«Nuovo patto fiscale, autonomia in salvo»

Serracchiani rivendica i meriti dell’accordo con Roma: «Demolita l’impostazione punitiva dell’intesa Tondo-Tremonti»
Il palazzo della giunta regionale
Il palazzo della giunta regionale

«Diciamo che si sono impegnati per mettere in difficoltà il Friuli Venezia Giulia». Si è passati dai 370 milioni di euro all’anno da spedire a Roma dal 2011 all’eternità ai 760 milioni (e poi si vedrà) nel prossimo triennio e Debora Serracchiani non può non lasciare intendere che, per un federalismo fiscale mai nato, la Regione ha “regalato” allo Stato 1.480 milioni di euro dal 2011 al 2014. Nel giorno della presentazione dell’accordo con Roma che demolisce il patto Tondo-Tremonti del 2010, la governatrice rileva come quell’intesa «conteneva un impegno a girare risorse allo Stato per avere qualcosa che era già nostro: il riconoscimento, anche per sentenza della Consulta, degli arretrati della compartecipazione sui tributi da pensione». Arretrati che il Friuli Venezia Giulia continuerà a incassare (restano ancora 330 milioni, ne arriveranno 70 dal 2015 al 2017) pur se alleggerita alla voce del “dare”.

«Una pagina fondamentale per la riaffermazione di autonomia e specialità - sottolinea la presidente illustrando la ridefinizione del patto con il governo -, il primo atto di una nuova fase di trattativa con lo Stato sui temi di natura finanziaria e fiscale, in linea anche con gli indirizzi affidati alla Paritetica per l’acquisizione di ulteriori competenze». Le critiche dell’opposizione? «Comprendo le difficoltà politiche quando si ha poco da dire nel merito».

Sconto da 350 milioni sul patto fiscale
La sede della giunta regionale in piazza Unità

Nel palazzo della Regione di Udine, presenti buona parte della giunta e il presidente del Consiglio Franco Iacop, Serracchiani ricostruisce i passaggi che hanno portato al nuovo patto con il ministro Padoan, un mix di sconto fiscale (350 milioni in meno da dirottare nella capitale nel prossimo triennio), più spazi di spesa (320 milioni in quattro anni, i primi 80 impiegabili da subito) e recupero crediti (155,3 milioni), pendenze riconosciute a seguito di una causa vinta dalla Regione davanti alla Corte costituzionale. Dal 2011 al 2014 il Tondo-Tremonti - fatto il saldo tra i 370 milioni all’anno per il federalismo fiscale e la quota restituita dallo Stato dei complessivi 910 milioni di arretrati sulla compartecipazione Inps - ha visto la Regione “congelare”, e di fatto perdere, 900 milioni. «Senza alcuna compensazione con nuove funzioni, come peraltro era previsto in quel protocollo», ricorda Iacop. Un protocollo dunque «penalizzante e inattuato» che viene ora superato. Nel Serracchiani-Padoan il riferimento non è infatti più al federalismo fiscale, ma al contributo della Regione al risanamento della finanza pubblica. Un modello che vale per tutte le “speciali” (che hanno tra l’altro strappato rispetto alle ordinarie il rinvio di un anno, all’1 gennaio 2016, del pareggio di bilancio) e che avrà vigore fino al 2017 (mentre i 370 milioni del Tondo-Tremonti non avevano scadenza), anno nel quale ci si tornerà a sedere al tavolo per la rinegoziazione. «Mentre il patto precedente era fuori dal sistema e cristallizzava tutto all'interno del federalismo fiscale - sottolinea ancora Serracchiani -, il cambio di cornice ci permette di inserire in questo contesto i diversi rapporti di natura finanziaria e fiscale tra Stato e Regione».

Più flessibilità, in sostanza, e maggiore possibilità per Trieste di rimodulare i sacrifici chiesti da Roma: «Di volta in volta potremo rimettere in discussione la nostra partecipazione al risanamento». Un «cambio di metodo e di passo che ci rafforza nell’interlocuzione con il governo già in questa legge di stabilità», aggiunge l’assessore alle Finanze Francesco Peroni, ancora in attesa della scheda tecnica per capire l’impatto della manovra nazionale sulla spesa regionale. Un risultato così convincente secondo la giunta Serracchiani che diventa contestuale la rinuncia ai contenziosi pendenti con lo Stato (come hanno fatto pure Sicilia, Sardegna, Trento e Bolzano). Anche perché nell’attesa, spiega Peroni, «il legislatore nazionale, fatto tesoro delle prescrizioni della Corte, ha scritto le norme successive con più accuratezza».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo