Omicidio di via Puccini, l'ex rappresentante di aspirapolveri in cella

Il 21 gennaio 2016 il 45 enne di Pordenone Tiziano Castellani uccideva a colpi di battitappeto Nerina Zennaro Molinari, 87enne, nel suo alloggio di via Puccini 32. Dopo tre anni di processo il collegio giudicante di primo grado del Tribunale di Trieste ha stabilito la pena per Castellani. Due i reati contestati: omicidio volontario e tentata esplosione. L'assassino non è più a piede libero: il verdetto della Corte di Cassazione ha riconfermato il provvedimento del Tribunale del Riesame che ha decretato il carcere per l'uomo

 

 

Una condanna di 26 anni di carcere per omicidio volontario di cui quattro per tentata esplosione: è la sentenza in primo grado emessa il 6 febbraio dal collegio giudicante del Tribunale di Trieste per Tiziano Castellani, il 45enne di Pordenone ritenuto responsabile dell'omicidio di Nerina Zennaro Molinari, l’ottantasettenne uccisa con un battitappeto nel suo alloggio di via Puccini 32 il 21 gennaio del 2016.

 

Lasorte Trieste 05/05/17 - Tribunale, Processo a Tiziano Castellani
Lasorte Trieste 05/05/17 - Tribunale, Processo a Tiziano Castellani

 

Il pm Cristina Bacer aveva chiesto l’ergastolo. Dopo ore di discussione tra i componenti del collegio presieduto da Filippo Gulotta (Massimo Tomassini a latere, presenti i giudici popolari) e altre perizie al centro di precedenti udienze il verdetto è arrivato. Secondo i giudici (le motivazioni verranno pubblicate entro 90 giorni), Castellani è colpevole di omicidio volontario e per questo dovrà scontare 22 anni in cella, a cui si aggiungono altri 4 anni per aver tentato di far esplodere l’edificio. L’imputato è stato invece assolto dall’accusa di rapina che è stata derubricata in furto aggravato per il quale mancava però la querela.

 

 

Compiacimento per la sentenza è stato espresso dall’avvocato Paolo Codiglia, che rappresenta in sede civile la famiglia della vittima: «Ovviamente c’è soddisfazione da parte della figlia perché almeno l’omicida della madre ha un nome. Non c’è alcun accanimento contro Castellani, però le prove erano chiare». Il legale del condannato, l’avvocato Maurizio Paniz, si è limitato a dire che «sono abituato a rispettare le sentenze anche quando non le condivido. È pacifico che verrà fatto il ricorso in appello, non occorre neanche specificarlo». Per quanto riguarda la reazione di Castellani, presente in aula al momento della lettura della sentenza, Paniz, ha precisato che «evidentemente ritiene totalmente ingiusta la sentenza. Non c’è niente da dire di più perché la convinzione è che sia totalmente ingiustificata».

 

Il Riesame: «Castellani ritorni in cella»

 

Castellani è rimasto a piede libero per dieci mesi, secondo quanto deciso della Corte d'Assise lo scorso aprile per la mancanza in particolare di una prova. Successivamente il pm Bacer aveva fatto ricorso al Tribunale del Riesame, che aveva ribaltato la decisione della Corte lo scorso maggio. Da lì poi l'avvocato di Paniz si era ulteriormente opposto. A quest'ultimo ricorso ha risposto ieri, lunedì 18 febbraio, la Corte di Cassazione che ha stabilito l'applicazione della misura cautelare nel carcere del Coroneo per Castellani. Gli agenti della “Sezione Reati contro la Persona” della Squadra Mobile di Trieste hanno quindi condotto questa mattina, martedì 19 febbraio, Castellani nella Casa circondariale.

Quanto alla parte civile, in attesa che l’ammontare del risarcimento venga quantificato in separata sede, è stata intanto prevista una provvisionale di 50 mila euro.

 

 

Dalla Folletto alle truffe e, infine, all'omicidio. Tiziano Castellani, 42 anni, ritenuto l'assassino di Nerina Zennaro Molinari, è un ex rappresentante della Vorwerk Folletto. Il pordenonese aveva lavorato per la nota società di elettrodomestici fino a sei anni fa, esattamente fino al luglio del 2013 quando, verosimilmente a causa di una serie di guai giudiziari, ha rescisso il suo contratto e si è dimesso. Ma Castellani, da quanto si è appreso, non ha mai smesso di vendere porta a porta gli aspirapolvere e altri prodotti Vorwerk.

