Occhio alle vespe all’inizio di settembre: la “fame” le può rendere aggressive
TRIESTE Soffrono, in questo periodo, di una specie di crisi di “astinenza” che le rende particolarmente aggressive.
Le vespe, a inizio settembre, sono più propense ad attaccare l’uomo, con i rischi che ne possono derivare, e a cercare nuove “case” e “cibo”, con l’aumento del numero di interventi da parte dei Vigili del fuoco per rimuovere i favi.
Il motivo di tale aggressività lo spiega Nicola Bressi, zoologo e naturalista della Società italiana di scienza naturale: «Le vespe sono carnivore e attraverso la carne alimentano le larve, che producono un liquido che è poi il loro vero nutrimento. In questo periodo dell’anno le larve stanno concludendo il loro sviluppo e quindi non producono nulla, generando negli esemplari adulti comportamenti che sono paragonabili a delle crisi di astinenza». In questo momento, a Nordest, esistono solo le vespe più comuni, la “killer” o “asiatica” non è presente. È arrivato, come era stato segnalato già nel 2019, il calabrone orientale, ma «non deve preoccupare l’essere umano – conferma Bressi – in quanto è un pericolo solo per gli apicoltori. Punge l’uomo ma non in maniera pericolosa. Il motivo del suo arrivo dal Sud Italia è collegato al riscaldamento globale: da due anni la temperatura non scende mai sotto lo zero a Trieste. Per quanto concerne invece la vespa “samurai”, introdotta per uccidere la cimice asiatica, essa non è assolutamente pericolosa per l’uomo, anzi è grande come un moscerino e non punge». Le api non sono invece aggressive e pungono esclusivamente se si sentono in pericolo. Per capire la differenza con le vespe basta un po’ di colpo d’occhio: le api sono marroncine, pelose e più grosse; le vespe invece sono gialle e nere con colori brillanti e hanno un corpo più lungo.
«Ci sono chiaramente specie diverse», osserva in proposito Bressi: «Le api da miele sono quelle che incontriamo più spesso, ci sono poi esemplari che vivono in coppia e non pungono mai. Di base le api tendono ad attaccare di rado e solamente vicino all’alveare perché con il pungiglione perdono anche una parte dell’intestino e quindi muoiono. Le vespe pungono con maggiore facilità perché sono abituate a usare il pungiglione per cacciare insetti e non solo per difendersi».
Se punti non bisogna restare da soli per almeno mezz’ora: lo shock anafilattico si manifesta nel caso in circa 20 minuti. Occorre togliere quanto prima il pungiglione e, in caso di necessità, chiamare il 112. Se a casa è presente un nido di api è fondamentale rivolgersi a un apicoltore, il quale provvederà alla rimozione del favo in sicurezza.
Se il nido invece è di vespe è meglio chiamare dei disinfestatori: «Con l’arrivo del freddo però le vespe sono destinate a scomparire quindi si può anche aspettare qualche mese e poi toglierlo con estrema cautela», conclude Bressi.
In caso di dubbi, comunque, il Comune ha attivato lo “sportello natura”, cui si può inviare una foto via mail all’indirizzo sportellonatura@comune.trieste.it, per far identificare la specie e ricevere consigli.—
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