Nuova mazzata sul Burlo. Ma Roma blinda l’Irccs
Sul lettino dello psicanalista il Burlo è un paziente ad alto rischio schizofrenia. Da una parte lo promuovono, dall’altra lo bocciano. È una giornata convulsa quella di ieri. In mattinata spunta un clamoroso documento del 16 marzo, firmato da un importante organo interno: è il Civ, il Consiglio di indirizzo e verifica, che in quattro paginette cestina categoricamente il Piano aziendale ospedaliero per il 2015, predisposto dai vertici, definendolo inadeguato.
Addirittura «non corrispondente agli obiettivi che l’istituto è chiamato a perseguire» in relazione ai riconoscimenti statali e regionali. Ma poche ore più tardi la giunta Serracchiani annuncia che il ministero della Salute ha confermato alla struttura di via dell’Istria il titolo di Irccs, cioè il ruolo scientifico e di ricerca con gli annessi finanziamenti. È l’assessore alla Salute Maria Sandra Telesca a renderlo noto: «C’è una nota ufficiale da Roma», dice. Come si saprà di lì a qualche minuto, gli ispettori del governo erano a Trieste in dicembre. E il loro verdetto, valido per tre anni, è appunto positivo.
Due facce della stessa medaglia che chiudono l’era Melato, dopo giorni di dibattiti e polemiche. Il futuro dg ora non potrà non tenere conto del parere del Civ, presieduto da Emilio Terpin. La dura presa di posizione è di uno dei componenti di peso dell’organismo: Luigi Notarangelo, guru internazionale nella pediatria, con prestigiosi incarichi ad Harvard e Boston.
È lui a fornire le osservazioni sul Piano. Innanzitutto ripercorre il contesto in cui l’Irccs opera: i tagli ai fondi, che hanno raggiunto i 4,5 milioni di euro, il calo demografico e l’aumento delle patologie croniche. Il medico prima loda gli obiettivi di efficienza che l’ospedale intende perseguire nelle tecnologie e nei processi assistenziali, oltre alla copertura economica per le spese del personale e la volontà di valorizzare i Laboratori di ricerca e diagnostica avanzata, ma poi passa a un’articolata analisi negativa.
«Emerge che la tipologia più frequente di ricovero al Burlo è rappresentata da adeno- tonsillectomia - scrive lo specialista - laddove nelle altre strutture regionali ci si concentra sui neonati con altre affezioni significative». A ciò si aggiunge la numerosità, pari a 200 casi, di cure fuori regione per pazienti neuropsichiatrici. «Credo che questi dati mal si concilino con la missione dell’istituto di candidarsi a centro di riferimento per patologie complesse e con la natura stessa di Irccs materno-infantile». Un passaggio di non poco conto. Le stesse linee strategiche sull’assistenza «appaiono ancorate a una vecchia logica».
Avvicinando la lente di ingrandimento, Notarangelo ritorna sulla neuropsichiatria definendola «lacunosa» perché non tiene abbastanza in considerazione i flussi extra-regione, né «le necessità assistenziali in ambito neuromuscolare e psichiatrico che molte patologie croniche comportano». Secondo l’analisi del Consiglio di indirizzo, inoltre, nel Piano non c’è traccia di progetti per incrementare il riferimento alla struttura triestina per i casi di alto rischio perinatale. Lo stesso contenimento dei parti cesarei, vantati dall’Irccs, «non è innovativo».
Un’intera parte, ancora, è dedicata al trasferimento del Laboratorio analisi e Microbiologia a Cattinara, pur con il mantenimento di un polo satellitare in via dell’Istria. Ma «non si definisce la tipologia di prestazioni da effettuare al Burlo», né quindi le risorse. Preoccupa «l’assenza di un piano definito per il laboratorio di urgenza», sia in termini di strumenti che di personale. Pure la formazione è «inadeguata» rispetto alle intenzioni nel campo delle patologie rare, perché mancano opportunità di esperienze in altre strutture nazionali ed estere.
Detto questo, ecco la conclusione: gli indirizzi predisposti per il 2015 «non sono innovativi», anzi ripropongono «ordinaria attività istituzionale». La critica poi passa anche alla Regione perché nel documento dei vertici «si rileva un appiattimento agli indirizzi regionali, evidentemente mirati ad azzerare l’autonomia aziendale con conseguente impoverimento dell’istituto, financo a minarne il riconoscimento di Irccs».
Rilievi puntuali e quantomai pesanti, insomma, che però come detto non condannano il Burlo alla perdita del titolo di Irccs. Non per i prossimi tre anni, almeno.
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