Obbligo di vaccini in asilo: ok del Consiglio di Stato

I giudici respingono la richiesta di sospensiva presentata da due famiglie. Riconosciuta la legittimità della decisione assunta dal Comune di Trieste
Silvano Trieste 11/10/2016 IDipartimento di Prevenzione
Silvano Trieste 11/10/2016 IDipartimento di Prevenzione

TRIESTE. In una partita di calcio sarebbe due a zero secco. Dopo il Tar anche il Consiglio di Stato dà ragione al Comune di Trieste sulla delicata vicenda dei vaccini obbligatori negli asili, emettendo un’ordinanza che stronca definitivamente il tentativo di due famiglie di neutralizzare i nuovi regolamenti comunali per l'iscrizione dei bimbi. Il caso Trieste, senza precedenti in Italia, torna dunque a fare giurisprudenza tracciando in qualche modo la strada in materia di prevenzione per tutto il territorio nazionale.

 

A Trieste vaccini obbligatori all'asilo

 

Tecnicamente, il Consiglio di Stato ieri ha deciso di respingere una richiesta di sospensiva avanzata dai genitori “dissidenti” contro la sentenza emessa lo scorso gennaio dal Tribunale amministrativo del Friuli Venezia Giulia. Un provvedimento, quello del Tar Fvg, che confermava a chiare lettere la validità della delibera del municipio triestino, lì dove si stabiliva che per iscrivere un bambino in classe è necessario averlo sottoposto prima all’antidifterica, all’antitetanica, all’antipoliomielitica e all’antiepatite virale B. Una norma diventata a inizio anno un requisito d'accesso sia per i nidi sia per le scuole d'infanzia comunali e quelle convenzionate. L’obbligo, quindi, interessa tanto la fascia 0-3 quanto quella 3-6 anni.

 

La questione vaccini obbligatori all'asilo spiegata in 10 punti da Andrea de Manzini

 

L'input era partito soltanto qualche mese fa dell'assessore all'Infanzia Angela Brandi in accordo con le autorità sanitarie locali. Circostanza che aveva acceso un forte dibattito sulla legittimità, da parte di un ente pubblico, di avanzare «pretese» in questa direzione: le due famiglie ricorrenti, preoccupate di eventuali rischi connessi ai vaccini, non ritenevano di aver avuto dalle autorità sanitarie una completa informazione sui costi e i benefici delle vaccinazioni. Ma la scelta adottatat dal Comune di Trieste, primo in Italia, si basava su una constatazione: le coperture vaccinali, nel capoluogo, sono scese al di sotto del livello di sicurezza (il 95%), quello che secondo gli esperti sanitari garantisce il controllo nella diffusione delle malattie. Una circostanza accertata per tutte e quattro le patologie considerate: antidifterica (89%), antitetanica (91%), antipoliomielitica (92%) e all'antiepatite virale B (89%).

 

Vaccinazioni obbligatorie, legittimo l'obbligo a Trieste per materne e nidi
Un bambino sottoposto a vaccinazione in una foto d'archivio. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO/i52-gid

 

La questione, ben presto, si è trasformata in terreno di battaglia e i contras, nonostante la doccia fredda del Tar, si sono appellati al Consiglio di Stato. Che, ancora una volta, ha deluso le loro aspettative. Pure in questa occasione, infatti, è stato riconosciuto che la tutela della salute pubblica, in particolare in età prescolare, assume un valore «dirimente che prevale sulle prerogative sottese alla responsabilità genitoriale». Grazie al rigetto dell'istanza di sospensiva il municipio ora potrà stilare le graduatorie definitive.

Si tratta di un provvedimento destinato a fare scuola, ne è certa la giunta Dipiazza: «La velocità della risposta del Consiglio di Stato - ha osservato Brandi - è significativa del nostro lavoro e prelude a una sentenza per noi confortante (attesa nei prossimi giorni, ndr). Siamo un caso-pilota e agiamo nell’unico interesse della tutela della salute pubblica, soprattutto in questi tempi di polemiche e confusione sul tema. Il fatto che il pronunciamento sia giunto a 24 ore dall’udienza vuol dire che c'è grande attenzione sulla questione. Questo ci consente anche di andare avanti con il procedimento per la formazione delle graduatorie definitive dei nidi e delle scuole dell'infanzia - ha ricordato l'assessore - previste per il 28 aprile, e che rischiavano di venire bloccate».

Soddisfatta anche Beatrice Lorenzin, ministro della Salute. «Quella del Consiglio di Stato è un’ottima decisione - commenta -. Secondo me farà giurisprudenza perchè mette sulla bilancia due diritti e rende più pesante il diritto alla salute pubblica e a una salute diffusa come quella che danno i vaccini. Tra l'altro grazie a questa sentenza avranno vita molto più facile tutte quelle normative che si stanno attuando in varie regioni d'Italia e che io vedo molto, molto favorevolmente».

Ma i toni non si abbassano. Il verdetto del Consiglio di Stato, «non cambia di una virgola la situazione - obietta il Codacons - perché il regolamento varato dal Comune è e resta inapplicabile visto che in commercio non esistono singolarmente i quattro vaccini obbligatori previsti dalla legge, e ai bambini può essere somministrato solo l'esavalente, che contiene anche due vaccini non obbligatori e che non possono essere in alcun caso imposti ai genitori». Parole che l'assessore respinge categoricamente: «Il Codacons non conosce la nostra delibera - ribatte Brandi - che prevede l'obbligo per i vaccini disponibili. Attualmente non è disponibile in dose singola il vaccino per la difterite. Per cui l’obbligo si considera assolto con i tre vaccini utilizzabili in dose singola. Se poi qualcuno vuole sottoporre i figli all'esavalente, in cui è prevista anche la difterite e due vaccini facoltativi, lo può fare».

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