Obbligo di vaccini in aula, sì del centrosinistra

La maggioranza in Regione cambia rotta. «Niente iscrizione a scuola in caso di mancata profilassi»
La preparazione di una dose di vaccino in una recente immagine d'archivio. ANSA / CIRO FUSCO
La preparazione di una dose di vaccino in una recente immagine d'archivio. ANSA / CIRO FUSCO

Dalle pressioni da parte dell’autorità sanitaria all’obbligo vero e proprio, non ancora dichiarato esplicitamente, ma introdotto di fatto a tutti gli effetti dalla proposta di legge sui vaccini della maggioranza, in discussione nella terza commissione del Consiglio regionale. Il centrosinistra cambia dunque linea in modo definitivo e modifica in senso restrittivo il testo che disciplinerà l'iscrizione dei bambini non vaccinati in asili, scuole e doposcuola pubblici e privati. Non più solo informazione e sensibilizzazione, come più volte dichiarato da Maria Sandra Telesca, ma obblighi chiari: sono questi gli effetti della sovraesposizione mediatica di queste settimane sul nodo vaccini.

Come spiegato dalla prima firmataria, Renata Bagatin (Pd), l'aggiunta introdotta ieri prevede che «in situazioni in cui i tassi di copertura risultino inferiori a quelli fissati dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale, l'Azienda sanitaria propone l'interdizione all'accesso ai servizi educativi e ricreativi pubblici e privati ai minori che non abbiano assolto agli obblighi vaccinali prescritti dalla normativa vigente». Tradotto dal burocratese, significa che non sarà più possibile eludere le vaccinazioni obbligatorie previste dalla legge (poliomielite, difterite, tetano ed epatite B), posto che in Friuli Venezia Giulia i livelli sono da anni al di sotto del 95% fissato dal piano nazionale. Il divieto scatterà comunque solo qualora i genitori continuino a rifiutare di vaccinare il figlio anche dopo un apposito colloquio informativo.

La proposta del centrosinistra diventa così sempre più simile alla disciplina introdotta nei mesi scorsi dal Comune di Trieste e dalla Regione Emilia Romagna. La norma rafforza anche le misure relative alle vaccinazioni non obbligatorie, fissando soglie minime di copertura che le varie scuole dovranno rispettare e senza cui i bambini non vaccinati contro morbillo, parotite, pertosse e varicella (quest'ultima aggiunta con la limatura di ieri) non potranno iscriversi. Stavolta l'obbligo non è esplicito, ma le cose funzioneranno come se lo fosse, dal momento che i livelli minimi di copertura di antimorbillo e antivaricella sono indicati al 92%, mentre in Fvg l'effettivo tasso di vaccinazione dei bambini di 24 mesi è rispettivamente dell'83,2% e del 74,5%. Notevole scostamento anche per la parotite: la proposta fissa il minimo al 90%, mentre la realtà dice che i bambini di due anni siano vaccinati nell'83,2%. Più contenuto il gap per quanto riguarda la pertosse: la norma indica il tetto minimo al 92%, contro l'89,3% della copertura entro i 24 mesi. Il testo prevede l'obbligo per le famiglie di dichiarare le vaccinazioni cui è stato sottoposto il bambino al momento dell'iscrizione a scuola. Nei casi in cui il tasso di sicurezza dell'istituto sarà rispettato, non verranno imposti vincoli di sorta ai non vaccinati, almeno fino all'insorgere di un focolaio.

(d.d.a.)

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