 

Presunto killer di via Puccini accusato di truffa a un’anziana
Lasorte Trieste 18/04/16 - Tribunale, Omicidio di Via Puccini, Tiziano Castellani

 

Ha potuto farlo perché, durante gli anni precedenti, aveva messo da parte all'insaputa dell'azienda alcuni elettrodomestici. La Vorwerk Folletto, subito dopo la notizia dell'arresto, ha in ogni caso ribadito tramite l'ufficio stampa la completa estraneità all'operato dell'ex collaboratore. Eppure, a rivelarsi fatale per Nerina Zennaro Molinari, è stato alla fin fine proprio un aspirapolvere della Folletto. Quello che l'anziana, molti anni fa, ha acquistato da Castellani.

 

Lasorte Trieste 25/01/16 - Via Puccini 32, Appartamento Sotto Sequestro
Lasorte Trieste 25/01/16 - Via Puccini 32, Appartamento Sotto Sequestro

 

Negli ultimi anni, prima dell'assassinio, sempre secondo gli accertamenti della Mobile, il presunto assassino si  era occupato di molte altre attività. Aveva venduto condizionatori e impianti fotovoltaici. Aveva fatto l'imbianchino in alcune case di Trieste. Ma aveva anche frequentato, come imputato, il Tribunale. Il suo nome compare in almeno due procedimenti ancora pendenti per truffa. La prima riguarda un episodio avvenuto a fine aprile del 2013 quando, secondo il pm Antonio Miggiani, il magistrato titolare del fascicolo, Castellani si è presentato a casa di un anziano qualificandosi come incaricato dell'Inps. Poi, però, gli ha fatto firmare una serie di documenti relativi a un aspirapolvere per un importo di 3mila euro. Nella seconda truffa - oggetto di un fascicolo del pm Massimo De Bortoli - il quarantaduenne ha invece proposto a una donna l'avviamento di un'attività di restauratrice ottenendo in cambio 2.300 euro.

 

 

Una "banale" fuga di gas che aveva provocato la morte Nerina Zennaro Molinari che viveva da sola. Ma quella fuga di gas era lo stratagemma di un assassino che voleva nascondere la sua colpa provocando il crollo dell'intero stabile, in modo da seppellire le prove sotto un cumulo di macerie. E pazienza se qualcun altro ci avrebbe rimesso la pelle. Il palazzo, fortunatamente, non è esploso.

 

 

Castellani, sempre secondo il pm, era andato nell'appartamento di Zennaro Molinari e l'aveva uccisa colpendola con un battitappeti fino a spaccarle la schiena. Senza pietà. Il movente? Derubare l'anziana dei pochi soldi che teneva in casa. Ad inchiodare l'assassino sono gli oggetti che gli investigatori della Mobile hanno trovato nell'abitazione di Castellani in via del Lavareto 3. E cioè le chiavi dell'appartamento dell'anziana, la sua fede nuziale, il suo bancomat e persino un breviario che contiene un santino con il nome scritto di proprio pugno da Nerina.

 

Delitto di via Puccini, il mistero delle chiavi
Lo stabile di via Puccini, 32, teatro del delitto (Lasorte)

 

I sospetti sull'ex rappresentante di aspirapolveri derivano anche dall'analisi dei tabulati del telefono dell'anziana. Il numero del cellulare di Castellani compare infatti nella memoria una, due, tre volte... Tante quante le telefonate che ha fatto nei giorni precedenti all'omicidio a Nerina, una ex cliente che in passato gli aveva acquistato un aspirapolvere Folletto, allo scopo di convincerla a riceverlo.

 

Omicidio di via Puccini, la testimone: «Castellani già visto nell'appartamento»
Lo stabile di via Puccini, 32, teatro del delitto (Lasorte)

 

Castellani aveva l'intenzione di provocare un'esplosione devastante per cancellare le prove dell'omicidio. La ricostruzione degli investigatori della Squadra mobile ipotizzava che, dopo aver colpito la donna con il battitappeti, fino ad ucciderla, ha pulito tutta la casa cercando di eliminare le sue tracce. Ha addirittura spazzato il pavimento togliendo i frammenti dell'elettrodomestico. Poi ha ricostruito la scena per inscenare il finto suicidio di Nerina. Ha tagliato il tubo del gas e, dopo aver aperto una manopola, l'ha tolta dalla propria sede bloccando la vite con una forchetta presa da un cassetto della cucina. Ha quindi chiuso le finestre e se n'è andato portando via le chiavi con cui ha bloccato la porta dall'esterno e circa 200 euro in banconote.

