Oltre 40 anni per i 5 imputati dell’operazione Tornado
Un totale di 40 anni e 5 mesi di carcere divisi tra 5 imputati, accusati a vario titolo di spaccio di stupefacenti e condannati dal tribunale di Gorizia, con sentenza dell’11 marzo scorso, giudice Fabrizia De Vincenzi. Una condanna esemplare. A riconoscimento del lavoro e delle prove fornite dalle indagini condotte da carabinieri e polizia con l’operazione Tornado, un’indagine capillare tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, conclusasi nell’aprile 2017 con l’arresto complessivo di sette persone e il sequestro di quasi mezzo chilo di droga, tra cui 250 grammi di cocaina. Valore sul mercato: 25 mila euro. Iniziata nell’autunno 2016 e proseguita fino a inizio dell’anno successivo, l’indagine congiunta delle forze dell’ordine e coordinata dalla Procura col sostituto Ilaria Iozzi aveva condotto all’esecuzione di cinque ordinanze di misure cautelari e nove decreti di perquisizione domiciliare verso soggetti appartenenti a un sodalizio criminoso che spacciavano principalmente sul territorio, come avevano riferito il comandante dell’Arma Daniele Panighello e il vicequestore Stefano Simonelli del commissariato. Lo spaccio avveniva in sedi sparse tra il Padovano (Abano Terme e Montegrotto), l’Isontino (Gradisca, Monfalcone e Ronchi), Trieste e Latisana.
Il giudice ha condannato Claudio Di Benedetto, 55 anni, attualmente detenuto, a 16 anni di reclusione e 60 mila euro di multa, Ceta Ornado (da cui il nome dell’operazione T-ornado), 33 anni di origine albanese, attualmente con obbligo di firma a 12 anni di reclusione e 52 mila euro di multa, Umberto Guariello, 37 anni, attualmente detenuto a 6 anni di reclusione e 26 mila euro di multa, Ugo Mascioli, detenuto, 50 anni, a 5 anni di reclusione e 10 mila euro di multa.
Condannata anche una donna, Natasa Bizaj, 45 anni, attualmente libera, alla quale sono state riconosciute delle attenuanti, a un anno e 5 mesi di reclusione e 4000 euro di multa. De Benedetto, Ceta, Guariello e Mascioli sono stati condannati anche alla perpetua interdizione dai pubblici uffici. Sono stati assolti per altri reati, invece, Alberto Grusovin e Romano Paolo, perché il fatto non sussiste e Claudio Di Benedetto perché il fatto non costituisce reato.
L’indagine era partita da Ceta che, di professione, figurava meccanico con officina a Monfalcone. In realtà, faceva lo spacciatore. Ma Ornado Ceta, 31enne nato a Tirana, era solo un “pesce piccolo”. E se gli inquirenti si fossero fermati lì, con la denuncia, non sarebbe finito nella rete quello più grosso, ritenuto la vera mente di un disegno criminoso che puntava a rifornire la piazza locale con 100 grammi di cocaina purissima ogni settimana.
Lo strano andirivieni nella bottega di Aris era sembrata sospetta tanto da convincere gli inquirenti a tener d’occhio Ceta e i diversi soggetti gravitanti, portando a un’indagine capillare tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. Al vertice del sodalizio criminoso, il pregiudicato Claudio Di Benedetto, monfalconese, disoccupato, ma in passato attivo come operaio, che era stato arrestato, come Ceta, mentre l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria era stato deciso per Umberto Guarriello. Erano stati denunciati in stato di libertà: B.B., albanese classe ’83, A.G. di Latisana del ’60 e F.A., 35enne macedone residente a Ronchi. Le attività degli investigatori, intrecciatesi con quelle dei carabinieri di Abano Terme, avevano consentito di fermare e arrestare in flagranza di reato altri due uomini di 22 e 20 anni, entrambi rumeni con domicilio a Ronchi dei Legionari: Andrei Bogdan Cirjan e Marius Alexandru Traian Dorot, trovati in possesso di 3 mila euro in contanti e 100 grammi di coca. In questo caso, le manette sono scattate grazie a un’intercettazione telefonica. Nel corso della maxi-operazione le forze dell’ordine avevano sequestrato a Panzano, in casa dI Di Benedetto, 95 grammi di marijuana e 91 di hashish, oltre ad alcuni bilancini. —
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