Nuove province, rebus confini: Gorizia mette le mani avanti

La bozza della controriforma delle Uti c’è ma al momento parla solo di funzioni. Ziberna e Nicoli: «L’Isontino vuole restare unito». Monfalcone chiede più peso
Bumbaca Gorizia 01.10.2018 Comune, incontro su sanità con Fedriga © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 01.10.2018 Comune, incontro su sanità con Fedriga © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

TRIESTE La bozza della controriforma delle Uti c’è, ma contiene al momento la ricognizione delle funzioni che la Regione può dismettere, non i confini degli enti di area vasta che il centrodestra regionale intende ripristinare. Non è il problema principale, trapela dalla giunta. Ma, dal punto di vista dei territori invece, soprattutto del goriziano, la questione chiave è proprio quella della “geografia”. Il ritorno alle Province, o come si chiameranno, non sarà una semplice fotocopia del passato.

Pierpaolo Roberti, assessore alle Autonomie locali, lo ha chiarito nel suo intervento a un convegno organizzato dall’assemblea dell’associazione sindaci emeriti del Friuli Venezia Giulia. E dunque, inevitabilmente, l’area più “debole” (anche perché le esigenze non sono sempre comuni), quella di Gorizia, si interroga con rinnovata preoccupazione su quello che sarà. Nonostante proprio Roberti, come pure il presidente Massimiliano Fedriga, abbia rassicurato sul percorso condiviso verso una legge che la giunta annuncia entro l’anno, ma che secondo alcuni richiederà tempi più lunghi.

Anna Cisint, sindaco di Monfalcone, non teme iniziative calate dall’alto, ma avverte: «Monfalcone è una città che partecipa al Pil da quarta città del Fvg, ma si ritrova conseguentemente in una situazione sociale molto complessa. Il contesto è quello in cui l’Isontino unito è un grande valore, ma non si potrà non tener conto del fatto che il peso del nostro Comune è cresciuto di molto e vogliamo dunque giocare da protagonisti sul nostro futuro». Senza entrare in collisione, Rodolfo Ziberna, sindaco di Gorizia, osserva da parte sua che «fermo restando che intendiamo concorrere alla crescita sia di Monfalcone che di Trieste come retroporto, siamo realtà fisiologicamente diverse».

Più in generale Ziberna chiede che i nuovi enti «vengano messi nelle condizioni di essere flessibili: servono soggetti snelli, l’opposto dello Stato, convocati dalla Regione a seconda delle necessità». I confini? «La fisionomia della provincia mi pare ottimale, ma se un Comune, sia Monfalcone o sia Grado, preferisse aderire autonomamente ad altri territori, libero di farlo».

Linea, rimarca Ziberna, «che è pure quella di Forza Italia». Da parte sua Giuseppe Nicoli, capogruppo azzurro in Consiglio regionale, invita a ricordare le mozioni approvate in diversi Comuni «che hanno come fattore comune l’unità della provincia di Gorizia». Il partito, prosegue Nicoli, «punta all’ascolto del territorio. L’errore più grave sarebbe ripetere quanto accaduto cinque anni fa, quando il centrosinistra impose una riforma che i diretti interessati in larga parte non condividevano».

Interviene, con il consigliere regionale Mauro Capozzella, anche il M5s (contrario al ritorno alle Province di cui si sta parlando a livello nazionale): «Dopo un anno di giunta Fedriga siamo ancora in attesa di qualcosa di concreto per quanto concerne la riforma degli enti locali. Non può infatti bastare la tanto decantata eliminazione dell’obbligatorietà delle Uti, peraltro piuttosto relativa visto che chi è uscito dall’Unione non ha subito nessuna conseguenza. Positivo avere chiuso la stagione precedente, ma è arrivato il momento di discutere di temi concreti». —


 

Riproduzione riservata © Il Piccolo