Ogni giorno in 120 in fila al Centro per l’impiego
Anche in questi primi giorni del 2015, la scena che si materializza davanti all'ingresso del Centro per l'Impiego della Provincia è sempre la stessa: decine e decine di persone in fila di buon mattino con la speranza di trovare un'occupazione. Anche solo temporanea. Italiani e stranieri, uomini e donne, giovani diplomati o neolaureati, ma anche persone mature che per un qualche motivo sono rimaste tagliate fuori dal mondo del lavoro e cercano un non facile reinserimento. Nell'ultimo anno sono stati quasi 40 mila gli accessi allo sportello di Scala dei Cappuccini. Numeri che a causa della crisi negli ultimi anni sono in continua crescita: la media recente registrata è di circa 120 persone al giorno, con punte di 200. Del resto basta ricordare le 117 giovani che la scorsa settimana si sono messe in coda davanti a un negozio per un posto da apprendista.In Scala dei Cappuccini c’è chi, considerato il numero limitato degli ingressi giornalieri per accedere a colloqui, iscrizioni o aggiornamento dei dati personali, si presenta con un paio d'ore di anticipo rispetto all'apertura degli sportelli.
Tante le storie che si possono raccogliere. «Dopo più di 25 anni di lavoro dal 2012 sono disoccupato, la mia azienda ha chiuso travolta da un'infinità di tasse e balzelli da onorare» - racconta Giorgio, 44 anni, moglie e due bambini -. «Da quel momento è iniziata la mia odissea: solo piccole occupazioni di pochi mesi e nient'altro. Se avessi qualche anno in meno non ci penserei due volte e andrei a lavorare nel Nord Europa, in Paesi dove la mentalità è quella di aiutare e non di affossare le aziende private».
Francesca, 31 anni, si è laureata all'Accademia delle Belle Arti: «È la quarta volta che mi iscrivo allo Sportello, non ho mai ricevuto lo straccio di una proposta» - spiega -. «Sono molto preoccupata per il mio futuro: il sistema in generale è sbagliato, corrotto e senza vie d'uscita. Tante promesse ma poche risposte concrete». Vincenzo e Lorenzo, 51 e 43 anni, sono tornati a Trieste da pochi mesi dopo esperienze di lavoro all'estero, rispettivamente in Canada e a Santo Domingo: un rientro che per entrambi si è rivelato irto di difficoltà. «L'Italia è un luogo bellissimo e quando sei all'estero provi un gran senso di nostalgia» - affermano -. «Il problema è che poi ti trovi a fare i conti con un mare di regole e burocrazia: il lavoro in teoria ci sarebbe, ma diventa di fatto un percorso inaccessibile e pieno di ostacoli, dove non c'è spazio per la meritocrazia».
Andrea e Tiziana sono due fidanzati di 24 e 20 anni: «Nonostante una laurea in Storia contemporanea e un diploma di ragioneria sappiamo che trovare lavoro sarà per entrambi un'impresa impossibile» - ammettono sconsolati -. «L'unica possibilità è andare all'estero. Una scelta non facile e che non si fa certo a cuor leggero. Ci sentiamo italiani e ci teniamo al nostro Paese. Il problema vero è che il nostro Paese non tiene a noi giovani».
L’assessore provinciale al Lavoro Adele Pino sottolinea che «tutti gli strumenti che si stanno attuando a livello nazionale e regionale, come gli sgravi fiscali per le aziende che assumono o i supporti per le fasce più deboli del mercato del lavoro, sono finalizzati non tanto all'aumento dell'occupazione, quanto a incrementare i rapporti di lavoro più stabili e a combattere la precarizzazione. Dunque non aspettiamoci inversioni di tendenza a breve termine». Le file continueranno a lungo.
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