 

«Castellani fatturava a persone inesistenti»
Lasorte Trieste 25/01/16 - Via Puccini 32, Appartamento Sotto Sequestro

 

Ma la fortuna non l'ha aiutato. Dopo qualche ora alcuni inquilini dello stabile hanno chiamato i vigili del fuoco preoccupati per l'odore di gas che si sentiva sulle scale. Nel timore di una perdita i tecnici dell'AcegasApsAmga, giunti nel frattempo, hanno chiuso la valvola condominiale del gas e interrotto l'erogazione. Evitando un disastro. Il medico legale Fulvio Costantinides, nel primo sopralluogo, non aveva trovato segni di violenza. Perché, come si è saputo solo dopo l'autopsia, i colpi sferrati con il battitappeti avevano danneggiato gli organi interni e fratturato le vertebre. Da fuori non si vedeva nulla. Sembrava "solo" la morte di un'anziana uccisa dal gas.

 

 

«Non sono io l’assassino di via Puccini»
Lo stabile di via Puccini 32 dove il 22 gennaio scorso fu trovato il corpo di Nerina Zennaro Molinari

 

Castellani si è sempre provlamato innocente. Ma investigatori e pm hanno sempre indicato lui quale responsabile dell'omicidio. Le prove riguardano anche alcuni oggetti della vittima ritrovati a casa dell'omicida. Tuttavia a essere dalla parte di Castellani furono due test del Dna: il primo test sul materiale organico trovato sotto le unghie della vittima, e il secondo sulle tracce rinvenute sul bordo di una tazzina da caffè che era sul tavolo della cucina dell'appartamento teatro dell'omicidio. Stando a quanto emerso, l’unico Dna di tipo maschile ritenuto «affidabile», è quello rinvenuto sul tubo del gas che sarebbe stato staccato dalla stufa posizionata in corridoio in modo da far esplodere l’abitazione e cancellare gli indizi. Ma il Dna non appartiene a Castellani. Quello recuperato sotto le unghie della vittima, invece, è anch’esso attribuibile a un uomo ma non identificabile.

 

«Mia mamma assassinata mentre ero lontana da lei»
Lasorte Trieste 05/05/17 - Tribunale, Processo a Tiziano Castellani

 

Sullo specchio posizionato sopra il cadavere, inoltre è stata trovata un’impronta della donna delle pulizie, Lidia Milutinovic, già comparsa in tribunale davanti alla Corte d’assise per gli interrogatori di rito. Su accordo delle parti, è stato sentito anche un perito nominato della Procura per valutare le tempistiche con cui il gas emesso dal tubo sotto la stufa si è irradiato nell’appartamento, tanto da saturarlo, e dopo quanto tempo l’odore è stato percepito nel resto del palazzo. Un aspetto, questo, tutt’altro che trascurabile visto che potrebbe permettere di stabilire in modo più preciso il momento del decesso della vittima e incrociarlo con l’eventuale presenza nell’appartamento dell’ex venditore di aspirapolveri o di altre persone. «I periti hanno raggiunto conclusioni simili - aveva affermato dal canto suo in dibattimento l’avvocato di parte civile Paolo Codiglia - ritengo che le prove acquisite dal pubblico ministero siano sufficientemente solide».

 

Omicidio di via Puccini Il rebus dell’automobile
Silvano Trieste 12/04/2016 Nerina Zennaro Molinari (senza credito fotografico)

 

Anche la perizia del tcu nominato dal successivo avvocato di Castellani, il penalista Maurizio Paniz, portava acqua al mulino del condannato. «Un uomo debole, pauroso, incapace di far del male, direi incompatibile con comportamenti aggressivi» aveva confermato in aula Enzo Kermo. Docente di Psicologia generale all’Università di Roma “Unicusano” è stato consulente di vari studi legali in processi per molestie e omicidi. Nonostante ciò il tribunale del Riesame, cui aveva fatto ricorso il primo avvocato di Castellani, Maurizio Mazzarella, si pronunciò a sfavore della difesa.

