Omicidio di Palmanova, il gip conferma il carcere per Mazzega

Ma l’uomo, in silenzio davanti al giudice, al momento resta ricoverato in psichiatria. L’avvocato: è entrato in una sorta di trauma
Nadia Orlando e Francesco Mazzega (Foto tratta dal Messaggero Veneto)
Nadia Orlando e Francesco Mazzega (Foto tratta dal Messaggero Veneto)

UDINE. Non poteva che essere la custodia cautelare in carcere la misura applicata dal tribunale a Francesco Mazzega per l’omicidio volontario di Nadia Orlando. E non solo perchè «proporzionata all’elevatissima gravità del reato», ma anche per il pericolo di recidiva che il gip di Udine, Andrea Comez, ha ritenuto di ravvisare, considerate «le condizioni di massima pressione psicologica in cui risulta oggi trovarsi». La misura, tuttavia, sarà eseguita non appena i medici che lo hanno in cura dichiareranno cessate le esigenze di carattere sanitario che mercoledì avevano giustificato il suo ricovero in ospedale. Per ora, insomma, l’indagato reo confesso non tornerà in cella.

 

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Nadia Orlando e Francesco Mazzega (Foto tratta dal Messaggero Veneto)



A determinare il trasferimento di Mazzega al servizio ospedaliero psichiatrico di diagnosi e cura del “Santa Maria della Misericordia”, dove ieri è stata celebrata l’udienza di convalida del fermo, era stato lo «stato di prostrazione e di deflessione del tono umorale» che lo aveva indotto a manifestare propositi autolesionistici. Condizioni che, a parere della Procura, stanno venendo meno. «Riteniamo che stia recuperando – ha detto il procuratore capo di Udine, Antonio De Nicolo –. Sappiamo che ha ripreso a nutrirsi normalmente. Non appena sarà in grado di uscire dall’ospedale e se acconsentirà, procederemo con il sopralluogo del tragitto che ha dichiarato di avere percorso dal delitto in poi. Nella ricostruzione delle quasi 11 ore seguite all’omicidio della ragazza ci sono molti buchi che intendiamo colmare».

 



Durante l’udienza di convalida, durata poco meno di mezz’ora, Mazzega aveva scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Il suo difensore, avvocato Annaleda Galluzzo, aveva spiegato «non essere in grado di rendere dichiarazioni», risultando ancora «prostrato. Sta rielaborando i fatti – aveva aggiunto – ed è sotto choc. È entrato in una sorta di trauma». Al gip, il difensore aveva chiesto l’applicazione di una misura meno afflittiva, come la permanenza in una struttura ospedaliera o gli arresti domiciliari.

Fin dalla mattina, intanto, gli agenti della Squadra mobile diretti dal vicequestore aggiunto, Massimiliano Ortolan, hanno continuato a sentire persone informate sui fatti. Prima una cugina di Mazzega e, poi, i suoi genitori Lorenzo ed Eda. Persone molto riservate, oltre che profondamente segnate da quanto accaduto, e che il figlio continua a rifiutare di incontrare «per la vergogna di ciò che ha fatto». Sapevano della frequentazione del figlio con Nadia e non avevano mai avuto motivo di preoccuparsi di lui, descritto come un ragazzo studioso e molto impegnato nel lavoro. Nel pomeriggio è stata la volta degli amici più stretti di Francesco. Tutti allibiti e, fino a lunedì, pronti a mettere la mano sul fuoco quanto a «pacatezza e gentilezza» dell’amico. È vero, anche loro erano stati messi a parte delle sue perplessità sulla differenza d’età (14 anni) con Nadia. Ma questo, gli avevano anche spiegato, era normale e Nadia restava una «brava ragazza e di grande compagnia».

 



Eppure, il comportamento tenuto da Mazzega subito dopo avere strozzato la fidanzata - lui sostiene di non essere stato certo per tutta la notte che fosse morta -, continua a non convincere gli inquirenti. Nell’ordinanza il gip definisce «del tutto anomala» la scelta di non recarsi subito in ospedale, a Spilimbergo, distante appena 5 chilometri e dove lei gli aveva chiesto di portarla, negli istanti che ne hanno preceduto il decesso. Non meno compromettente la decisione di spegnere i cellulari e vagare fino in Slovenia.

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