Olio, vino e tartufi alla conquista della Cina
La Cina ha messo gli occhi sui prodotti tipici istriani. Un’opportunità per alcuni decantati prodotti agroalimentari come l’olio di oliva, il vino e il tartufo che potranno finire sull’immenso mercato cinese. Il tutto farebbe ovviamente la felicità di molti produttori, a partire dal vino e l’olio, viste le difficoltà di piazzare le loro bottiglie sul mercato interno. Il discorso non riguarda invece il tartufo che, per la gran parte, viene assorbito dal mercato italiano. Una strada, legale e anche illegale, che vede piazzare sul mercato un raccolto medio annuale di tartufi che si aggira attorno alle 5 tonnellate.
Ma come e quando la Cina si è interessata ai prodotti agroalimentari istriani? Una folta delegazione della provincia dello Jiangsu - guidata dal direttore dell’Ufficio per l’economia Da Jiaxiang e accolta nella Camera di commercio istriana - si è recententemente recata a Pola. Della delegazione cinese facevano parte esponenti del settore commerciale, turistico, immobiliare, degli investimenti e dell’industria della lavorazione che hanno presentato le peculiarità economiche della loro provincia. Un territorio che ospita 80 milioni di abitanti.
Oltre ai tre prodotti principe i cinesi hanno manifestato interesse anche per la pietra istriana, per il tabacco, varie colture agricole, nonché per abbigliamento, navi, e gli scambi turistici. L’Istria e il resto della Croazia già esportano in Cina prodotti in pelle, legname e arredamento mentre vengono importati componenti per la telefonia mobile, macchine per l’elaborazione matematica dei dati e stampatrici. Come sottolineato dalla presidente dell’ente camerale istriano Jasna Jaklin Majetic, nel 2013 c’è stato un notevole incremento nell’interscambio tra i due Paesi: le esportazioni sono aumentate del 60% e le importazioni del 44,9%.
All’incontro hanno partecipato anche esponenti del cantiere navalmeccanico Scoglio Olivi e di altre società, tra cui l’agenzia turistica Uniline, che tre anni fa ha aperto un ufficio a Shangaj. Nel settore turistico si aprono nuovi spazi in Cina dalla quale, l’anno scorso, sono arrivati solo 1.734 villeggianti cinesi che hanno totalizzato 4.787 giornate presenza. Poche davvero. A conclusione dell’incontro Jasna Jaklin Majetic ha lanciato un invito a farsi avanti a tutti i produttori istriani intenzionati a collaborare con la Cina. E l’interesse non mancherà specie dai viticoltori che, da molti anni, stanno cercando sbocchi sui mercati stranieri in primo luogo serbo, britannico e statunitense senza però sfondare. In Istria la vite viene coltivata su 4.000 ettari di superficie, per una produzione media annua di 300mila ettolitri. Considerato che ci sono poco più di 200.000 abitanti, diventa complicato consumare 1,5 ettolitri... <QM>
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