Nuova trovata di Trieste libera «Causa all’Italia per la leva»

“Class action” internazionale contro il servizio militare svolto, raccolta di adesioni L’avvocato dello Stato: «Iniziativa senza il minimo fondamento storico e giuridico»
Silvano Trieste 16/09/2013 Manifestazione contro il rigassificatore
Silvano Trieste 16/09/2013 Manifestazione contro il rigassificatore

Tra il militare (di fatto) e il militante (politico) c’è di mezzo la class action. L’ennesima dichiarazione di guerra (giuridica, a scanso di equivoci) di Trieste libera all’Italia è la decisione di fare un ricorso in sede internazionale reclamando dalle casse di Roma, ovviamente a nome di chi ci sta, il risarcimento dei presunti danni cagionati dallo Stato “occupatore” per la chiamata alla leva di un tempo. «Da lunedì 17 febbraio - si legge sul sito dell’associazione - tutti i cittadini della Zona A del Territorio libero di Trieste che intendono chiedere il risarcimento dei danni al governo italiano per averli obbligati a prestare il servizio militare nelle Forze armate italiane in violazione del Trattato di Pace del 1947 possono lasciare i propri dati alla segreteria del movimento. Trieste Libera, raccolte le adesioni, presenterà un primo ricorso alla Corte dei Diritti dell’uomo di Strasburgo e una petizione all’Alto Commissariato Onu per i Diritti umani di Ginevra». «Si tratta - incalza il sito - di un reato gravissimo in violazione della stessa Convenzione di Ginevra sui territori occupati che all’articolo 51 vieta tassativamente alla potenza occupante di imporre ai cittadini del territorio occupato il servizio nelle sue forze armate o ausiliarie. L’Allegato Sesto del Trattato di Pace firmato dall’Italia quale Paese sconfitto stabilisce all’articolo 3 la smilitarizzazione e la neutralità del Territorio libero e il divieto alla presenza di qualsiasi forza armata al suo interno. Coloro che avessero subito condanne a seguito dell’esercizio del proprio diritto di rifiuto del servizio militare quale cittadino del Tlt dovranno fornire copia degli atti processuali comprensivi della sentenza. I ricorsi verranno presentati entro il mese di aprile».

Davanti a una simile iniziativa l’avvocato Marco Meloni, membro dell’Avvocatura dello Stato di Trieste, formula tra le righe i migliori e più sentiti “auguri”, più che a Trieste libera che si propone capofila del ricorso, ai singoli militanti, simpatizzanti e via dicendo che se ne accoderanno. «Hanno facoltà di farlo, siamo in un mondo libero. Evidentemente sanno quello che vanno a fare, e vedranno pure come finirà», sospira Meloni, che nel recente passato ha avuto modo, in occasione di una delle innumerevoli udienze del movimento e i suoi adepti davanti al Tribunale ordinario, di paragonare il Tlt a Topolinia.

«Questa iniziativa - entra nello specifico l’avvocato dello Stato - non ha il minimo fondamento storico e giuridico. Trieste è Italia. Punto. Il diritto internazionale in oggetto regola i rapporti fra le nazioni, e non fra una nazione e un privato cittadino o più privati cittadini. E non esiste nazione che abbia contestato, o che contesti, la sovranità italiana su Trieste. Sovranità che è stata sancita di fatto con il Memorandum di Londra del ’54, attuativo dello stesso Trattato di Pace cui ci si appella, che prevedeva la rinegoziazione delle clausole non militari».

«Come ha giustamente osservato il presidente del Tar Umberto Zuballi nella sentenza del 2013 - aggiunge Meloni - a quell’epoca i governi di Italia e Jugoslavia, sulla base di reciproche rivendicazioni territoriali, hanno tenuto la situazione in un’apparenza di provvisorietà benché già definita e pacifica peraltro tra tutte le nazioni, dato che poi l’Italia è stata fatta rientrare all’Onu. La vicenda risulta risolta nel ’54 dal punto di vista sostanziale e nel ’75 dal punto di vista formale, con il Trattato di Osimo e gli Accordi di Helsinki che hanno sancito rispettivamente i confini tra Italia e Yugoslavia e l’inviolabilità delle frontiere. La questione del Tlt è stata cancellata, tolta dall’ordine del giorno del Consiglio di sicurezza dell’Onu senza la minima contestazione tra le nazioni, ovvero lo stesso oggetto del diritto internazionale».

@PierRaub

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