Omicidio di Gretta, il Dna incastra Console

Le analisi hanno dimostrato che il giovane mentiva addossando le responsabilità al complice

di Claudio Ernè

TRIESTE

Le analisi hanno smentito le parole di Giuseppe Console e hanno confermato indirettamente quelle di “Tex” Alessandro Cavalli. Sui mozziconi di sigaretta recuperati dalla polizia nell’appartamento di via Gemona dove è stato sequestrato, seviziato e ucciso tra il 25 e il 26 agosto scorso Giovanni Novacco, nelle stragrande maggioranza dei casi sono state trovate le impronte genetiche di Giuseppe Console. Solo su di un paio di “cicche” ricuperate dal pavimento il professor Paolo Fattorini, direttore dell’Istituto di medicina legale, ha trovato tracce riconducubili ad Alessandro Cavalli.

È dunque chiaro chi ha seviziato col mozzicone ardente la vittima del sequestro. Il tentativo di Giuseppe Console di gettare addosso al complice ogni responsabilità, è fallito. Anzi si è trasformato in un boomerang perché lo stesso Giuseppe Console nel corso di un lunghissimo interrogatorio svoltosi più di un mese fa davanti al pm Massimo De Bortoli, aveva sostenuto a spada tratta questa tesi. «Tutte le responsabilità sono di Alessandro Cavalli. Io semmai ho cercato di tirarmi indietro e non ho partecipato minimamente all’aggressione e alle sevizie. Ho anche cercato di spegnere le fiamme con una scopa». Questo aveva detto. Dunque ha mentito. E il Dna ha smascherato questo tentativo maldestro. È stato lui a infierire con le sigarette accese. Il professor Paolo Fattorini ha anche esaminato il pesante tronchese con cui è stato colpito ripetutamente Giovanni Novacco. La prova del Dna ha detto che le uniche tracce biologiche presenti, appartengono alla vittima. Altro non è stato trovato.

Le brutte notizie che lo coinvolgono, non finiscono qui. Giuseppe Console è indagato dalla Procura anche per maltrattamenti in famiglia. Le sue vittime sono i genitori che sono stati sentiti dal pm Massimo De Bortoli. La mamma ha cercato di ridimensionare quanto era finora emerso. Ha difeso come poteva quel suo figlio divenuto un assassino che dal carcere di Gorizia le scrive e le chiede di invargli “felpe e jeans firmati”. Il papà ha invece dolorosamente ammesso di essere stato più volte coinvolto in episodi di violenza innescati dal figlio. Chiedeva denaro e gliene serviva sempre più. Se non lo riceveva erano guai.Ma lo stesso Giuseppe Console nel corso degli interrogatori non ha fatto mistero di essere stato protagonista, assieme a “Tex” Alessandro Cavalli e a sua moglie Barbara Tardivo, di un buon numero di furti di biciclette.

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