Omicidio di via del Ponzanino: in cella il coinquilino della vittima

È un dominicano di 27 anni. La Squadra mobile l’ha rintracciato e fermato a Borgo San Sergio
Gianpaolo Sarti
Silvano Trieste 2021-05-11 Via del Ponzanino 3 e l'appartamento che prese fuoco.
Silvano Trieste 2021-05-11 Via del Ponzanino 3 e l'appartamento che prese fuoco.



Ci sono volute settimane di indagini, ma ormai la Squadra mobile gli era addosso ed è riuscita ad arrestarlo. È in carcere al Coroneo l’uomo sospettato dell’omicidio di Luca Lardieri, il trentacinquenne triestino trovato morto il giorno di Pasqua nel suo alloggio all’ultimo piano di via del Ponzanino 3, incendiato e fatto esplodere per cancellare le tracce. Lardieri aveva una ferita al collo, forse una coltellata.

L’arrestato è il coinquilino della vittima: un ventisettenne originario di Santo Domingo residente da diversi anni a Trieste con la famiglia. La Procura mantiene sotto stretto riserbo sia i particolari dell’operazione che l’identità dell’indagato. Gli investigatori stanno raccogliendo altre prove.

Il dominicano è stato avvicinato dagli agenti della Mobile per strada, a Borgo San Sergio. Non ha opposto resistenza. L’uomo, difeso dall’avvocato Paolo Codiglia, è attualmente sottoposto a fermo di indiziato di delitto per effetto del provvedimento emesso del pm Massimo De Bortoli, il magistrato che sta conducendo l’indagine. Il dominicano è stato interrogato dal pm e si è avvalso della facoltà di non rispondere.

L’inchiesta è molto articolata. La Mobile aveva in mano davvero pochi elementi per rintracciare il possibile assassino: perché chi ha ucciso Lardieri ha poi dato alle fiamme l’alloggio ed è fuggito. L’appartamento è anche parzialmente esploso. E le operazioni di spegnimento dei Vigili del fuoco, ovviamente inevitabili per evitare ulteriori conseguenze, hanno cancellato i possibili indizi come le impronte dell’assassino.

Come molti ricorderanno è il 4 aprile, giorno di Pasqua, quando il rione è scosso da un forte boato. È l’ora di pranzo. Intervengono i pompieri, la polizia e le ambulanze. Lardieri viene trovato disteso sul letto, ormai già deceduto, con il corpo parzialmente ustionato.

Ma gli investigatori della Scientifica e della Mobile, così come il medico legale Fulvio Costantinides, notano subito qualcosa di strano: innanzitutto un taglio sul collo della vittima. Una ferita di pochi centimetri e non molto profonda, ma che può aver reciso una vena giugulare.

Nel resto dell’alloggio è stato rinvenuto sangue in varie zone.

Gli investigatori, inoltre, si rendono conto che l’incendio non è la conseguenza di un incidente. Ma è certamente doloso: gli esperti scoprono più inneschi. Come se qualcuno avesse spruzzato una sostanza infiammabile in più punti dell’appartamento. Le indagini si focalizzano subito sul giro di amicizie e conoscenze di Lardieri. Un lavoro lungo e complicato, perché quell’abitazione era frequentata da varie persone, molte delle quali tossicodipendenti.

Ma l’autorità giudiziaria aveva buoni motivi per pensare che ci fosse la mano del coinquilino, il ventisettenne dominicano che Lardieri ospitava nell’ultimo periodo. Guarda caso, dopo lo scoppio e il ritrovamento del cadavere il sospettato era svanito nel nulla. Non si trovava. Ma la Mobile gli ha dato la caccia e lo ha rintracciato.

Non è ancora chiaro il possibile movente dell’omicidio. Si pensa a una lite degenerata in altro.

«È doveroso lo stretto riserbo fino a quando il giudice si sarà pronunciato – dichiara il procuratore Antonio De Nicolo – ma riteniamo di avere elementi convergenti e congruenti per disporre il grave provvedimento che abbiamo adottato». —



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