«Oggi un contagiato infetta fino a 16 persone Necessaria prudenza e mascherine sui bus»

Il professor Luzzati evita allarmismi ma invita ad prestare attenzione. «Estate diversa dalle altre, questa variante è molto più contagiosa»

Elisa Coloni
Roberto Luzzati, direttore della Struttura complessa di Malattie infettive a Trieste
Roberto Luzzati, direttore della Struttura complessa di Malattie infettive a Trieste

«Omicron 5 potrebbe rivelarsi il virus più contagioso con cui l’uomo sia entrato in contatto: ogni persona contagiata può infettarne altre 15 o 16. È il motivo per cui quest’anno vediamo tanti positivi anche in estate, a differenza degli anni passati. E, attenzione, se il numero di vaccinati non fosse così alto, i positivi in queste settimane li vedremmo molto di più in ospedale che a casa con febbre e mal di gola. I vaccini aggiornati? Credo saranno disponibili in autunno». Che quella 2022 sia un’estate diversa dalle ultime due, è evidente, e lo sa bene anche Roberto Luzzati, professore di Malattie infettive all’Università di Trieste e direttore della Struttura complessa di Malattie infettive, che commenta la situazione attuale, guarda all’autunno e dà alcuni consigli utili alle persone su come difendersi da un virus che, purtroppo, non è affatto andato in vacanza.

Professore, perché questa volta la situazione è diversa rispetto alle ultime due estati “pandemiche”?

«Negli ultimi due anni abbiamo avuto l’impressione, poi confermata dai numeri, che il virus fosse scomparso o quasi. Ciò era dovuto al fatto che le precedenti varianti erano molto meno contagiose di quella più diffusa oggi, la Omicron 5, che si sta rivelando la più insidiosa di tutte. Si sta presentando con un livello di contagiosità decisamente inaspettato, quindi il contagio è più facile: un positivo può infettare fino a 15 o 16 persone. Ovvio ribadire quindi che bisogna mantenere l’attenzione molto alta».

Come?

«In primis utilizzando la mascherina in tutte le situazioni a rischio, soprattutto sui mezzi di trasporto. Purtroppo stanno prevalendo noia e stanchezza, ci sentiamo tutti liberi e al sicuro, ma non è così. Sui mezzi di trasporto la mascherina va indossata, e bene: coprire solo la bocca di fatto non serve a niente. Sarà ripetitivo dirlo, ma vale la pena ricordarlo forse oggi più che mai. Anche in altre situazioni in cui siamo a stretto contatto con altre persone è meglio usare la mascherina; penso all’ascensore, a una fila, a un luogo chiuso o anche all’aperto, ma affollato».

È bene ridurre le occasioni di socialità anche all’aperto?

«Non è giusto rinunciare alla socialità, soprattutto in un periodo in cui tutti abbiamo voglia di stare all’aperto, ma è bene adottare alcune precauzioni, soprattutto le persone fragili e anziane. Per tutti gli altri la mascherina all’aperto non è prescritta, ma attenzione a quando il contatto è ravvicinato: si può tenere la mascherina come fosse un cellulare, a portata di mano».

Se questa è la situazione oggi, viene da pensare che a ottobre, quando torneremo a vivere di più al chiuso, potrebbe essere molto peggio...

«Cercherei di evitare allarmismi, spaventarsi non serve a niente, ma è bene essere prudenti e alzare i livelli di attenzione, perché verosimilmente l’impatto del virus in autunno potrebbe aggravare la situazione, proprio perché torneremo a stare molto di più al chiuso, e gli ambienti chiusi facilitano il contagio, quindi il virus circolerà di più».

Quali i sintomi prevalenti di questa variante del Covid e chi colpisce di più?

«I livelli di ospedalizzazione fortunatamente sono molto bassi, soprattutto perché esiste un livello di vaccinazione alto. Chi si ammala presenta prevalentemente sintomi non gravi, come febbre, mal di gola, laringite, faringite, spesso diarrea e altri disturbi intestinali. Colpisce tutti, anziani e giovani, senza distinzione. Grazie ai vaccini si evitano conseguenze ben più gravi, anche se grandi anziani e persone fragili devono stare molto attenti. Purtroppo la quarta dose non ha avuto il successo che ci si aspettava».

Perché?

«Perché ha prevalso la stanchezza, probabilmente, ma va ribadito sempre il concetto che sono i vaccini a evitare un numero alto di ricoveri in ospedale, soprattutto in terapia intensiva. Oggi noi in reparto Infettivi abbiamo qualche caso di polmonite, ma sono pochi».

Ci sono sempre più pazienti che arrivano in Pronto soccorso con problematiche diverse dal Covid, e al tampone risultano positive: come gestire questa problematica negli ospedali oggi e domani?

«Ad oggi chi arriva con una frattura o un’appendicite, per citare due esempi, viene ricoverato in reparti Covid, con evidenti complessità. Asugi sta però predisponendo un piano che punta a cambiare approccio, mantenendo tali pazienti nei reparti, ma in apposite stanze, delle Covid room. Ciò garantirà allo stesso tempo sicurezza, ma percorsi di cura facilitati dalla permanenza dei malati nei reparti. Si sta lavorando alla riorganizzazione proprio ora, credo che potrebbe essere operativa già prima dell’autunno».

Sempre in autunno tornerà sicuramente all’ordine del giorno il tema vaccini: come cambieranno?

«Non abbiamo ancora certezze, ma ci dicono dal ministero e dall’Istituto superiore di sanità che i nuovi vaccini, aggiornati contro Omicron rispetto a quelli attuali, dovrebbero essere disponibili e utilizzabili in autunno. Sono già in fase di sperimentazione molto avanzata e hanno dimostrato di essere efficaci, ma non dimentichiamo che i vaccini di cui disponiamo oggi sono sempre e comunque utili perché prevengono la malattia grave e l’ospedalizzazione».

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