Omicidio di Fernetti, spunta un “Ignoto 1”

TRIESTE Spunta il terzo uomo nell’omicidio di Fernetti. I carabinieri del Ris di Parma lo hanno trovato. E lo hanno indicato come “Ignoto 1”. È lo stesso nome usato all’epoca per indicare l’assassino di Yara Gambirasio, per il cui delitto è finito poi in carcere proprio il “titolare” di una specifica traccia genetica, Massimo Giuseppe Bossetti.
“Ignoto 1”, così dicono le analisi sulle tracce biologiche, è la terza persona presente sul luogo dell’omicidio del camionista russo Roman Mazukin, avvenuto sabato 10 dicembre 2016 nel parcheggio dell’autoporto di Fernetti e per il quale sono rinchiusi in carcere da quel giorno Nicolaj Fedesov, 50 anni, e Pavel Semin, 40 anni.
Le nuove tracce biologiche sono state trovate, come indicato nell’approfondita relazione dei carabinieri della scientifica che hanno operato su incarico del pm Lucia Baldovin (aveva disposto la perizia come atto non ripetibile e quindi utilizzabile in dibattimento), sul coltello recuperato in un cassonetto e su un asciugamani che era appoggiato nelle vicinanze del cadavere. In particolare riguardo il coltello, seppur non siano state evidenziate impronte digitali, i carabinieri del Ris hanno individuato non solo le tracce biologiche di Pavel Semin e della vittima, ma anche quelle appunto di questa misteriosa persona. E ancora: la stessa traccia biologica di “Ignoto 1” è stata trovata anche su un asciugamano rinvenuto quella sera vicino al cadavere. E pure nella cabina del camion di Pavel Semin sono state riscontrate le tracce riconducibili all’“individuo maschile” sconosciuto che appunto è stato indicato come “Ignoto 1”.
Un terzo uomo dunque, che però al momento non è stato individuato nè tantomeno cercato. Per farlo - in maniera scientifica - occorrerebbe effettuare prelievi genetici su scala vastissima. Come fatto qualche anno fa nelle indagini appunto sull’omicidio di Yara Gambirasio. Ma qui la “popolazione” da esaminare non è certo quella di un piccolo centro come Brembate di sopra dove Yara era stata violentata e ammazzata.
Questo è il motivo per cui la soluzione del giallo di Fernetti rischia di diventare sempre più difficile e complicata. Anche perché i due indagati negli interrogatori, avvenuti alla presenza dei difensori - gli avvocati Marco Fazzini e Marta Silano - subito dopo il loro arresto, davanti al pubblico ministero Baldovin si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. E quindi non hanno fornito alcuna ulteriore informazione riguardo l’identità della terza persona che - le analisi non sbagliano - era con loro, forse in momenti diversi, nel pomeriggio del 10 dicembre 2016. Ma, in particolare, con Pavel Semin, come indicano con evidente probabilità statistica le analisi del Ris. I carabinieri hanno infatti utilizzato le frequenze genotipiche ricavate da un campione di circa 60mila casi, ottenendo una probabilità casuale quasi nulla di individuare fra miliardi di altre persone un soggetto con lo stesso profilo genotipico. Insomma, impossibile sbagliare.
Fedosov le cui tracce compaiono solamente su una busta in plastica trovata in un cassonetto era stato il primo a dare l’allarme segnalando la presenza di un cadavere sull’asfalto. Era stato lui a trovare in fin di vita riverso davanti alla cabina di un Tir con targa ceca il suo connazionale. Dopo circa quaranta minuti - nessuno riusciva a capire cosa stesse dicendo - erano arrivate due pattuglie dei carabinieri. E quindi l’allarme era stato girato al 118. L’altro camionista in carcere, Pavel Semin, aveva poi spiegato le macchie di sangue trovate nella cabina del suo Tir con il fatto che Mazukin, sanguinante per la ferita all’addome dopo essere stato aggredito vicino al suo camion, era salito a bordo della cabina di Semin stesso - che stava dormendo - per chiedergli aiuto. Ma era caduto a terra finendo a pochi metri dal luogo dove poi era stato ritrovato in fin di vita. È emerso che anche Pavel Semin quella sera aveva dato l’allarme.
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