Olimpiadi e Oscar, sfida per gli interpreti

A Trieste un convegno internazionale. Maurizio Viezzi, ordinario di inglese: «Tradurre in tivù, problema deontologico»
Di Giulia Basso

Per la Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori (Sslmit) dell'ateneo giuliano quella che sta per finire è una settimana decisamente impegnativa, che vede Trieste al centro di due importanti eventi nell’ambito delle traduzioni e interpretazioni delle lingue straniere.

Si è aperto ieri infatti, e durerà fino a domani pomeriggio, il convegno scientifico “Translation and Interpreting: Convergence, Contact, Interaction” - "Traduzione e interpretazione: convergenze, contatti, interazioni", che vede riuniti alla Scuola Interpreti in via Filzi 14 oltre un centinaio di docenti e ricercatori, interpreti e traduttori delle lingue straniere, provenienti da 25 Paesi.

Dal 23 al 25 maggio inoltre Trieste ha ospitato, nell'aula magna della sede di via Filzi 14, l'assemblea generale della Conference Internationale Permanente d’Instituts Universitaires de Traducteurs et Interpretes (Ciuti, Conferenza Internazionale permanente degli Istituti universitari per Interpreti e Traduttori). È l'organismo mondiale che raccoglie i 47 migliori istituti universitari di formazione di interpreti e traduttori e attualmente è presieduta dal professor Maurizio Viezzi, docente ordinario di lingua inglese nei corsi di laurea di interpretazione e traduzione dell’Università giuliana. Viezzi è il primo presidente italiano nella storia di questa associazione, istituita nel 1960 in seguito al forte incremento nella richiesta di traduttori e interpreti competenti dopo la Seconda Guerra Mondiale, con la nascita della comunità europea e il rapido sviluppo del commercio internazionale.

Professore, di cosa si occupa la Ciuti e da quanti anni Trieste non ospitava una riunione dell'associazione?

«La Ciuti è un'associazione mondiale fondata nel 1960 per promuovere la qualità della formazione di figure di traduttori e interpreti e l'eccellenza della ricerca. L'Università di Trieste, assieme agli atenei di Ginevra, Heidelberg, Mainz/Germersheim, Saarbrücken e alla Sorbona di Parigi, è tra i membri fondatori dell'associazione, che da 22 anni non organizzava una sua riunione nella città giuliana».

Quali sono stati i temi affrontati in assemblea?

«Sono stati presentati vari progetti di ricerca a cui partecipano i soci dell'associazione, si sono studiate strategie per rafforzare la collaborazione tra membri nei campi della ricerca e della didattica e per espandere l'adesione alla Ciuti anche in Africa e America Latina. Abbiamo inoltre ospitato due rappresentati delle istituzioni europee, Luisa Castellani, che si occupa di interpretariato per la Commissione Europea, e Mads Nyegaard Outzen, che si occupa di traduzione per il Parlamento Europeo: con loro abbiamo fatto il punto sul tipo di figura professionale richiesta dalle istituzioni Ue».

Quali invece gli elementi di novità del convegno internazionale in corso?

«La novità principale del convegno scientifico che ospitiamo fino a sabato è la sua formula, che unisce assieme i due mondi della traduzione e dell'interpretariato. Per quanto affini, infatti, nei convegni traduzione e interpretariato solitamente vengono trattati separatamente. Noi invece abbiamo voluto metterli assieme, per far confrontare gli specialisti delle due discipline su particolari ambiti tematici, ciascuno dei quali presenta caratteristiche e problemi differenti. Così abbiamo suddiviso il convegno in più sessioni e tavoli tematici: c'è per esempio un approfondimento sul mondo del diritto e della traduzione giuridica, sulla traduzione e interpretariato in ambito politico, diplomatico, scientifico-tecnologico».

Lei ha presieduto la sessione dedicata a sport e tv. Quali sono i temi caldi in quest'ambito?

«Di sport si parla molto poco, eppure si tratta di un settore in cui traduzione e interpretariato sono all'ordine del giorno. Basti pensare ai prossimi Giochi Olimpici di Rio, per i quali sarà impiegata una legione d'interpreti. O, restando in Italia, al nostro campionato di calcio: visto il gran numero di giocatori stranieri nelle nostre squadre, ogni team ha i propri interpreti per favorire la comunicazione tra allenatore e giocatori. Anche la tv presenta caratteristiche peculiari che la rendono un ambito di studio molto interessante: gli interpreti, che si occupino di una conferenza stampa di un Gp di Formula Uno o della notte degli Oscar, non sono semplicemente chiamati a rendere i dialoghi in un'altra lingua, ma a informare lo spettatore su ciò che accade adattandosi al mezzo televisivo, in maniera spumeggiante e spettacolare. Ciò pone questioni interessanti anche sul piano deontologico».

Tra i mestieri che rischiano di scomparire per gli effetti della digitalizzazione viene citato spesso anche il lavoro del traduttore. Che ne pensa?

«Allo stato attuale direi che non c'è nessun pericolo da questo punto di vista: la traduzione automatica è senz'altro utile, ma funziona bene solo per testi molto formalizzati, come ad esempio le previsioni del tempo. Laddove l'informazione è più ambigua o sfumata, ricca di allusioni o sottintesi, c'è ancora bisogno di un essere umano. La macchina non è in grado di gestire la vera comunicazione, fatta di sfumature e sensi nascosti».

Riproduzione riservata © Il Piccolo