I ghiacci più antichi di sempre recuperati dalla Laura Bassi

Nuovo record per la rompighiaccio dell’Ogs appena rientrata dall’Antartide. Portati a Trieste reperti preziosi risalenti a oltre un milione e mezzo di anni fa

Giulia Basso
Un’immagine della rompighiaccio dell’Ogs durante la missione in Antartide appena conclusa
Un’immagine della rompighiaccio dell’Ogs durante la missione in Antartide appena conclusa

Dopo aver conquistato, nel 2023, il primato per aver toccato il punto più a Sud mai raggiunto da un’imbarcazione, quest’anno durante la sua sesta spedizione in Antartide la rompighiaccio italiana Laura Bassi ha battuto un nuovo record scientifico: ha riportato a casa l’archivio climatico più antico mai recuperato, delle carote di ghiaccio risalenti a un milione e mezzo di anni fa. Un tesoro scientifico inestimabile che riposa a –50 gradi in speciali container refrigerati, appena approdati sulle banchine del Porto di Trieste.

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Lo scorso 21 aprile la nave dell’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale (Ogs) ha completato il suo viaggio di rientro dal continente bianco dopo oltre 12 mila miglia nautiche e una missione di più di due mesi. Un’impresa che non è stata priva di difficoltà, come racconta Franco Coren, direttore del Centro gestione infrastrutture navali dell’Ogs: «Quest’anno abbiamo dovuto affrontare un’avaria al motore in pieno Oceano Pacifico, che ha messo a dura prova l’equipaggio. Siamo riusciti a proseguire con un solo motore fino a raggiungere la Nuova Zelanda per le riparazioni».

Nonostante queste difficoltà, la missione ha centrato tutti gli obiettivi logistici prefissati e il 60% di quelli scientifici. «Il nostro primo compito è sempre garantire la sicurezza dell’equipaggio e dei ricercatori», sottolinea Coren, «ma grazie al lavoro di squadra siamo riusciti a completare le attività essenziali». La campagna, parte della 40esime spedizione scientifica italiana in Antartide finanziata dal Mur nell’ambito del Programma nazionale di ricerche in Antartide, ha visto la nave compiere due rotazioni dalla Nuova Zelanda all’Antartide, circumnavigando il Mare di Ross e raggiungendo la Base italiana “Mario Zucchelli” per attività di supporto logistico.

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Ma il vero successo della missione è legato al progetto europeo Beyond Epica – Oldest Ice, coordinato dall’Istituto di scienze polari del Cnr, che vede la partecipazione di enti scientifici da dieci Paesi europei. «Siamo molto orgogliosi di questo carico – afferma Coren –: sono carote di ghiaccio che potrebbero risalire a un milione e mezzo di anni fa, recuperate da un punto inaccessibile dell’Antartide a 3000 chilometri dalla costa». I campioni «rappresentano un investimento di diversi milioni di euro», spiega ancora Coren. «Da queste carote emergeranno dati cruciali sulla composizione dell’atmosfera di un milione e mezzo di anni fa».

La Laura Bassi resterà ora ormeggiata a Trieste per lavori di ammodernamento tecnologico. «Stiamo rivedendo tutta la parte elettronica della nave con fondi Pnrr», rivela Coren. «Abbiamo già installato tre antenne Starlink che ci permettono di monitorare da remoto tutto ciò che accade a bordo, e il prossimo anno aggiungeremo ulteriore strumentazione scientifica controllabile a distanza. Potremo seguire le attività da terra e, se necessario, fornire supporto a distanza», conclude Coren. Con questa spedizione l’Italia conferma il suo ruolo di primo piano nella ricerca polare e il suo contributo alle indagini sul cambiamento climatico, portando a casa quello che potrebbe rivelarsi uno dei più preziosi archivi della storia climatica. —

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