Nuove scosse in Croazia. Il governo dichiara lo stato di catastrofe

Novemila gli edifici danneggiati nella sola contea di Sisak. Zagabria crea una unità di crisi Il premier assicura: «Nessuno sarà lasciato solo»
A una settimana dalle scosse più devastanti che hanno colpito la Croazia, si sta ancora definendo una stima precisa dei danni
A una settimana dalle scosse più devastanti che hanno colpito la Croazia, si sta ancora definendo una stima precisa dei danni

zagabria

«Stato di catastrofe» nella regione di Sisak e in alcune parti di quella di Karlovac e Zagabria. È quanto ha deciso ieri il governo di centrodestra croato, dopo le forti pressioni in questo senso da parte del presidente socialdemocratico Zoran Milanović. Il governo ha messo nero su bianco – a sette giorni dal forte terremoto che ha colpito la zona – la gravità della situazione sul campo tra Petrinja e Glina, i territori più disastrati. Terremoto di magnitudo 6.4 che è costato la vita a «sette persone» e provocato danni gravissimi in una vasta area, è il bilancio fatto ieri pomeriggio dal premier Andrej Plenković, che dopo una seduta del Consiglio dei ministri ha informato inoltre che sono ancora 18 i feriti ricoverati in ospedale, sei i dimessi.

A preoccupare, ora, è soprattutto la situazione degli sfollati e delle tante persone che hanno perso tutto, vittime della catastrofe. Per meglio organizzare aiuti e ricostruzione, tenendo conto che l’emergenza pandemia è ancora in corso, il governo ha così deciso la creazione di una unità di crisi, ha specificato Plenković. Si tratta di un organo gestito dal ministro Tomo Medved che avrà il compito di coordinare l’assistenza e preparare il terreno alla ricostruzione. Che sarà lunga e complicata, in particolare a Petrinja, epicentro e cittadina coi maggiori danni, ma anche nelle altre zone interessate, come Glina, Majske Poljane, Lekenik, Sisak, Donji Kukuruzari, Sunja, Hrvatska Kostajnica, Majur, Dvor Topusko, Gvozd, Martinska Ves.

Manca ancora una stima definitiva dei danni, che richiederà tempi lunghi, ma il censimento delle case crollate e lesionate lanciato dalle autorità subito dopo il sisma ha già contabilizzato novemila edifici danneggiati solo nella contea di Sisak, di cui un 20% totalmente distrutti o gravemente lesionati, in condizioni così cattive da richiedere l’abbattimento. Il conto finale dei danni «sarà sicuramente più alto, le denunce» dei cittadini «continuano ad arrivare», hanno specificato le autorità locali.

E arriveranno finché la terra non smetterà di tremare. Nelle prime ore di ieri sono state registrate altre due scosse di moderata intensità, una di magnitudo 3,5 e l’altra di 4,2, che hanno provocato ulteriori danni alle strutture lesionate nelle aree più disastrate e agitato una popolazione duramente provata, prima dalla pandemia e ora anche dal terremoto. Il sisma più forte è stato percepito chiaramente anche a Zagabria. «Nessuno sarà lasciato solo», ha assicurato sempre ieri Plenković difendendo dalle critiche l’operato delle autorità, anche se i media locali hanno riportato alcune denunce di cittadini dell’area colpita, secondo i quali mancherebbero «container e prefabbricati». Nei giorni scorsi, anche il presidente Milanović aveva accusato l’assenza di una catena di comando nei soccorsi. Container che arrivano però da tutta la Croazia, assieme a aiuti locali e internazionali. E donazioni, inclusi i 13 moduli abitativi offerti dal comune istriano di Valle e dal camping Mon Perin, «con priorità a chi ha perso la propria casa e alle famiglie numerose». «Poiché ci sono dubbi sul funzionamento del sistema» istituzionale «nell’area, abbiamo deciso di pre-selezionare le famiglie», ha spiegato il sindaco di Valle, Plinio Cuccurin, citato dal quotidiano Glas Istre. —



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