Offensiva grillina contro i videopoker

Emendamento M5S alla legge sul commercio. «Stop alle sale giochi a ridosso di chiese, biblioteche e impianti sportivi»
Una fila di slot machine in una sala giochi
Una fila di slot machine in una sala giochi

TRIESTE. Il M5S prepara un nuovo colpo nella sua guerra alle slot machine, la cui presenza è sempre più invadente in Fvg, con sale giochi spuntate come funghi negli ultimi anni. I cinque stelle stanno ultimando un emendamento alla legge sul commercio, per chiedere che entro due anni gli esercizi pubblici dotati di slot traslochino ad almeno 500 metri da una serie di luoghi sensibili. Se accolto dalla maggioranza, l’emendamento segnerebbe la quasi cancellazione del fenomeno, dal momento che la lista dei punti delicati annovera scuole, biblioteche, chiese, impianti sportivi, strutture residenziali socio-sanitarie, ricreatori, oratori e ludoteche: difficile trovare nei centri abitati una zona che nel raggio di 500 metri non ne registri almeno uno.

La legge regionale sul gioco d’azzardo legale, approvata dal centrosinistra nel 2014, prevede che il vincolo dei 500 metri scatti soltanto per le nuove attività. Il M5S ritiene invece che il divieto debba valere anche per gli esercizi in funzione, in nome di recenti sentenze che hanno attribuito ai sindaci il diritto di regolamentare il settore, per esigenze di tutela della salute pubblica. L’emendamento grillino non è che la riscrittura di una proposta presentata a dicembre, nel corso dell’ultima legge di stabilità: la richiesta di modifica fu tuttavia ritirata davanti all’impegno della giunta di verificare con l’Avvocatura regionale l’effettiva possibilità di imporre retroattivamente il limite dei 500 metri alle slot già ospitate in sale giochi o semplici bar.

In città una slot machine ogni 110 abitanti
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In quell’occasione il M5S ottenne l’approvazione di un secondo emendamento contenente diverse restrizioni sull’azzardo legale. È grazie a esso che oggi il limite dei 500 metri scatta anche nel momento in cui l’esercente rinnova il contratto scaduto con il concessionario delle slot o qualora traslochi la propria attività in altra zona. La legge impone allo scopo che tutti gli apparecchi attivi in Fvg riportino in bella vista la data di collegamento alla rete e quella di scadenza della concessione: un conto alla rovescia, che ammette sostituzioni solo in caso di guasti. L’emendamento stabilisce inoltre il divieto per i minorenni di giocare con le macchinette “ticket redemption”, quelle che non erogano premi in danaro ma buoni da accumulare in cambio di regali di vario genere: una pratica considerata dagli esperti di dipendenze come una prima formazione dei più giovani all’azzardo legale e punita ora per legge con una multa di 500 euro a carico dei gestori.

Andrea Ussai (M5S) spiega che «con la norma vigente si interviene oggi solo sulle nuove installazioni, ma le città sono ormai state colonizzate: ci siamo limitati a chiudere i cancelli quando i buoni erano usciti. A dicembre la giunta si è detta disponibile a discutere del limite dei 500 metri anche per le attività esistenti, ma non ci ha fatto sapere nulla del parere dell’Avvocatura: abbiamo allora ripresentato l’emendamento». Stavolta il M5S ha copiato la normativa approvata nel 2012 nella Provincia autonoma di Bolzano, non a caso quella che in Italia conta la più bassa incidenza di sale slot. La legge altoatesina ha infatti intimato la rimozione delle macchinette nei locali posti a 300 metri da luoghi sensibili. Dopo il ricorso degli esercenti, il Tar ha sancito il diritto della Provincia ad agire sulla materia, perché ciò non costituirebbe violazione della libertà d’iniziativa, ma tutela di soggetti vulnerabili o immaturi, a rischio di sviluppare dipendenza dal gioco. Un precedente che dovrebbe rassicurare la giunta Serracchiani, prudente su un provvedimento a rischio impugnazione per la sua retroattività. Bolzano è riuscita così a limitare a 5 ogni 10mila abitanti il numero di esercizi autorizzati a installare slot sul territorio provinciale. Il Fvg, quarta regione in Italia per percentuale di sale e bar abilitati, ne conta invece 18 ogni 10mila, mentre Trieste è la prima delle quattro province con 22 licenze su 10mila: una ogni 450 abitanti. Il dato pone il capoluogo giuliano sulla media della Sardegna, prima regione in Italia nel rapporto fra attività abilitate e popolazione.

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