Nuove tensioni al Cpr di Gradisca, protesta dei migranti che salgono sul tetto

Una trentina di persone ha causato ingenti danni agli impianti idraulici ed elettrici e praticando sette varchi nella struttura. Nessuna fuga. Oggi nuovi scontri e un incendio

Luigi Murciano
L’ingresso del Centro per i rimpatri di Gradisca d’Isonzo Foto Bumbaca
L’ingresso del Centro per i rimpatri di Gradisca d’Isonzo Foto Bumbaca

Continuano i giorni di tensione al Centro di Permanenza per il Rimpatrio (Cpr) di Gradisca d’Isonzo, dove lunedì sera si è verificata una nuova protesta da parte dei migranti ospitati nella struttura. Un gruppo di una trentina di persone è salito sul tetto dell'ex caserma Polonio, causando ingenti danni agli impianti idraulici ed elettrici e praticando sette varchi nella struttura. A differenza di episodi recenti, non ci sono state fughe ma i danni materiali sono rilevanti.

Anche stamattina, martedì 21 gennaio, sono proseguiti gravi momenti di tensione. Incendiata la zona rossa e creato dei varchi nel plexiglass che delimita le cosiddette vasche che dividono le camerate degli ospiti. Per cui al momento gli spazi sono intercomunicanti.

Una caduta dalla struttura

Le tensioni hanno seguito di 24 ore un incidente avvenuto domenica sera, quando un migrante di origine maghrebina è caduto dal tetto della struttura nel tentativo di allontanarsi dal Cpr e far disperdere le proprie tracce. Fortunatamente, le ferite riportate non sono state gravi e l’elisoccorso inviato da prassi dalla centrale Sores di Palmanova è tornato alla base senza necessità di intervento. Il giovane è stato medicato sul posto e non è in pericolo di vita nè le lesioni riportate destano particolari preoccupazioni.Il sindaco di Gradisca, Alessandro Pagotto, ha riferito l'accaduto durante il consiglio comunale di lunedì sera, esprimendo il "disappunto di tutta la comunità per il ripetersi di queste tensioni in una struttura ove i diritti e le condizioni di sicurezza, dei trattenuti come degli operatori, non sono rispettati".

Il Comune vuole chiudere il Cpr

Pagotto ha ribadito la posizione netta dell'amministrazione comunale: "I Cpr vanno chiusi, non assolvono al loro compito e richiedono un prezzo altissimo in termini non solo economici ma umani". Secondo Giovanni Sammito, della segreteria provinciale del sindacato di polizia Siulp, "un numero variabile tra i 20 e i 30 immigrati, dopo aver prodotto ben sette varchi, è salito in cima alle coperture del Cpr. Un fatto - dice - che parla da sè sul grado di vulnerabilità della struttura nonostante i continui rattoppi. Solo per fortuna nessuno è rimasto ferito e, grazie al personale intervenuto immediatamente, tutti sono stati fatti rientrare nei locali". Sammito ha sottolineato come situazioni simili stiano diventando la norma: "Fintanto che non ci sono conseguenze gravi, questi fatti rischiano di non fare più notizia, ma il pericolo di un dramma è sempre dietro l’angolo".

Il sindacato di Polizia sul piede di guerra

Il sindacato di polizia Siulp ha denunciato non solo l’inerzia delle istituzioni, ma anche i costi sociali e materiali derivanti dalla gestione del Cpr. "Siamo di fronte a una struttura che fa acqua da tutte le parti", ha dichiarato Sammito, aggiungendo: "Gli esponenti politici che ci manifestano solidarietà dovrebbero dimostrarla con i fatti, non con le parole. Noi continueremo a denunciare questa situazione vergognosa". Sammito ha inoltre confermato che a fine mese è prevista la visita del sottosegretario al Ministero dell’Interno, Nicola Molteni. "Speriamo di poterlo incontrare per sottoporre direttamente i problemi legati alla sicurezza nella provincia di Gorizia" Intanto, sul web, le associazioni della galassia No Cpr esprimono solidarietà ai trattenuti, denunciando "condizioni di abbandono totale, con spazi simili a gabbie e l’assenza di assistenza medica adeguata"

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