Oltre dodicimila firme per la Contrada

Valanga di adesioni contro il declassamento del teatro. I pacchi verranno consegnati oggi pomeriggio al sindaco Cosolini
Di Luca Saviano

Un fiume di inchiostro, pronto a sfociare nella sede romana della Commissione prosa del Mibact, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. La conta delle firme a sostegno del teatro La Contrada, raccolte in poche settimane a seguito del declassamento del Teatro Stabile di Trieste a “impresa di produzione teatrale” o a “organismo di programmazione”, è proseguita fino all’ultimo giorno utile, fermandosi a quota 12.269. «La situazione ci è piacevolmente sfuggita di mano», ammette candidamente la presidente del teatro Livia Amabilino. I conteggi sono da poco terminati, i fogli contenenti le firme sono stati accuratamente impacchettati e si può considerare archiviata favorevolmente la prima mossa di quello che è stato definito un contrattacco, il cui obiettivo dichiarato è quello di riuscire a recuperare il terreno perso. «Superata la soglia delle duemila adesioni – continua Amabilino – avremmo considerato un successo l’intera operazione. Siamo andati oltre ogni più rosea aspettativa». I pacchi contenenti le firme verranno consegnati nelle mani del sindaco Roberto Cosolini questo pomeriggio, alle 14, nella sala della giunta del Comune di Trieste, dove interverranno i vertici e una rappresentanza dei dipendenti dello storico teatro triestino. È chiaro, però, che il messaggio lanciato dalla città deve arrivare a Roma, «dove evidentemente non conoscono a fondo questa realtà». «Ci sentiamo umiliati – rincara la dose la numero uno della Contrada - , trattati come quelli che chiedono l’elemosina con il cappello in mano. Solo in Italia succede questo. Solo in questo Paese non viene riconosciuta dignità al teatro, quando nel resto d’Europa la cultura rappresenta anche un volano per poter uscire dalla crisi». Ma Trieste, evidentemente, non la pensa così e in molti si sono esposti per manifestare questa presa di posizione, anche organizzando in proprio la raccolta di firme. «In quasi quarant’anni di attività – sottolinea Amabilino – abbiamo saputo interpretare il sentimento di una città che ha sempre dimostrato grande attaccamento verso le proprie realtà culturali. La Contrada è una di queste, una presenza popolare nel tessuto cittadino». Tanti i nomi eccellenti che hanno voluto ribadire il proprio sostegno a favore del Teatro Orazio Bobbio, nome al quale è dedicato in ricordo del suo fondatore, a partire da Ariella Reggio, proseguendo per Claudio Magris, Roberto Curci, Ugo Pierri, Renzo Crivelli, Paolo Quazzolo, Gianni Gori, Fausto Biloslavo, Domenico Romeo, Franco Però, Corrado Tedeschi, Ettore Bassi, Alessandro Fullin, Miriam Mesturino, Ennio Marchetto, le Sorelle Marinetti, Riccardo Peroni, Giorgio Lupano, Alessandro Chiti, Antonio Salines, Giuseppe Emiliani, Al Custerlina, Simona Cerrato, Sabrina Morena, Etta Carignani, Vittorio Franceschi, Roberto Citran e tanti altri. «Anche se a colpirci maggiormente – confessa Amabilino – è stato l’affetto della gente comune, quello che solitamente arriva dalla platea».

Intanto si è allargato il fronte politico che sta cercando di impedire la retrocessione del teatro di via del Ghirlandaio. È passata all’unanimità, infatti, una mozione presentata dal consigliere provinciale del Pd Salvatore Dore, che impegna la presidente e l’intera giunta di Palazzo Galatti a intervenire presso la Regione e il Mibact, «per scongiurare il declassamento della Contrada ed evitare un impoverimento del territorio provinciale sia dal punto di vista economico che culturale». «È un atto doveroso – spiega la presidente Bassa Poropat – nei confronti di una realtà viva e profondamente radicata sul territorio». Un atto, quello proposto da Dore e ratificato da tutti i colleghi di maggioranza e opposizione, che obbliga la Provincia a una azione di pressing nei confronti delle istituzioni, regionali e statali, allineate dal punto di vista del colore politico. Sono panni sporchi di famiglia, insomma.

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