, non so. Non credo che mi abbia detto nulla. Penso che se mi avesse parlato di un omicidio me ne ricorderei. Credo che mai mi abbia confidato nulla. Non voglio avere comunque nulla a che fare con quello che combina o ha combinato mio marito. Non voglio entrare in faccende che non mi riguardano». Nel corso dell’interrogatorio Graziano ha anche riferito di essere stata picchiata dal marito «che mi ha passato la lama del coltello sull’avambraccio».

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