Ocean, 4 nuovi battelli per “vegliare” sulla Siot

Investimento di 6 milioni, uno degli scafi costruito dal Nuovo Arsenale Cartubi Impiegati per antinquinamento e prevenzione, sostituiranno il servizio di Crismani
Silvano Trieste 10/10/2013 Molo IV, manifestazione insieme per l'ambiente
Silvano Trieste 10/10/2013 Molo IV, manifestazione insieme per l'ambiente

Un armatore, Ocean, che vara quattro battelli tutti in una sola volta con un investimento complessivo di oltre 6 milioni di euro; un’azienda, la Nuova Arsenale Cartubi, grazie alla quale Trieste è tornata ad affacciarsi sul mercato della cantieristica; un terminal petrolifero, quello della Siot, che a fine 2013 si laureerà leader nel Mediterraneo a servizio di un oleodotto che è oggi il più importante d’Europa. Festa plurima ieri al Molo Quarto con un parterre che schierava tutte le principali autorità cittadine oltre a molti operatori portuali e marittimi per sancire, proprio nella settimana della Barcolana, le rinate ambizioni di Trieste sul mare.

Occasione principe l’iniziativa della Ocean, la società fondata nel secondo dopoguerra dal comandante Luigi Cattaruzza, tuttora e anche ieri “in plancia” assieme ai figli Michela e Alberto, che ha presentato la nuova flotta che “veglierà” sul terminal a mare dell’oleodotto transalpino con attività di antinquinamento e prevenzione. Si tratta in particolare di tre unità gemelle: la “Ocean 1”, la “Ocean 2” e la “Ocean 3” lunghe 17 metri e mezzo, 55 tonnellate di stazza lorda, due motori Caterpillar C18 che sviluppano una potenza di 450 kilowatt ciascuno, costruite al cantiere Siman di La Spezia, e dell’ammiraglia: la “San Giusto” costruita al Nuovo Arsenale Cartubi di Trieste, lunga oltre 28 metri, con una stazza lorda di 172 tonnellate e due motori Caterpillar C32 che sviluppano una potenza complessiva di 1790 kilowatt. I nuovi mezzi, che ieri facevano bella mostra di sè ormeggiati alla banchina, sono stati costruiti con specifiche caratteristiche sia di potenza che di manovrabilità e sono equipaggiati con le più avanzate tecnologie di prevenzione dell’inquinamento. In particolare sono dotati di telecamere termografiche per il rapido scoprimento dell’inquinante, di sistemi di contenimento per limitare nel più breve tempo possibile il prodotto sversato e di attrezzature di bonifica e di recupero del prodotto sversato da convogliare poi nelle ampie casse destinate allo stoccaggio in sicurezza (per il San Giusto la capacità è di 130 mentre cubi, per le tre Ocean di 36 metri cubi). Plurimi e sofisticati anche i sistemi di lotta agli incendi. I battelli sono dotati, tra l’altro, di più di un chilometro di panne gonfiabili, di panne oleoassorbenti, di gru, di tender muniti di sistema di recupero solidi e semisolidi, di tangoni di addensamento, di centraline oleodinamiche. Nel dettaglio operativo, le tre unità gemelle assisteranno le petroliere durante le fasi di discarica al terminal, mentre la San Giusto sarà in stand by 24 ore su 24, pronta a intervenire in caso di necessità. L’attività, anche per la formazione del personale, sarà svolta in collaborazione con Labromare, società livornese che si occupa di tutela e di salvaguardia dell’ambiente e che nel 2002 è stata acquistata da Tripnavi (joint venture tra Ocean e Gesmar) che fa riferimento alla stessa famiglia Cattaruzza.

«Il servizio Ocean-Labromare scatterà alla Siot dal 28 ottobre e sostituirà il proficuo lavoro che per anni è stato svolto dalla Crismani», ha annunciato Ulrike Andres, amministratore delegato della Siot. «I nuovi mezzi li abbiamo fatti tagliare su misura per questo servizio e per questo cliente - ha specificato Michela Cattaruzza, amministratore delegato di Ocean - dopo aver vinto la gara per l’appalto». «Il San Giusto lo abbiamo costruito in nove mesi - ha affermato l’ingegner Pascutti di Nuovo Arsenale Cartubi - riportando la cantieristica a Trieste». «In pochi clienti abbiamo riscontrato tanta attenzione alla qualità e alla salvaguardia dell’ambiente come ci è capitato con Siot», ha aggiunto Nicolò Poggiali amministratore delegato di Labromare. E Ulrike Andres ha concluso affermando che «lo facciamo perché vogliamo che il golfo di Trieste continui ad essere quel magnifico scenario che è oggi, palcoscenico anche per straordinarie manifestazioni come la Barcolana».

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