Nuovo Piano del centro storico a Trieste: via al “rush finale” di tre mesi
TRIESTE L’obiettivo è santificare una festa, potrebbe essere Natale o San Silvestro. Tutto dipende da quanto si riuscirà a rispettare del cronoprogramma dettato dall’Urbanistica municipale.
Su una griglia bollente è appoggiata una delle mete del mandato, il Piano particolareggiato del centro storico, che, a distanza di quarant’anni dal precedente firmato da Luciano Semerani, ha buone probabilità di andare in onda prima che Roberto Dipiazza termini il suo terzo giro e si proponga per il quarto.
L’assessore Luisa Polli, di concerto con il capo-struttura Giulio Bernetti, articola una sequenza piuttosto serrata e ricca di tornanti, un po’ diversa da quella anticipata a metà agosto. E comunque sottoposta alla costante briscola del Covid, che potrebbe condizionare i tempi dell’iter. Intanto l’esecutivo municipale ha già incassato un primo risultato, cioè il parere favorevole delle Circoscrizioni interessate, che sono la III, la IV, la V. Questo step consente di effettuare già la prossima settimana un passaggio giuntale.
A seguire, la parola toccherà alla IV commissione consiliare, presieduta dal forzista Michele Babuder, che preparerà la strada al confronto in aula. Dal dibattito in sede politica partirà il cronometro dei trenta giorni utilizzabili per presentare osservazioni al Piano. Allo scadere dei trenta giorni, il documento, avendo recepito quanto emerso dalle varie fasi di esame, ritorna all’attenzione degli uffici, che debbono riordinare il materiale e conferire ad esso coerenza.
Una volta che lo staff di Bernetti, coordinato da Beatrice Micovilovich, ha terminato questo compito, il faldone Centro storico ripassa in giunta e in consiglio. La Polli è fiduciosa di farcela entro la fine del 2020 o, alla maledetta, al principio del 2021. Vuole farcela anche perchè spera che il nuovo Piano partecipi al rilancio del settore edile, in concomitanza con i provvedimenti governativi Superbonus e Sismabonus, che favoriscono gli interventi di riqualificazione (soprattutto enegetica).
Il Piano del Centro storico, frutto di un’ampia schedatura che ricomprende 1.621 edifici, inquadra città murata, i tre borghi imperiali, via Udine, l’asse tra viale XX Settembre e via della Pietà. Il messaggio, che ne esce, intende stimolare proprietà immobiliare e imprenditori del comparto: possibilità di intervenire nei sottotetti, sui tetti piani, con ascensori e corpi scala. In un’ottica di rifunzionalizzazione dello stabile. I 1.621 edifici “schedati” distinguono quelli solo restaurabili (5%), quelli restaurabili all’esterno con margini di ristrutturazione interna (45%), quelli da rispettare all’esterno ma sventrabili all’interno (30%), quelli che possono essere demoliti e sostituiti con nuove costruzioni (20%). —
Riproduzione riservata © Il Piccolo