Nuovo assessore alla Cultura? A settembre
Il nuovo assessore alla Cultura? Arriverà, ma non a strettissimo giro. A meno di sorprese, non prima di settembre. «Mi prendo il tempo necessario - spiega il sindaco Roberto Cosolini -, Franco Miracco ha annunciato il suo addio al Comune ma non ha ancora formalizzato le proprie dimissioni». Lo farà, pare, fra un paio di settimane: «Abbiamo concordato di procedere con calma - fa sapere in proposito il primo cittadino -, perché ritengo giusto Miracco sia ancora in carica per la chiusura dei progetti avviati assieme: dopo il de Henriquez, parlo di Salotto Vienna e di Trieste Estate. A fine mese - prosegue Cosolini - faremo insieme un bilancio del lavoro svolto: sarà l’occasione per salutare Franco pubblicamente. Continuerà comunque ad esserci un bel rapporto e anche da osservatore esterno potrà darci suggerimenti e consigli preziosi». Insomma, prima di settembre, il nome del nuovo incaricato non sarà ufficializzato.
E dell’identikit che lo stesso Miracco ha tracciato nell’intervista dell’altro giorno per il proprio successore («giovane», «residente a Trieste sul serio» e già inserito «nel tessuto della città» come operatore culturale, in sintesi), cosa pensa il sindaco? «Mi ritrovo - osserva Cosolini - sull’importanza che sia già residente in città e sul fatto che sia una persona capace di ingranare subito visto che alla fine del mandato mancano meno di due anni. Il fattore generazionale, poi, è importante ma non è la sola questione: il concetto di giovane ognuno lo declina a seconda della propria “categoria” di appartenenza».
Chiunque sarà la new entry in giunta, assicura Cosolini, troverà «molte cose già tracciate. Bisognerà portare a compimento il lavoro fatto sin qui. Alcuni commenti nei confronti della politica culturale del Comune, sono stati ingenerosi e sbagliati. La linea della nostra politica culturale - rivendica il sindaco - è emersa: Trieste è tornata protagonista anche sulla stampa nazionale con i suoi eventi, e pure a Vienna si parla del rapporto con la nostra città grazie alle iniziative come appunto Salotto Vienna». Kermesse, questa, ospitata al Salone degli incanti, sulla cui destinazione futura Cosolini spiega: «A breve dovremo ritrovarci con l’Immaginario scientifico per fare il punto della situazione. La scelta va presa. Con Salotto Vienna il Salone si è riproposto come una piazza, un luogo d’incontro e non una sede espositiva statica: va tenuto presente per le decisioni future. E non è detto - sottolinea - che ciò sia incompatibile con il progetto dell’Immaginario». In tema di contenitori, non manca un richiamo a palazzo Carciotti: «Nella riorganizzazione sistemica dei musei, che ora non sono più dei corpi a sè stanti, passeremo alla fase due. In cui - continua Cosolini - c’è l’idea di un museo della città nella parte pubblica del progetto per il futuro del Carciotti: avere un fulcro, per poter fornire una sintesi della storia e del percorso evolutivo della città, diventa un elemento fondamentale». Fra i progetti di prossima attivazione, inoltre, in autunno «la seconda edizione de “I giorni di Trieste” (rassegna organizzata con Editori Laterza, il supporto di AcegasAps e la partnership de “Il Piccolo”, ndr), dedicata a come la città ha vissuto la Grande Guerra», e, probabilmente più in là nel tempo, l’individuazione di una «più adeguata sede per il Museo Joyce», per «valorizzare il grande rapporto di Trieste con la letteratura». (m.u.)
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