Nuovo intoppo per l’Urban center: tutte le 33 finestre vanno sostituite
TRIESTE. La casa dalle finestre che non ridono. Diversamente dal thriller cult di Pupi Avati del 1976. L’“Urban center per le imprese” di corso Cavour continua a riservare brutte sorprese all’amministrazione comunale. «Segnalata la impossibilità tecnica-economica di intervenire sugli attuali serramenti, è stata prevista nel bilancio comunale per l’esercizio 2019 la spesa di euro 220.000 finanziata con fondi comunali» si legge in tono rassegnato nella delibera del 9 dicembre scorso licenziata dalla giunta comunale su proposta dell’assessore ai Lavori pubblici Elisa Lodi.
Sono 33 le finestre che danno solo su corso Cavour. Un ulteriore esborso dopo le scoperte dell’amianto che hanno rallentato il cantiere in corso sull’edificio rosso realizzato negli anni ’50 del secolo scorso dal Governo militare alleato.
Quello che doveva essere il primo vero intervento comunale di recupero nell’area di Porto vecchio (l’edificio è tra quelli sdemanializzati tre anni fa) si è trasformato in un percorso ad ostacoli. Il progetto di fattibilità del 2017 per la realizzazione dell’Urban center prevedeva la riqualificazione di circa 2 mila metri quadrati di edificio su tre piani al fine di poterlo adattare e adeguare alle normative attuali per l’accoglimento di uffici e laboratori per imprese innovative.
Un intervento da un milione e 300 mila euro (eredità del Fondo Trieste) tra demolizioni e opere principali. Solo che, nel corso delle demolizioni, è emersa la presenza di pavimentazioni in vinilamianto e di tubature in eternit per cui si sono dovute effettuare rilevanti operazioni di bonifica. Nel progetto iniziale, inoltre, si prevedevano «interventi minimali sui serramenti in quanto ritenuti all’epoca ancora idonei alla loro funzione anche se ne veniva auspicata la loro futura sostituzione».
Nel corso dei lavori, invece, si è constatata la gravità della situazione delle finestre soprattutto al primo piano. Tre serramenti, tra l’altro, risultano già sostituiti dalla ditta affittuaria “M Cube” di Manlio Romanelli. Di qui il progetto esecutivo da 220 mila euro per la sostituzione di tutti i serramenti sulla facciata di Corso Cavour, la sostituzione di alcuni serramenti sulla facciata al primo piano interno, nonché quella delle tre finestre a nastro poste nei saloni del primo, secondo e terzo piano. In aggiunta verranno realizzati un nuovo marciapiede sulla bretella di collegamento del Porto vecchio con creazione della rampa per disabili, il rifacimento dell’intonaco delle due facciate cieche verso città, la pulizia della pietra artificiale posta ai piani terra del fabbricato e la tinteggiatura delle pensiline.
Il progetto dell’Urban center, avviato due anni fa, prevede che lo stabile rosso di corso Cavour, situato tra il Magazzino delle Idee e l’Agenzia delle Entrate, diventi una sorta di quartier generale delle imprese, aperto sia ai cittadini sia agli enti scientifici del territorio. Lo spazio, suddiviso in tre piani, si articolerà in un Fab Lab dimostrativo, complementare a quello attualmente operativo all’interno del Centro di Fisica teorica Ictp, uno spazio per i cittadini e gli enti scientifici locali, quale luogo di incontro, scambio, confronto e uno spazio dedicato ad ospitare uffici di imprese. Il progetto Urban center è finalizzato a creare una “vetrina” cittadina per il mondo della scienza per imprese operanti nei settori hi-tech e biohightech dirette alla ricerca di soluzioni innovative legate al benessere e alla salute.
L’edificio, connotato dalla rossa facciata in cotto, è stato costruito negli anni ’50 sul basamento di un ex deposito ferroviario risalente al 1902. Fu il Genio civile a progettarlo e fu la Società Adriatica di costruzioni a realizzarlo per conto del Governo militare alleato (Gma). I lavori, ironia della sorte, vennero ultimati il 26 ottobre 1954, giusto in tempo per salutare il ritorno della città all’Italia.
Riproduzione riservata © Il Piccolo