Nuova perizia contro l’archiviazione del caso Resinovich: «Il suo corpo è stato conservato in un luogo freddo»

I contenuti della perizia dei medici legali Fineschi-D’Errico cui si affidano i legali del fratello e della nipote di Liliana. Le opposizioni alla richiesta di archiviazione della Procura vanno presentate entro giovedì 
Laura Tonero
Liliana Resinovich
Liliana Resinovich

TRIESTE I legali delle parti offese si accingono a depositare all’Ufficio del gip la loro opposizione alla richiesta di archiviazione del caso Resinovich avanzata dalla Procura. Giovedì, 23 marzo, scadono i termini.

Caso Resinovich a Trieste, anche il marito Sebastiano si oppone all’archiviazione
Sebastiano Visintin sulla tomba della moglie Liliana.

Da un lato il marito di Liliana, Sebastiano Visintin, rappresentato dai legali Paolo e Alice Bevilacqua, dall’altra il fratello Sergio e la nipote Veronica con i legali dell’associazione Penelope, Nicodemo Gentile e Federica Obizzi. Questi ultimi, a supporto della loro opposizione, presenteranno cinque consulenze: una medico legale, una informatica, una genetica forense, e ulteriori due che valutano gli aspetti legati alla parte criminologica.

Quella che introduce gli elementi di maggior peso è quella affidata ai medici legali Vittorio Fineschi e Stefano D’Errico, che si sono avvalsi anche del parere della radiologa Claudia Giaconi. «Sulla donna, dopo tre giorni che era stata ritrovata – evidenzia Fineschi –, è stata effettuata una Tac che evidenzia non ci sia il minimo segno di alterazione putrefattiva. È un elemento importantissimo, che non riesco a spiegarmi se non con il fatto che prima del ritrovamento il corpo sia stato conservato in un luogo freddo».

Va considerato che proprio alla luce di questo elemento, ovvero l’assenza dei gas putrefattivi, gli stessi consulenti della Procura indicano Lilly possa essere morta al massimo 48-60 ore prima del ritrovamento. Il cadavere, dopo il recupero all’ex Opp, è stato conservato a 12 gradi, quindi non una temperatura particolarmente fredda. «Non hanno preso in considerazione che dal ritrovamento erano passati altri tre giorni, e non è possibile che a quel punto, dopo ben cinque giorni, un cadavere non evidenzi quegli elementi putrefattivi: va data una spiegazione», sottolinea Fineschi.

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Liliana Resinovich

Gli elementi attorno a cui ruota la perizia Fineschi-D’Errico sono prevalentemente tre: oltre alla questione sopracitata, c’è quella relativa alle lesioni al volto che «non si associano ad una morte asfittica, e poi l’assenza di rigidità a livello di rachide cervicale».

Mancherebbero poi dati importanti, non raccolti quel pomeriggio del 5 gennaio 2022 quando il corpo era appena stato trovato tra le sterpaglie, come la temperatura del cadavere e la posizione delle ipostasi, rilevata solo successivamente in sede di esame autoptico. «Spero che comincino le vere indagini, non vedo margini di archiviazione», conclude Fineschi.

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Le chiavi a cui si riferiscono i legali. A destra Liliana Resinovich

Tra gli elementi non approfonditi dalla perizia dei consulenti della Procura, viene segnalato pure quello relativo a un piede e una mano macerati, ormai neri. «Nel massimo rispetto delle parti coinvolte – premette l’avvocato Gentile –, sulla base di quello che hanno detto dei professionisti, si tratta di voler completare un percorso di ricerca della verità e della giustizia. Di fronte a una morte sospetta, è giusto approfondire».

A questo punto cosa potrebbe fare il gip Luigi Dainotti dopo aver esaminato la documentazione che le parti offese si apprestano a presentare? Se reputa l’opposizione inammissibile e la notizia di reato infondata, dispone l’archiviazione con decreto motivato e restituisce gli atti al pm Maddalena Chergia. Se non accoglie la richiesta di archiviazione, invece, fissa un’udienza. In quel contesto le parti entrano nel merito. A seguito dell’udienza il gip, se ritiene necessarie ulteriori indagini, le indica con ordinanza al pm.

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