Nuova via per la casa Cometa alloggi dedicati agli anziani

Il Comune ha presentato in Regione un mini-progetto estrapolato da quello originale meno costoso e adattato alle attuali esigenze

/STARANZANO

Non più solo una grande struttura, ma mini appartamenti adeguati alle nuove esigenze della società. Cambia pelle la futura realizzazione della casa di accoglienza per gli anziani denominata “casa Co.me.ta.” (comunità e territorio per gli anziani) che la Macc, la Mutua di assistenza del credito cooperativo, cerca di realizzare da oltre 15 anni a Staranzano. È pronta a cominciare non appena arriva il via libera da parte della Regione. Il progetto, tuttavia, è sempre sospeso nel limbo della burocrazia, si è perso nella notte dei tempi e attende ancora una risposta. La struttura nel piano originario prevedeva una capienza di circa 120 posti, destinata a persone che non possono essere assistite a domicilio e per favorire anche l’autonomia e la permanenza degli anziani a domicilio con il supporto alla famiglia. Il costo totale previsto della casa Cometa ammonta a circa 10 milioni di euro, ma potrebbe essere realizzabile a blocchi. L’Università di Udine aveva avuto l’incarico nel 2009 dalla Macc di valutare la sua fattibilità.

Il Comune, dunque, ha deciso di riprendere in mano la questione e perseguire un’altra strada adattando la realizzazione alle esigenze di oggi e presentando nello scorso autunno il progetto in Regione. Ritiene, infatti, che la struttura sia indispensabile per Staranzano e per tutto il territorio, visto che nel 2009 aveva sottoscritto un protocollo d’intesa mettendo a disposizione per 99 anni (rinnovabili) un terreno in via Corbatto, una zona di nuova urbanizzazione e di strutture residenziali.

L’assessore Serena Angela Francovig, con deleghe ai Servizi sociali e sanitari e alla Disabilità, è convinta della bontà della nuova strada intrapresa in quanto costa meno e non ci sono problemi nel caso di pandemia. «Nonostante tutto noi ci crediamo ancora – afferma la Francovig – per cui abbiamo proposto progetti di mini appartamenti, un 10% dell’idea originale, in quanto era possibile avere finanziamenti dalle politiche abitative. Abbiamo ripresentato in autunno un mini progetto estrapolato da quello originale e ora attendiamo una risposta. Questa decisione perché ci siamo resi conto anche dell’opportunità del Recovery Fund, per quello che succede a causa del Covid, per i trend demografici dell’invecchiamento della popolazione a cominciare dagli anni ’80 e degli anziani soli. Siamo convinti che una struttura di accoglienza diurna residenziale per anziani autosufficienti o meno, sia un punto di riferimento all’interno della comunità invece di costruire la casa di riposo, dove oggi c’è il problema del Covid. Pensiamo sia importante – aggiunge la Francovig – l’idea di un centro, di un punto di riferimento della comunità dove tutti vanno a fare la ginnastica, i corsi e gli ambulatori dei dottori, con i finanziamenti possibili si potrebbe cominciare coinvolgendo, oltre ai soggetti originari, anche altri interessati». Nella riunione esplorativa, sono state contattate, infatti, altre realtà del territorio. «Abbiamo presentato la nostra idea al direttore del Cisi– dice la Francovig – dove ci sono i disabili anziani, per creare una nuova condizione per andare avanti mettendo assieme tutte le idee in questa fase esplorativa allargando l’offerta ad altri enti della disabilità e sanità».—

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