Omero: «Lascio un Pd modello Forza Italia»

L’ex assessore ha deciso di non rinnovare: «Il partito dei Renzi e delle Serracchiani ha rottamato la sinistra»
Fabio Omero
Fabio Omero

Meglio dirsi addio che attendere una scissione che forse non arriverà mai. «Mi sono chiesto se ha senso motivare perché non intendo rinnovare la tessera del Pd e se in definitiva a qualcuno nel Pd frega realmente che c'è chi molla». Fabio Omero inizia così la sua lettera di addio al Partito democratico inviata il 19 dicembre alla presidente dell’assemblea provinciale Alessia Cozzi. Una lettera nella quale annuncia l’intenzione di non rinnovare la tessera e quindi di decadere dagli organi del partito (l’assemblea provinciale di cui fa ancora parte in quota di “civatiani”).

Un addio di quelli che “pesano” visto che arriva da un ex assessore comunale, ex capogruppo nella scorsa legislatura e prima ancora segretario provinciale dei Democratici di sinistra (dopo essersi iscritto al Pds di Achille Occhetto. Omero non è mai stata stato comunista, ma approda all’impegno politico a sinistra da radicale. Lui non avrebbe voluto rendere pubblico il suo congedo dal Pd (diventato ormai PdR, Partito di Renzi), ma non c’è l’ha fatta dopo aver sentito Debora Serracchiani parlare di calo fisiologico degli iscritti e la segretaria regionale Antonella Grim (ex collega di giunta a Trieste) dire che tutto va bene che ormai (a dicembre) siamo «tra il 75% e l’80% di tesserati rispetto al 2013 (da 6 mila tessere a 5mila, ndr)».

«Un po’ mi girano a sentire queste cose, poi mi dico che ho resistito anche troppo ed è colpa dei civatiani se ho rinviato tale decisione» ammette l’ex assessore approdato quasi per disperazione politica nelle file di Pippo Civati all’ultimo congresso. «I civatiani... - quale ironia - gli ultimi "giapponesi" a credere ancora nella coesione del partito. Ma quale partito? Quello dei Renzi e delle Serracchiani? E con quale spazio politico? Con quale pluralità di idee per un confronto, che non sia viziato dalla presunzione che loro sono i soli ad aver capito? Con quale elementare rispetto per le opinioni dell'altro? E magari con quale riconoscimento delle sue radici politiche e culturali? Ma già... quelle sono già state tutte rottamate» scrive sconfortato nella sua lettera sulla trasfromazione genetica del partito.

«Così è proprio la laicità a esser venuta meno, la laicità intesa nel senso più ampio e alto - e, a parole, più condiviso - del termine (anche perché il laicismo, che pure io ho sempre sostenuto, mai è entrato neppure nell'anticamera della politica "temporale" del Pd)» continua Omero che ha persino rifiutato al sindaco Roberto Cosolini (ex compagno di partito e ex amico) l’iscrizione nel suo matrimonio (a New York con Tomas Rigali) nel registro delle unioni civili di Trieste.

«Il tutto a favore di un leaderismo, di una vuota retorica fatta di parole chiave, di una costante manipolazione delle informazioni e di un raggirante populismo maggioritario con relativi replicanti ai diversi livelli territoriali, un'omologazione acritica e apolitica fatta di adesioni più spesso solo opportunistiche (wow! vedi cosa succede poi a voler motivare: sembra un copia-incolla di quanto noi tutti dicevamo solo alcuni mesi fa, ma di Fi...)» è l’autopsia del Pd di Omero, classe 1955, architetto, insegnante di storia dell’arte all’Istituto statale d’ ar te “Enrico e Umberto Nordio”. Altro che partito di plastico con kif faidate. Un Pd modello Forza Italia (Forza Renzi.). Chi l’avrebbe mai detto...
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