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In contrasto con il Piano paesaggistico regionale, che sancisce la necessità di tutelare le zone umide, con particolare attenzione per quelle a contatto con il litorale marino. Invasivo della «linea di veduta», con «significativi effetti negativi sulla percezione del paesaggio» anche da punti di osservazione molto lontani come i castelli di Miramare e Duino, piazza dell’Unità a Trieste, le alture del Carso. E pericoloso per l’equilibrio naturale dell’intera area e in pesante contrasto con gli elementi che la compongono.
Sono questi i gravi difetti che secondo il gruppo “verde” di Duino, Salute e Ambiente, caratterizzano la Variante al Piano regolatore portuale di Monfalcone. Il responsabile del gruppo, Danilo Antoni, li ha evidenziati nelle osservazioni presentate ieri alla Regione, con un ampio corredo di documenti. In sostanza gli ambientalisti duinesi parlano di un «Piano carente nelle proposte di valorizzazione e di sviluppo dei contenuti ambientali e paesaggistici esistenti». In particolare dovrebbe essere definito e approvato, con la più larga partecipazione possibile, il Documento di pianificazione strategica di sistema (Dpss), in quanto «per lo sviluppo del sistema portuale dell’Alto Adriatico è basilare istituire una struttura compatibile con la crescita di Trieste e dell’entroterra, assieme al sistema economico culturale esistente».
Gli ambientalisti di Duino propongono perciò, in conclusione, di «riformulare gli indirizzi, in modo da considerare il porto di Monfalcone un sito di importanza secondaria» e di integrare «il Piano, prevedendo opere di connessione fra le aree tutelate dal punto di vista archeologico, ambientale e paesaggistico». Si dovrebbe anche porre «maggiore attenzione a uno sviluppo turistico della zona, promulgando uno sviluppo industriale infrastrutturale compatibile con le notevoli peculiarità della zona». —
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