 

 

Quello di Nerina Zennaro Molinari, 87 anni, l'anziana uccisa nella sua casa di via Puccini, è stato un delitto connotato «da efferatezza senza uguali». Erano andati giù pesanti infatti all'inizio i giudici del collegio del Tribunale del Riesame presieduto da Enzo Truncellito e composto da Francesco Antoni e Marco Casavecchia che avevano depositato le motivazioni al ricorso all'ordinanza di custodia cautelare da Mazzarella. Le parole che usarono i giudici - dopo aver esaminato le prove pesanti come macigni raccolte nel corso delle indagini della Squadra mobile coordinate dal pm Cristina Bacer - assomigliavano a quelle utilizzate nelle motivazioni di una sentenza e non certo di un'ordinanza sulla libertà di un sospettato di omicidio. Sono devastanti e assolute. «Castellani - si legge - ha letteralmente massacrato una inerme e anziana donna per conseguire un profitto davvero miserevole, peraltro a lui necessario nell'ottica predatoria che ha contraddistinto il periodo più recente della sua vita e che è entrato nel raggio dell'indagine». Si legge ancora: «È impressionante - per i devastanti effetti provocati sul corpo dell'anziana vittima - la violenza usata per colpirla: violenza oltretutto sproporzionata alle capacità di resistenza e di reazione della donna, ma anche esagerata - sia pure in un'ottica criminale - rispetto alla modestia del bottino conseguibile».

 

«Castellani privo di scrupoli, ha massacrato un’inerme»
La casa di via Puccini dove si è consumato l'omicidio

 

I giudici approfondiscono anche un altro aspetto della vicenda. Quello della fuga di gas provocata da Castellani per cancellare le prove del delitto che aveva commesso. Aveva tagliato il tubo del gas e, dopo aver aperto una manopola, l'aveva tolta dalla propria sede bloccando la vite con una forchetta. Aveva quindi chiuso le finestre e se n'era andato portando via le chiavi con cui avevaa bloccato la porta dall'esterno. Scrivono i giudici: «Castellani ha fatto seguire il tentativo di provocare un'esplosione la quale avrebbe devastato l'alloggio di Nerina Zennaro Molinari ma anche dell'intero stabile, con conseguenze devastanti e mortali per tutti i suoi inquilini, anche in considerazione dell'orario serale (ndr, l'episodio si è verificato alle 17.45 del 21 gennaio) nel quale i fatti sono avvenuti». Castellani quindi nel 2016 va in prigione.

 

«Non sono io l’assassino di via Puccini»
Lo stabile di via Puccini 32 dove il 22 gennaio scorso fu trovato il corpo di Nerina Zennaro Molinari

 

Il 10 aprile 2018 invece il colpo di scena: Castellani viene scarcerato. Dopo quasi due anni di detenzione. La decisione era stata disposta ieri pomeriggio dalla Corte presieduta dal giudice Filippo Gulotta (Massimo Tomassini a latere, presenti i giudici popolari) al termine di un’udienza fiume e quasi due ore di Camera di Consiglio. Cosa era successo? Una delle prove che avrebbero dovuto attestare la presenza dell’imputato sul luogo del crimine, cioè l’alloggio di via Puccini dove viveva l’anziana, vacillava: l’orario in cui l’assassino ha fatto diffondere il gas nell’appartamento, così da far scoppiare l’intero condominio e distruggere le tracce, non coincideva con le localizzazione dell’utenza telefonica di Castellani. Il giudice ha ordinato un’ulteriore perizia tecnica proprio per verificare quanto tempo impiega il metano fuoriuscito dalla stufa per essere percepito dagli inquilini del palazzo. In attesa delle nuove misurazioni, vennero a mancare i presupposti per tenere in cella l’imputato. La perizia avrebbe condizionato la sentenza.

 

 

Nelle udienze successive vennero discussi diversi elementi e il pm Cristina Bacer, che ha condotto le indagini, si era appellata il 18 aprile al Tribunale del Riesame per la scarcerazione. La sua impugnazione era stata accolta il 31 maggio ed era stata così ribaltata la decisione della scorsa primavera. Un altro colpo di scena, dunque, sul caso. Tuttavia l'avvocato di Castellani aveva fatto un ulteriore ricorso in Cassazione, che si è pronunciata il 18 febbraio 2019, stabilendo la misura carceraria per Castellani. Una ulteriore conferma di colpevolezza dopo la condanna del 6 febbraio 2019.

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