Omicidio Degrassi: un amico incastra Carannante
«Michele quella notte mi ha detto: “Mi sono picchiato con uno e l’ho lasciato lì a terra, a Panzano”». Parole che ieri sono state al centro della nuova udienza del processo sull’omicidio del portuale Riccardo Degrassi, avvenuto fra il 18 e il 19 gennaio 2013. Un processo che vede imputato Michele Carannante, il ventunenne residente a Duino Aurisina accusato di aver ucciso il 38enne in via Marco Polo, a Monfalcone. A ricordare quel dialogo con Carannante, ieri, è stato un suo amico di origine ucraina, Oleg Karpenko, raggiunto dalla convocazione in Tribunale sino in Ucraina, dove era tornato dopo alcuni anni vissuti nel Monfalconese.
La notte tra il 18 e il 19 gennaio 2013, Karpenko si era visto assieme ad altri due amici con Carannante: dopo essersi incrociati di sera, si erano poi ritrovati a casa di un altro dei quattro a tarda ora. Lì, in una camera, il giovane poi accusato dell’assassinio e Oleg avevano chiacchierato per alcuni minuti. «Michele voleva contattare una ragazza. Voleva avere un rapporto sessuale con lei (i termini usati in aula sono stati altri e intuibili, ndr)» ma non era accaduto, ha raccontato Karpenko rispondendo alle domande del pm Valentina Bossi, dell’avvocato difensore di Carannante, Elisabetta Burla (che condivide l’incarico con il collega Giannantonio Milio), e del giudice Giorgio Nicoli che presiede la Corte con a latere Enzo Truncellito e poi gli otto giudici popolari.
«Poi Michele mi ha detto di essersi picchiato con uno e di averlo lasciato lì, a Panzano - ha proseguito Karpenko -. Mi ha fatto vedere un piccolo graffio sulla mano, spiegandomi che era il segno rimasto dopo una rissa a Panzano con una persona. Se Michele era nervoso e arrabbiato per non aver avuto quella ragazza? Non ricordo». A quel punto è stato il pm Bossi a interrompere il giovane ucraino, ricordandogli: «Il 20 gennaio dello scorso anno, quando era stato sentito dai carabinieri, aveva detto loro che Carannante le aveva spiegato di essere talmente nervoso che aveva incontrato una persona e l’aveva picchiata». Karpenko ha aggiunto altri dettagli di quella notte nella sua deposizione in Tribunale a Trieste: «Michele non era sobrio, ma riusciva a camminare e a spiegarsi». E inoltre: «Non era sporco, né di sangue né di terra, niente. Io non gli avevo creduto quando mi aveva detto di aver lasciato uno giù - ha continuato il teste -: non aveva le mani gonfie e i vestiti erano a posto». Nessun riferimento ad altri eventuali soggetti coinvolti nell’episodio: tre mesi fa, in aula, era stato proprio Carannante a fornire la sua versione, affermando di essere stato costretto da tre sconosciuti a infierire sul corpo già senza vita di Riccardo Degrassi.
Inizialmente, ieri, era parso che Karpenko non si fosse presentato all’udienza. Dopo una quarantina di minuti, il colpo di scena: si era recato al Tribunale di Gorizia, per un equivoco. È stato infine accompagnato a Trieste.
Sono stati sentiti anche due periti della difesa di Carannante: i medici legali Antonia Serio e Alessandro Peretti. La prima ha parlato anche di una lesione a “L” sul capo di Degrassi «compatibile» con colpi inferti con una «mazzetta o un martello», e di ferite «compatibili con più colpi ricevuti vicini nel tempo». Sulle contusioni alle nocche della mano della vittima, Serio ha osservato come possano essere derivate sia «da un’azione di offesa sia di difesa». E ritornando alle lesioni subite dal portuale staranzanese, come siano «compatibili con l’azione di più persone oppure di una sola che si muoveva velocemente attorno a lui ipotizzando fosse rimasto in piedi». Dal canto suo, Peretti ha rilevato: «È quantomeno improbabile che l’aggressore non abbia riportato dei segni sulle mani, sia nel caso abbia usato dei cocci sia i pugni. Ed è del tutto inverosimile non si sia sporcato di sangue». Prossima udienza il 3 ottobre alle 9.30.
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