Ogni giorno più di 60 senzatetto in fila in stazione per un panino
di Laura Tonero
Alle 18.30 ogni sera all’interno della stazione ferroviaria si riuniscono una sessantina di senzatetto. Arrivano da tutte le zone di Trieste, dalla periferia, dai vagoni freddi sistemati in fondo ai binari, da giacigli di fortuna. Nelle serate più fredde se ne possono contare molti più.
Cosa fanno tutti insieme nello stesso punto? Attendono con ansia l’arrivo dei volontari che portano panini imbottiti. La loro cena. Un panino a testa con prosciutto, mortadella, qualche volta con il salame o due fettine di formaggio.
Il mercoledì e il venerdì il servizio viene organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, che sistema un furgoncino davanti alla stazione ferroviaria e, quando è possibile, serve anche minestre calde e pastasciutta. Le altre sere a farsi carico di quel gesto caritatevole è la Comunità di San Martino al Campo, che invece arriva munita di grossi borsoni da viaggio colmi di panini e si sistema per distribuirli in un angolo all’interno dell’ampia sala d’attesa. Quella stessa sala da dove, nei giorni scorsi, sono state rimosse panchine e sedie.
Ogni minuto d’attesa sembra un’eternità per chi ha i crampi dalla fame e per chi non tocca cibo anche da giorni. I volontari delle due associazioni che provvedono a portar loro quelle pagnotte, non possono mai prevedere quanti arriveranno a tendere la mano. E se i panini non sono sufficienti a sfamare tutti, la lotta per accaparrarsi quell’ultimo pezzo di pane con due fette di affettato diventa spietata e rischia di sfociare in rissa.
Lo scorso sabato sera alle 18.40 a farsi largo tra i senzatetto con le borse piene di panini c’era Alessandro Moncini. Da tempo, diverse volte alla settimana, è proprio l’ex imprenditore a farsi carico di questo compito. I barboni ormai lo conoscono. Da anni è ormai impegnato sul fronte del volontariato.
Qualcuno dei barboni fa anche un cenno, lo conosce. Dopo le polemiche scoppiate per la sua presenza ala festa di San Vito, una volta superata l’amarezza iniziale è tornato ad aiutare i poveri con grande dedizione e impegno.
Appena Moncini varca la porta della stazione i clochard sistemati qua e là nell’atrio gli corrono incontro e lo circondano: come mosche intorno al miele. E quando lui si sistema accanto alla biglietteria e apre il borsone composti in fila ritirano la loro modesta cena.
In meno di cinque minuti la distribuzione si esaurisce. Ognuno ritorna nel suo mondo fatto di vecchie coperte, vestiti sporchi, scarpe bucate, cartoni usati per proteggersi dal freddo e borse di plastica usate per contenere pochi beni.
Piccoli ricordi, qualche maglia rotta racimolata dai cassonetti gialli dove la gente getta gli abiti usati, un paio di sigarette, un pezzo di sapone, un asciugamano e un rotolo di carta igienica rubata dai bagni della stazione.
Tra le fila di chi si contende quel panino ci sono anche giovani punkabbestia. Tra loro alcune ragazze sui vent’anni, visibilmente alterate dall’alcol. E proprio due di queste ragazze, sabato sera, hanno dato vita ad una rissa fuori dalla stazione ferroviaria. Pugni, spintoni, sputi, bottiglie rotte. Un paio di senzatetto accorsi per separarle e per difendere i cani della giovani impauriti dalle urla, ne sono usciti con un occhio nero. A sedare la rissa sono intervenute due volanti della squadra mobile.
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