«Ok da Roma. Il tram può ripartire a gennaio»

Gennaio, ci scommette il sindaco Roberto Dipiazza, potrebbe essere il mese del ritorno del tram di Opicina. Dal “Comitato tecnico permanente per il sistema di trasporti degli impianti fissi” del ministero delle Infrastrutture è arrivato infatti il nulla osta per avviare gli interventi necessari per riavere la licenza. Prevedono, a quanto è dato sapere, la sostituzione di alcuni binari, giunti ormai a fine vita, e l’adeguamento di alcuni marciapiedi in prossimità delle fermate. Non rientrerebbero gli interventi che il Comitato aveva richiesto in un primo momento per consentire l’accesso a persone con disabilità, opere che non sarebbero state possibili visto che le carrozze sono vincolate come bene culturale in tutte le sue parti e quindi non sono modificabili. I progetti esecutivi in ogni caso sono già stati approvati, dovrebbero essere solamente aggiornati, mentre non ci sono problemi per i finanziamenti: subito dopo l’incidente Comune e Trieste Trasporti avevano messo a disposizione 200 mila euro cui si aggiungono i 323 mila erogati a inizio estate sempre dal Municipio.
La Regione ha invece messo a disposizione tre milioni: 500 mila per il 2018, 1,2 milioni per il 2019 e 1,4 per il 2020. A dare conto del via libera romano è Dipiazza in un’intervista alla Rai regionale: «Due giorni fa (mercoledì, ndr) si è riunita a Roma la commissione del Ministero dei Trasporti, e ha approvato i nostri progetti con alcune prescrizioni di piccola entità. I fondi ci sono, i progetti sono approvati e possiamo acquistare le rotaie, le traversine, i pali e tutto il materiale necessario. Subito dopo potremo avviare i lavori. Si tratta di un ok che aspettavamo da mesi, finalmente è arrivato ed è una buona notizia. Faremo i lavori, il tram verrà collaudato e poi partirà», conclude Dipiazza indicando «gennaio» come possibile data per la ripartenza. Il tram “nato disgrazià” è fermo dal 16 agosto del 2016, quando le vetture 404 e 405 si scontrarono frontalmente, un incidente che causò nove feriti e il blocco del servizio con il ritiro della licenza. In un primo momento mancavano anche le vetture, poi restaurate. Nonostante le 20 mila firme raccolte dal Piccolo tra i triestini, per arrivare a un reale segnale di sblocco ci sono voluti quindi più di due anni. E pensare che per costruire il tram nel 1902 ci erano voluti solo 11 mesi.
«Dopo tanto penare speriamo sia la volta buona. Il tram rimane uno dei “monumenti” più amati, per cui si era spesa la giunta Serracchiani stanziando tre milioni nell’ultima legge di stabilità», così la segretaria Pd Laura Famulari. —
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