Offensiva di lupetti e rover per riavere la Casa di caccia
Il Gma prima di andarsene, e lasciare Trieste nel 1954, donò una delle proprie sedi, la Casa di caccia di Opicina, alla Sezione di Trieste del Corpo nazionale giovani esploratori italiani (Cngei). Il Governo militare alleato, che la usò prima come Comando del campo carri armati, fu sicuramente generoso. Ma oggi contro ogni dettame del Galateo, il regalo, che poi passò al Comune, non viene più dato in concessione dal 2013. Ora - bisogna sottolinearlo - è in abbandono. Lasciato agli animali e alle intemperie.
L'associazione scout locale del Cngei richiede ora a gran voce con una petizione, che ha raggiunto circa 700 firme, di tornare a sfruttare l'edificio di 90 metri quadrati e i 10mila di terreno di Villa Carsia, al momento abbandonati a sé stessi. Al posto di lupetti, esploratori e rover ora sembra scorrazzino pecore e capre.
È questa la proposta dei firmatari del progetto “Lupo grigio”, già consegnato all'amministrazione comunale quattro anni fa ma rimasto ancora senza una risposta concreta. Lo scopo dell’iniziativa è quello di dare spazio alle loro attività educative, estendendo un'ospitalità anche ad altri enti.
«La concessione - spiega il presidente della sezione triestina Marco Possenelli - si è conclusa nel 2009 e abbiamo atteso il 2013 per presentare un progetto, che prevedeva la creazione di un centro di aggregazione giovanile, specifico per le attività scout ma aperto anche ad altre associazioni giovanili. Ci proponevamo come gestori, offrendoci di metterla a posto in parte anche con le nostre risorse, avendo a disposizione una concessione di medio lungo termine e delle condizioni favorevoli. Abbiamo avuto innumerevoli incontri con l'amministrazione, ma nonostante la buona volontà di tanti, non si è ancora giunti a una conclusione». Insomma tutto fermo. E la struttura - che ha anche un rilevante valore storico - resta abbandonata, o meglio dimenticata da chi potrebbe fare qualcosa.
In effetti nella la Casa di Caccia sono transitate centinaia, se non migliaia di ragazzi, provenienti da tutta Europa, e di adulti, che hanno goduto di quella che si riscopre ancora nei ricordi di chi cantava «Nei miei sogni torno a Opicina...». Si tratta di un simpatico motivetto nato a livello nazionale, quando dalla metà degli anni '50 fino agli anni '80 la sede ospitò anche la Scuola Capi Scout dell'associazione, una struttura di formazione, la prima in Italia, che riuniva gli educatori una volta all'anno per una settimana.
Nato nel 1918 a Trieste, a cui oggi afferiscono circa 150 partecipanti a livello locale e più di dodicimila a livello nazionale, il Cngei nel capoluogo giuliano ha potuto adibire la propria location per questo importante incontro grazie a Gualtiero Iesurum, commissario all'epoca dell'associazione locale, ma soprattutto al capo scout Antonio Viezzoli, maestro di scuola, che ne fu il primo artefice e protagonista. Il suo soprannome era appunto "Lupo Grigio" ed è con questo nome che è stato intitolato il progetto di recupero.
«La casa di caccia è composta da un grande piano - racconta Possenelli -, in cui ancora oggi c'è una stanza, che funge da refettorio e dormitorio, una cucina e i servizi igienici divisi tra maschi e femmine. Tutt'intorno invece il giardino, con piazzole per le tende, il bagno esterno con doccia e lavandini, un'arena con la zona fuoco usata come bivacco per i ritrovi».
Per chi volesse firmare la petizione, può recarsi alla libreria Minerva, al Bar Alpino, all'Acqedotto Caffè o il sabato nella sede del Cngei (nel cortile della scuola Fonda Savio-Manzoni in via Parini). Per info: segreteria@cngeitrieste.it / 334 1362063.
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