Nuovo governo, si apre la partita dei sottosegretari Fvg. Gava in corsa Rosato e Serracchiani si sfilano
TRIESTE I big reduci dal totoministri si fanno da parte, gli altri parlamentari del Friuli Venezia Giulia attendono ma ci credono poco. Chiusa la partita della squadra di governo, comincia quella sui sottosegretari, che potrebbe risolversi nel giro di 48 ore, prima del discorso del premier al Senato mercoledì. Debora Serracchiani ed Ettore Rosato si chiamano subito fuori. Dopo le polemiche sulla prevalenza maschile, a sperare sono le donne: la leghista Vannia Gava potrebbe tornare all’Ambiente, ma c’è anche Tatjana Rojc, visto che il Pd deve pescare fra le senatrici, dopo aver indicato tre deputati come ministri. Ma ci sono anche gli uomini, perché i senatori Mario Pittoni e Franco Dal Mas hanno qualche carta da giocare.
Se si eccettua il neo ministro alle Politiche agricole Stefano Patuanelli, il più vicino al bersaglio grosso è stato Rosato, dato alla Difesa e agli Interni sia per il Conte ter che per il gabinetto Draghi. Ma i renziani sono stati penalizzati dalle larghe intese e il coordinatore di Italia viva è rimasto fuori. Rosato è già stato sottosegretario del Viminale, ma non tiene a ripetere l’esperienza. «Sono vicepresidente della Camera – dichiara – e sto bene così, ma non mancherà il nostro contributo al governo». Chi lo conosce dice che non è pretattica.
Stesso refrain per Serraccchiani: «Ho un ruolo impegnativo come presidente della commissione Lavoro della Camera, che nei prossimi mesi sarà chiamata a compiti importanti, davanti all’emergenza occupazione. Resto dove sono». L’intenzione è seria: l’incarico attuale è più prestigioso e, con le mani libere da posizioni di governo, Serracchiani sa di poter giocare un ruolo politico di peso all’interno del Pd. La deputata ha posto con forza il tema della leadership femminile fra i dem e, anche grazie alla visibilità avuta durante la crisi, si concentrerà probabilmente sul dibattito interno, che oggi vede il segretario Nicola Zingaretti messo da più parti in discussione per la gestione ondivaga della fine del Conte bis.
Quello delle donne sarà un nodo centrale nella costruzione della lista dei sottosegretari. L’ultimo esecutivo ne contava 42 (ma nessuno del Fvg): spazio ce n’è e sarà tutto appannaggio dei partiti, che stanno apprestando le rose da cui pescherà Mario Draghi d’intesa con il Quirinale. Spera Vannia Gava, vicina a Matteo Salvini e Massimiliano Fedriga, ma soprattutto già sottosegretaria all’Ambiente nel primo governo Conte. Potrebbe essere questo il nome su cui punterà nuovamente il governatore.
Donna e senatrice è Tatjana Rojc, che ha il vantaggio di non essere conteggiata in quota dem, dopo il passaggio al gruppo dei Responsabili. Il suo nome potrebbe allora far gola alla segreteria Pd nella realizzazione del difficile incastro, tanto più che Rojc ha qualche dividendo da riscuotere, dopo aver dato l’assenso al trasloco per far nascere la compagine di transfughi creata per sostenere il Conte ter al posto di Iv. Lei nega ogni desiderio: «Ho troppo poca esperienza e non ho alcun tipo di ambizione». Dicono lo stesso le altre donne con una chance. «Ho già molti impegni», si schermisce la deputata di Forza Italia Sandra Savino. «Continuo a fare il mio lavoro di parlamentare, senza sgomitare o ambire ad altre posizioni», le fa eco la cinquestelle Sabrina De Carlo. Complicato che la scelta possa cadere invece sulla senatrice forzista Laura Stabile: i rapporti tesi con il vicegovernatore Riccardo Riccardi le sbarrano la strada verso la Sanità.
Per il centrodestra, le possibilità al Senato sono di due uomini. Il leghista Mario Pittoni ha dalla sua il fatto di essere stato nella rosa dei ministri dell’Istruzione del primo Conte I e il ruolo poi assunto di presidente della commissione Cultura e istruzione. A palazzo si dice che abbia costruito un rapporto di stima col ministro Patrizio Bianchi, quando questi si è insediato alla guida della task force del dicastero di cui ora è numero uno. Nel gioco dei veti incrociati, Pittoni potrebbe però pagare la dura opposizione contro la ministra Lucia Azzolina. Fra i parlamentari Fvg c’è infine chi considera possibile l’indicazione del berlusconiano Franco Dal Mas, attivo sui temi della giustizia e tra i fondatori dell’associazione della neo ministra Mara Carfagna di ispirazione centrista ed europeista. Dal Mas nega: «Non c’è la benché minima possibilità. Gli equilibri territoriali sono complicati, l’Italia è grande, il Fvg è piccolo e ha pochi senatori». —
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