Nuovo schiaffo romano a Sappada
TRIESTE. In tanti, un mese fa, guardavano alla prossima riunione dei capigruppo del Senato auspicando il ripescaggio del dossier sul trasferimento di Sappada al Friuli Venezia Giulia. Quell’appuntamento è arrivato, ieri sera, ma il tema non è rispuntato. Perché la capigruppo, all’ora di cena, si è concentrata sulle mozioni di sfiducia - primo o dopo il referendum sulle trivelle, si è deciso per il dopo -, ma su Sappada, informano alcuni parlamentari della regione, nessuna traccia.
Questione congelata, dunque. Il governo ha deciso che se ne parlerà «più avanti». Un generico «più avanti» quello che filtra dal ministero per le Riforme costituzionali di Maria Elena Boschi. Vale a dire che l’attesa potrà andare dalla capigruppo di maggio a chissà quando. Non una novità, commenta quasi rassegnato il sindaco di Sappada Manuel Piller Hoffer, «ai rinvii siamo abituati». Ieri avrebbe potuto essere l’occasione giusta per far ripartire l'iter. Nella capigruppo di marzo era prevalsa la pressione dei parlamentari bellunesi (dal sottosegretario Gianclaudio Bressa al segretario del Pd veneto Roger De Menech), spaventati dall’effetto domino, e il passaggio di Sappada in Fvg era scomparso dall’ordine del giorno dei lavori di Palazzo Madama.
Ma il caso era subito montato, qualche parlamentare aveva fatto la voce grossa, Franco Iacop e Debora Serracchiani avevano sollecitato a fare presto, la presidente si era pura esposta con una “provocazione”: non solo Sappada, ma l’intero Bellunese «si congiunga sotto la specialità del Fvg per mettere insieme il patrimonio straordinario che abbiamo: la nostra montagna e i parchi delle Dolomiti». Non solo. Lo scorso 22 marzo è pure arrivato in Fvg il ministro per gli Affari regionali Enrico Costa a ribadire, in un faccia a faccia con Piller Hoffer, che «il parlamento deve chiudere l’iter e dare a Sappada quello che Sappada legittimamente chiede». Insomma, ci si sarebbe potuti attendere una svolta.
E invece le intercettazioni dell’inchiesta Tempa Rossa che hanno coinvolto l’ex ministro Guidi e il ministro Boschi hanno fatto accantonare il capitolo Sappada. Senza che peraltro nessuno, ieri sera, ne abbia nemmeno fatto cenno. Un rinvio bis, dunque, che si aggiunge a una storia lunga otto anni dopo che i sappadini, via referendum (9 e 10 marzo 2008, il 95% degli 860 votanti dice «sì» al Fvg), si sono chiaramente espressi a favore del cambio di regione. Tra fine gennaio e inizio febbraio la strada era sembrata improvvisamente in discesa: dalla commissione Affari costituzionale del Senato, dove era calendarizzato l’esame congiunto di due ddl, uno dei quali a firma dell’europarlamentare del Pd Isabella De Monte, sul “Distacco del comune di Sappada dalla regione Veneto e relativa aggregazione al Fvg”, la palla era passata al Bilancio.
E dal Bilancio, una volta recuperati i 700mila euro di minori entrate per lo Stato derivanti dall’aggregazione di un Comune a una Regione autonoma, si era ritornati agli Affari costituzionali per il definitivo via libera prima dell’aula. «Si è sanato un torto», dichiarava il senatore del Pd Francesco Russo, mentre in Fvg esultavano in tanti. Ma Piller Hoffer, nemmeno allora, mostrava ottimismo: «Ne ho viste così tante...». E infatti, due mesi dopo, siamo ancora al punto di partenza. «Avevo percepito che le tensioni non erano rientrate», dice il sindaco dopo aver saputo dell’ennesimo slittamento.
Tensioni, spiega, interne al Pd: «So che Serracchiani è in contatto con Bressa e De Menech, ma non ho riscontro di passi avanti, purtroppo. La questione rimane irrisolta». Parole a vuote quelle pronunciate in Consiglio regionale alla presenza di Costa? «La vicenda è certamente complessa perché coinvolge anche altri comuni bellunesi sul confine tra Regioni ordinarie e Regioni autonome - osserva Piller Hoffer -, ma la politica è chiamata a dare risposta ai territori. Se qualcuno all’inizio ha sottovaluto l’iniziativa di Sappada, non si può oggi non tenere conto che l’iter è stato regolare e che sono passati tanti anni». Da parte del comitato promotore del referendum non è esclusa l’organizzazione nelle prossime settimane di nuove forme di protesta.
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